Papa Francesco terrà un Concistoro per dare un segno e garantire la sua eredità

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.07.2023 – Andrea Gagliarducci] – Quello che Papa Francesco terrà il 30 settembre non è solo un Concistoro che serve a garantire una maggioranza schiacciante nel prossimo Conclave. È invece un Concistoro denso di segnali, riscontrabili anche nelle più recenti decisioni del pontificato. Papa Francesco sta cercando, a tutti i costi e in tutti i modi, di assicurare un’eredità. Per questo motivo, questo Concistoro non può essere letto con semplici categorie geografiche, che tuttavia esistono e confermano la tendenza generale di tutti e nove i Concistori sotto Papa Francesco: dare rappresentanza a più Paesi e popoli in tutto il mondo, con un diverso tipo di riguardo per significato geopolitica e influenza ecclesiastica.

C’è un cardinale della Malaysia, come anche uno di Città del Capo, Sudafrica, e un secondo elettore dalla Tanzania, forse mai così rappresentato. Papa Francesco continua anche a dare voce a Paesi in guerra. L’Arcivescovo di Juba diventa cardinale. Papa Francesco continua a prestare poca attenzione alle sedi tradizionalmente considerate cardinalizie, ad esempio Milano, Napoli, Parigi, Mechelen-Brussel e Toronto, tutte assenti dalla lista. Il nuovo Arcivescovo di Madrid, invece, ottiene una berretta rossa.

C’è uno sguardo a particolari fronti di dialogo, come quello di Russia e Ucraina, con l’Arcivescovo Claudio Gugerotti, Prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, secondo nella lista. Diventerà cardinale anche il Vescovo di Hong Kong, Stephen Chow, in un momento in cui si sta adoperando per stabilire buoni rapporti con l’Arcidiocesi di Pechino, che ha visitato ad aprile.

Le chiavi per comprendere questo Concistoro, però, vanno cercate altrove.

Il primo, e forse centrale, è la scelta di nuovi vescovi. Papa Francesco ha dimostrato che questa è una priorità per lui. Recentemente ha operato profondi cambiamenti di personale in alcuni episcopati nazionali che considerava troppo “rigidi” o “guerrieri culturali”. Non è una coincidenza che il nuovo Prefetto del Dicastero per i Vescovi, l’Arcivescovo Robert Francis Prevost, abbia aperto la lista e che i numeri 4 e 5 della lista siano due nunzi apostolici, il Nunzio apostolico in Italia, l’Arcivescovo Emil Paul Tscherrig e il Nunzio Apostolico negli Stati Uniti, l’Arcivescovo Cristophe Pierre. I nunzi apostolici probabilmente capirono meglio le esigenze di Francesco per l’episcopato e agirono di conseguenza nelle loro ricerche e proposte.

Poi, c’è il criterio per la formazione di sacerdoti. La nomina di Mons. Michele Di Tolve, il nuovo Vescovo ausiliare di Roma, a Rettore del Seminario Romano Maggiore era già un segnale universale. Il Papa vuole pastori, non guerrieri culturali, e vuole pastori vicini al popolo, indipendentemente dalle turbolenze o tensioni che questo crea nel clero e nell’episcopato. Papa Francesco, infatti, ha scelto un vescovo come rettore del seminario, ed è la prima volta. Papa Francesco sta dicendo: questo è il mio uomo. Mi risponde direttamente. Tralasciando che in questo tema di formazione rientra anche il nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, Víctor Manuel Fernández, Papa Francesco crea cardinale il Vescovo di Ajaccio, François-Xavier Bustillo, noto per un libro sul ruolo del vescovo nel cambio di epoca (Testimoni. Non officiali) che il Papa ha donato al clero di Roma dopo la Messa Crismale del Giovedì Santo 2022.

Oltre ai nuovi cardinali elettori, Papa Francesco ha creato cardinale anche il 96enne Padre Luis Pascual Dri, OFM Cap, confessore del Santuario di Nueva Pompeya a Buenos Aires, citato più volte da Papa Francesco come un esempio. Padre Dri avrebbe sollevato preoccupazioni perché è «troppo misericordioso», ma per Papa Francesco questo è il punto: Dio è misericordioso, e scrive anche nella lettera al nuovo Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede che qualsiasi dottrina che mette in discussione l’onnipotenza di Dio ma, soprattutto, la sua infinita misericordia, non è idoneo.

D’altronde, è così che parla Papa Francesco: crea un esercito di cardinali e vescovi che considera vicini attraverso simboli e segni. I generali dell’esercito del Papa ricevono sempre gradi e incarico. Hanno sempre un ruolo pubblico che non permette loro di distaccarsi o di vivere le richieste del Santo Padre in modo creativo.

Papa Francesco usa il Concistoro anche per dare orientamenti politico-pratici. Se tra i nuovi membri del Sinodo dei Vescovi la presenza del Cardinale Gerhard Ludwig Müller spicca come diretta nomina pontificia, tra i nuovi cardinali, pur senza diritto di voto, spicca quella dell’Arcivescovo Agostino Marchetto. Si potrebbe pensare che sia stato per il suo lavoro con i migranti durante il suo periodo come Segretario del Pontificio Consiglio per i Migranti. È più probabile che il Papa lo abbia scelto per la sua capillare, minuziosa, precisa opera di interpretazione del Concilio Vaticano II. Marchetto non considera il Concilio come una rottura ma piuttosto come qualcosa da leggere in continuità nella storia della Chiesa. La presenza di Marchetto tra i nuovi berretti rossi appare, insomma, una garanzia. Di fronte ad un pontificato che vuole mostrarsi interprete definitivo del Concilio Vaticano II, chiamare un cardinale che sottolinea la continuità totale del Concilio è una garanzia. Serve a dire: noi stiamo facendo quello che ci ha chiesto il Concilio Vaticano II, e lo stiamo facendo proprio perché crediamo nell’interpretazione della continuità. In qualche modo, la presenza di Marchetto in lista colloca in questo quadro anche decisioni fortemente impopolari, come il Motu proprio Traditions custodes e le sue successive interpretazioni restrittive, che hanno tolto gran parte delle concessioni fatte a chi preferisce celebrare la Messa tradizionale.

In modo simile, la presenza del Cardinal Müller e di altri elementi di equilibrio, potrebbero rappresentare una ricerca di bilanciare un dibattito che si fa sempre più polarizzato e sempre più aspro. Alla fine, Papa Francesco sarà sempre più divisivo, perché prende decisioni ora e in modo definitivo. E così, questo Concistoro rappresenta la chiusura di un cerchio iniziato dieci anni fa. Il Papa iniziò il suo pontificato nominando Fernández Rettore dell’Università Cattolica di Buenos Aires, vendicandosi così di coloro che da Roma avevano posto il veto alla sua nomina. Arriva a questo nono Concistoro creando cardinale Fernández e chiamandolo al fianco del Papa a Roma.

Papa Francesco inaugurò la sua tradizione dei Concistori annuali (ha saltato solo il 2021) collocando il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede al terzo posto nella lista dei cardinali, dopo il Segretario di Stato, ma soprattutto dopo il Segretario Generale della il Sinodo dei Vescovi. Anche questa volta, il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede è al terzo posto della lista dei cardinali, preceduto da altre questioni considerate da Papa Francesco come priorità.

Dieci anni fa, Papa Francesco ha iniziato a minare la composizione tradizionale e il profilo missionario del Collegio cardinalizio, slegando lentamente il cardinalato sia dalle diocesi tradizionalmente cardinalizie sia dal ruolo nella Curia romana. Al 30 settembre ci ritroveremo con 136 cardinali elettori, 16 in più rispetto al limite di 120 fissato da Paolo VI, e con 99 di questi creati da Papa Francesco, una maggioranza schiacciante.

Forse potrebbe sembrare che non ci siano nomine di “cardinali di risanamento” come è avvenuto negli ultimi Concistori, quando il Papa ha consegnato la berretta rossa al Nunzio Apostolico Karl-Josef Rauber recentemente scomparso, che non era stato ascoltato quando aveva proposto Jozef de Kesel ad Arcivescovo di Mechelen-Brussel, oppure quando la diede al Nunzio Apostolico Michael-Louis Fitzgerald, che aveva preso la Nunziatura Apostolica al Cairo dopo essere stato Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, in una mossa che fu considerata una retrocessione. Ma poi notiamo che nell’elenco dei nuovi cardinali c’è l’Arcivescovo di Cordoba, Angel Sixto Rossi, capo dell’arcidiocesi dove i gesuiti mandarono il giovane Bergoglio dopo che era stato provinciale, in una mossa che alcuni biografi hanno considerato un esilio e un’emarginazione. È come dire che il Papa dia maggiore dignità all’arcidiocesi che ha ospitato i suoi anni più bui.

Forse tutto questo illustra anche un tratto della personalità di Papa Francesco, come uno che comanda a modo suo senza considerare tradizioni o equilibri. Tanto, che è stato creato cardinale anche Americo Aguiar, Vescovo ausiliare di Lisbona, architetto della prossima Giornata Mondiale della Gioventù e in totale sintonia con il Papa. Poco importa che il Patriarca di Lisbona sia anche cardinale e che una sola diocesi abbia quindi due berrette rosse. Nessuna regola non scritta o ragionevole può fermare una decisione personale. Così ha agito Papa Francesco per mettere al sicuro la sua eredità. Sarà pesante e difficile da digerire per il suo successore, chiunque esso sia.

Questo articolo nella nostra traduzione italiana è stato pubblicato oggi dall’autore in inglese sul suo blog Monday Vatican [QUI].

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