Salvare il Sinodo dal suo Documento di lavoro e riportare il Cattolicesimo centrato su Cristo

Condividi su...

[Korazym.org/Blog dell’Editore, 06.07.2023 – Vik van Brantegem] – Condividiamo di seguito un articolo di George Weigel pubblicato ieri sul Catholic World Report e First Things, che ricorda come «nel primo periodo del suo pontificato, Papa Francesco ha messo la Chiesa in guardia contro “l’autoreferenzialità”, che il Papa ha giustamente dichiarato un ostacolo per portare Cristo, la luce delle genti, nel mondo.

Eppure il processo sinodale mondiale dal 2021 è stato un colossale esercizio di autoreferenzialità». Weigel conclude che l’Assemblea sinodale di ottobre dovrà «salvare il Sinodo dal suo Documento di lavoro, come è stato fatto nel 2014, 2015 e 2018. Questo può e deve essere rifatto», sottolinea Weigel, in senso cristocentrico, in fedeltà allo spirito e alla lettera del Concilio Vaticano II. Per riportare il Cattolicesimo centrato su Cristo, non su noi stessi.

Sinodo-2023: invertire il Vaticano II?
di George Weigel
The Catholic World Report e First Things, 5 luglio 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

Le prime parole della Costituzione dogmatica sulla Chiesa del Concilio Vaticano II [QUI] – uno dei due testi più importanti del Concilio – segnarono uno sviluppo decisivo nell’autocomprensione Cattolica.

Piuttosto che iniziare la loro riflessione sulla natura della Chiesa con “La Chiesa cattolica è…”, i Padri conciliari hanno scelto di iniziare con un’audace confessione della fede Cattolica: “Cristo è la luce delle genti” [Lumen gentium cum sit Christus] – dopo di che, la frase di apertura della Costituzione dogmatica impegnava la Chiesa ad adempiere il Grande Mandato di Matteo 28,19-20, portando la luce di Cristo ad “ogni creatura”.

Con quella frase di apertura, è stata accelerata la transizione dal istituzionalmente centrato, ecclesiocentrico Cattolicesimo della Controriforma al Cattolicesimo centrato su Cristo, di quella che Giovanni Paolo II avrebbe chiamato la Nuova Evangelizzazione.

In risposta agli attacchi sferrati prima dalle varie Riforme protestanti del XVI secolo, e poi dai nuovi nazionalismi europei che sorsero alla fine del XVIII e XIX secolo, il Cattolicesimo giunse ad intendersi e descriversi in termini principalmente giuridici o legali. La Chiesa era la “società perfetta”, possedeva tutta l’autorità necessaria per governare se stessa e dotata dei mezzi per fare questo dal suo divino fondatore. A questo concetto di “Chiesa bastione” contro il mondo non mancava l’energia missionaria, come dimostra l’evangelizzazione delle Americhe e di parti dell’Africa e dell’Asia.

Ma il modello della “società perfetta” suggeriva di incontrare il Signore attraverso la Chiesa – “diventando Cattolici” – piuttosto che incontrando Cristo, e attraverso quell’incontro essendo incorporati nella Chiesa.

Insieme ai teologi più creativi dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento, i padri del Concilio Vaticano II compresero che questa forte enfasi sulla Chiesa-istituzione non era evangelicamente efficace in un mondo moderno sospettoso di tutte le autorità tradizionali. Così, nell’elaborare la Costituzione dogmatica sulla Chiesa, i Padri conciliari seguirono l’esempio di Papa Pio XII (che aveva descritto la Chiesa in termini soprattutto spirituali come il “Corpo mistico di Cristo”), e i teologi che avevano recuperato la capacità intellettuale e spirituale ricchezze dei Padri della Chiesa del primo millennio, ritraendo la Chiesa in immagini bibliche e cristocentriche: la Chiesa è l’“ovile” e il suo popolo il “gregge” curato dal Buon Pastore; la Chiesa è il “campo coltivato” arato da Dio, e una “vigna” divinamente piantata, nella quale Cristo stesso è la vera vite; la Chiesa è un tempio santo, la “dimora di Dio in mezzo a noi”; la Chiesa è la “sposa immacolata” dell’Agnello di Dio immacolato, il Signore Gesù crocifisso e risorto.

Questo recupero del cristocentrismo biblico e patristico è uno dei motivi per cui le parti vive della Chiesa mondiale oggi sono evangelicamente feconde: offrono l’amicizia con Gesù Cristo, il Figlio di Dio incarnato. E attraverso quell’incontro, i convertiti e i battezzati (o, in alcuni casi, i battezzati e successivamente veramente convertiti) diventano una comunione di discepoli in missione.

La riccamente biblica e cristocentrica teologia della Chiesa del Vaticano II è notevolmente assente dal Documento di lavoro (l’Instrumentum laboris, o IL) per il Sinodo sulla sinodalità, che si riunirà a Roma in ottobre.

La brava gente di Aleteia hanno fatto una scansione delle parole dell’IL e hanno ottenuto alcuni risultati significativi. Nell’IL le parole “Chiesa” ed “ecclesiale” compaiono 484 volte; “sinodo”, “sinodale” e “sinodalità” sono usati 342 volte; “missione” e “missionario” sono usati 142 volte; “processo” è utilizzato 87 volte.

Al contrario, “Gesù” appare 14 volte e “Cristo” è usato 35 volte.

Nel primo periodo del suo pontificato, Papa Francesco ha messo la Chiesa in guardia contro “l’autoreferenzialità” – parlando sempre di noi stessi – che il Papa ha giustamente dichiarato un ostacolo per portare Cristo, la luce delle genti, nel mondo. Eppure il processo sinodale mondiale dal 2021 è stato un colossale esercizio di autoreferenzialità, come rende inequivocabilmente chiaro il conteggio delle parole dell’IL del Sinodo-2023 (che riassume quel processo).

Così è stato il “cammino sinodale” tedesco, lungo il quale sono stati spesi grandi quantità di tempo, energia e denaro per discutere aspetti della fede e della pratica cattolica che sono certamente impegnativi nella cultura occidentale di oggi, ma che non saranno cambiati perché fanno parte del Deposito della Fede. A quale scopo evangelico servirà un maggiore “ascolto” di quelle che l’IL suggerisce saranno contestazioni identiche al Sinodo-2023? In che modo tutto questo porta la luce di Cristo alle nazioni?

L’Assemblea sinodale di ottobre dovrà salvare il Sinodo dal suo Documento di lavoro. Ciò è stato fatto nel 2014, 2015 e 2018. Questo può e deve essere rifatto, in fedeltà allo spirito e alla lettera del Vaticano II.

151.11.48.50