Bagnasco ai genovesi: “La famiglia patrimonio dell’umanità”

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“La famiglia è la comunità originaria, il luogo dove impariamo ad avere fiducia in noi stessi perché sentiamo che qualcuno conta su di noi. Dove scopriamo che cosa vuol dire amare perché ci sentiamo amati; che cosa sono i rapporti perché si vive gli uni accanto agli altri, intrecciati con gli altri sotto lo stesso tetto, ma soprattutto uniti in una comunità di vita e di destino”. Nella Solennità genovese della Madonna della Guardia, il cardinale Angelo Bagnasco invita la sua diocesi ad un anno di riflessione sulla famiglia.

Dopo gli anni dedicati ad adolescenti e fede, dice l’arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, “dobbiamo riscoprire in fretta la cultura dei legami e l’elogio del quotidiano: sono alcune facce dell’amore. L’amore, infatti, non è solo sentimento e vibrazione; è anche volontà, è volere il bene vero delle persone amate anche con il proprio sacrificio”.

“Dobbiamo tornare alla scuola affascinante e dura dell’amore – ha aggiunto ieri nella messa al Santuario genovese – se vogliamo parlare di famiglia e fare famiglia, se vogliamo educare le giovani generazioni. Altrimenti, saremo degli adulti immaturi e col passare degli anni  infantili;  rifiuteremo in ogni modo la nostra età e susciteremo tenerezza o forse pena”.

“Girando per la città spesso per i vicoli del centro storico – ha detto il cardinale – vedere papà e mamma con i loro figli commuove e apre al sorriso. Senza questi nuclei, grembo d’amore che genera nuove vite, scuola di umanità e di fede, che cosa sarebbe la terra? Sarebbe più cupo e triste, senza futuro. Senza questi piccoli mondi, unificati dalla palestra quotidiana dell’amore, non ci sarebbe il grande mondo, le società e i popoli: ognuno avrebbe vicino solo se stesso! L’universo sarebbe frantumato in innumerevoli punti-io, senza unità né consistenza”.

Nella messa della mattina, invece, il Presidente dei Vescovi italiani aveva riportato i genovesi alle origini della loro festa, ripercorrendo i tratti della devozione alla Vergine, che hanno portato alla costruzione del Santuario. “Il popolo è cambiato?”, si è chiesto il cardinale. Sicuramente, ha spiegato, “ci sembra di essere così lontani da quei tempi, da quel mondo che pare oggi così disatteso e a volte deriso in nome della furbizia, delle parole e del raggiro!”.

“Cari Amici – ha aggiunto Bagnasco – quale concezione abbiamo della vita? Forse una visione materialista e individualista dove non c’è posto per Dio, la Santa Vergine, gli altri? Una visione dove ciascuno si trova solo davanti allo Stato e al mercato, dentro ad una moltitudine di individui, ma non parte di un popolo? Ci condanneremmo ad essere infelici!”.

Invece, “la Madonna ci invita a crescere nella fede, cioè nel senso di Dio. Ci invita a pregare di più, ad accostarci ai sacramenti che sono i canali della grazia. No, non credo che siamo all’opposto di quel popolo che ha costruito questo tempio: siamo certamente più distratti, viviamo in mezzo a cambiamenti che incidono sul nostro modo di pensare e di vivere, ma il cuore resta sempre lo stesso: con il suo bisogno di infinito e di eternità, con la nostalgia di un mondo più bello e più buono”.

Ecco perché “non dobbiamo aver paura di questa nostalgia: essa è la stoffa che Dio ci ha dato. Lasciate parlare questa intima nostalgia; abbiate la semplicità di ascoltare questa voce dell’anima che ci indica la via giusta, che ci richiama da quelle sbagliate, che ci incoraggia a non arrenderci anche se siamo spinti ad adeguarci ai tempi, al così fan tutti”.

Anche se “i tempi continuano ad essere duri, anzi durissimi”, “non ci si può illudere che tutto sia nuovamente a portata di mano: i proclamati segnali di ripresa se non sono solo dei pii desideri non danno ancora frutti sul piano dell’occupazione che è il primo, urgentissimo obiettivo”.

Anche se “ogni piccolo passo è benvenuto”, ha ammonito il cardinale, “l’ora esige una concentrazione massiccia e stabile di energie, di collaborazioni, di sforzi congiunti senza distrazioni, che porti a risultati evidenti per chi vive l’ansia del lavoro. Insieme si può! E si deve! La gente guarda attonita, teme che i suoi sacrifici vengano buttati via, e ogni giorno spera ancora qualche spiraglio concreto che faccia intravvedere il nuovo giorno: questo deve essere visto da tutti, non annunciato da pochi. Senza lavoro non c’è futuro, così come senza una casa: e senza lavoro e casa non c’è famiglia. La società è fatta di persone ed è a servizio alle persone, ma la persona ha bisogno di nuclei più piccoli, sicuri e permanenti,  grembi di vita e palestre educative. Ha bisogno della famiglia”, “comunità originaria e patrimonio dell’umanità, cellula incomparabile che genera futuro per il mondo”.

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