YouTopic Fest: nella quattro giorni 2.000 persone alla Cittadella della Pace

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Domenica scorsa si è conclusa la settima edizione di YouTopic Fest, il Festival internazionale del Conflitto di Rondine, che quest’anno ha fatto registrare nel corso di ‘Quattro giorni disarmanti’ la presenza di circa 2.000 persone, tra giovani, studenti, famiglie che hanno preso parte ai 40 eventi culturali e artistici, workshop e panel, esplorando e percorrendo i passi possibili della via di riconciliazione, come ha chiosato Franco Vaccari, presidente e fondatore di Rondine Cittadella della Pace:

“Usciamo da YouTopic Fest 2023 con tanta speranza in più; una speranza toccata in questi giorni, a iniziare dai giovani e dagli adulti che nei dialoghi intergenerazionali, praticati, scoprono di avere un sacco di energie da mettere a disposizione del mondo per cambiare.

E’ stato un Festival disarmante all’ingresso, e alla fine siamo un po’ più disarmati, non completamente, ma con la consapevolezza che le mille vie della pace sono tutte da percorrere e da battere. E come sempre, mentre chiudiamo la settima edizione, annunciamo il tema di YouTopic Fest 2024, che sarà: La fiducia: averla, riceverla, perderla, ritrovarla al cuore del rischio della vita”.

Mentre  Massimo Mercati, amministratore delegato di ABOCA nel panel dedicato alle ‘città di pace’, ha sottolineato l’idea di città: “Rondine è l’esempio di una città non costruita dalle mura, ma dall’idea di condividere e vivere insieme. Anche la crescita dell’impresa dipenderà sempre di più dalla sua capacità di condividere valori legati alla società e non solo dalla sua performance economica, nella consapevolezza dell’interconnessione profonda che lega il bene individuale al bene comune.

Il bivio che abbiamo di fronte oggi ci presenta, da una parte, uno sviluppo orientato a una tecnologia che porta oltre l’umano, dove uomo e macchina si fondono senza che ciò sia accompagnato da un’evoluzione culturale; dall’altra parte, vi è la possibilità di rivedere i sistemi economico-culturali. Ecco, su quest’ultimo aspetto si sta facendo troppo poco.

E’ come se il sistema socio-economico fosse visto come immutabile e si pensasse invece solo a cambiare la natura e ad adattarla allo sviluppo tecnologico: un paradosso, perché se c’è qualcosa che non si può cambiare è proprio la natura”.

Nella giornata domenicale di festival, non sono mancate le attività sportive, ludiche e culturali sempre all’insegna del mettersi in gioco, facendo il ‘passo possibile’, richiamato da Valentina Marchei, atleta olimpica di pattinaggio di figura e manager nell’organizzazione di grandi eventi sportivi:

“Lo sport insegna che non sempre il duro lavoro ripaga nel modo in cui uno si aspetterebbe che possa essere; che il valore non è dato dalla medaglia che portiamo al collo; noi siamo molto di più ed è tutta quella componente umana che ci caratterizza.

Lo sport mi ha portato a girare il mondo, a scoprirlo e capire quanto lo sport sia inclusivo. Ho imparato a dare peso ai pensieri e in un momento di caduta ho trovato uno sbocco verso il futuro. La caduta fa parte del percorso, l’importante è come ti rialzi: ti sei allenata milioni di ore, quindi non è che improvvisamente non sei più capace, devi solo essere in grado di tornare indietro e riprovare.

In coppia, ho capito che la cosa più importante è assecondare il movimento, controllare la potenza e mantenere l’armonia. E’ una questione di equilibri e la condivisione ha un sapore differente dal fare le cose da sola. E questo è un percorso che ti porti dietro per tutta la vita”.

La manifestazione si era aperta, giovedì 8 giugno, con una marcia dei giovani della Toscana, circa 3.500, che da Arezzo hanno raggiunto il borgo di Rondine compiendo, anche simbolicamente, il proprio ‘passo possibile’ verso la costruzione della pace e l’inaugurazione del Giardino dei Giusti-Artigiani di Pace, in collaborazione con ‘Gariwo la foresta dei Giusti’:

un luogo solenne e commovente, un santuario dedicato alla commemorazione delle persone straordinarie che, con i loro atti di coraggio e dedizione, si sono impegnate in modo incrollabile per costruire un mondo migliore, basato sui principi fondamentali di giustizia, pace e dignità alla presenza di Valeria Malcontenti, vedova di Alexander Langer, Zakia Saddiki, vedova di Luca Attanasio, Maurizio Artale, presidente del Centro ‘Padre Nostro’, che fa riferimento alla figura di don Pino Puglisi, nel quartiere Brancaccio di Palermo, e per Gariwo, Benedetta Macripo, referente di Gariwo Network, realtà che cura i Giardini dei Giusti in Italia e nel mondo, e Sabrina Di Carlo.

Nella prima giornata era intervenuto il card. Matteo Maria Zuppi, presidente della CEI, appena rientrato dalla missione in Ucraina: “Qui a Rondine c’è tanta storia, incontro, dialogo e i ragazzi e le ragazze che studiano qui sono non solo il futuro, ma il nostro presente. La guerra si ha non soltanto quando esplode, ma già quando non ci si parla più, quando non ci si capisce, quando ci si tiene a distanza, c’è pregiudizio, ignoranza.  Qui mi pare ci sia esattamente il contrario. Qui c’è già tanta pace. Speriamo che questa pace arrivi dovunque nel mondo.

La convivenza, tra gli altri, anche di ragazzi e ragazze russi e ucraini qui a Rondine, dimostra ancora una volta che il futuro è quello di provare a stare insieme, quello che dice papa Francesco: fratelli tutti. E’ da lì che veniamo ed è là che dobbiamo andare. Qualche volta è così faticoso, tanto da sembrare impossibile.

Papa Francesco con intelligenza dice: ‘Attenzione che il si-salvi-chi-può diventa un tutti contro tutti’. Quando ci facciamo gli affari nostri o quando in tanti modi diciamo il ‘me ne frego’ che abbiamo ricordato per don Lorenzo Milani, perdiamo tutti.

Al contrario, il ‘mi interessa’, cioè il non posso fare a meno di te, mi interessi tu, ci pensiamo insieme, è la via percorribile per uscirne. Tutti dobbiamo dialogare e imparare a stare insieme. La guerra divide, strumentalizza e impedisce di riconoscere il fratello, chiunque esso sia.

La gioia e la bellezza di Rondine è che poi quando uno ritrova suo fratello ritrova anche se stesso. L’auspicio è che le città diventino tante Rondini dove lavoriamo insieme, impariamo a vivere con gli altri e fare le feste gli uni degli altri”.

Accanto al card. Zuppi, sono intervenuti esponenti delle diverse religioni: Vittorio Robiati Bendaud del Tribunale Rabbinico Centro-Nord Italia; Hamdan Al Zeqri, consigliere con delega al dialogo interreligioso Unione delle Comunità Islamiche d’Italia; Nadezda Mojsilovic, Project Manager al Centro Pastorale Giovanile Giovanni Paolo II (Bosnia-Erzegovina).

Queste ‘figure guida’ delle tre fedi hanno dato impulso a un dialogo con i giovani di Rondine, focalizzando l’attenzione sul ruolo attuale della Fede e dei giovani per rispondere alle sfide a cui sono chiamate: rigenerare l’umano integrale, dando tempo e spazio alla costruzione di relazioni profonde che non escludano le reciproche diversità e fragilità. Insieme ai relatori ci sono stati Meital Wnouk, insegnante di mindfulness, Rondine d’Oro, e Firas Bahri, Caritas Tunisia, Rondine d’Oro (ex studente della World House).

Il card. Zuppi è stato incontrato dal Sotto-Segretario Generale delle Nazioni Unite e Alto Rappresentante ONU per l’Alleanza tra le civiltà, Miguel Angel Moratinos, che ha affermato:

“La mia presenza qui oggi nasce da una visita di Rondine alle Nazioni Unite dello scorso anno presso la Rappresentanza italiana alle Nazioni Unite nel corso della quale abbiamo siglato un memorandum. Il memorandum siglato con UNAOC è la base del lavoro che l’Alleanza per la Civiltà farà insieme a Rondine nei prossimi anni partendo dal presupposto che la pace non è solamente una invocazione, ma significa anche impegnarsi per costruirla, proprio come si fa qui a Rondine attraverso l’empowerment dei giovani e aiutandoli a costruire la possibilità di entrare nei processi politici.

La missione che papa Francesco ha affidato al card. Zuppi è molto importante. La Santa Sede ha dimostrato un fortissimo impegno fin dall’inizio nel voler cercare qualsiasi via pur di arrivare alla pace. In questa fase è estremamente difficile lavorare in questo senso”. 

Inoltre mons. Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della CEI ha sottolineato che tutto è interconnesso: “Tutta la realtà e l’ambiente che ci circonda è interconnesso. Tutto ha relazione con tutto e l’impegno morale è il comprendere i nessi e come ci si connette con il tutto.

C’è poi un luogo in cui tutto non è solo connesso, ma è unito ed è l’uomo. La natura dell’uomo ha a che fare con il cuore e con la mente. Così il tema della pace è un tema interiore. L’uomo cresce attraverso l’impatto con le cose, con gli incontri che fa, le gioie… Siamo quello che siamo a causa di una serie infinita di incontri e impatti che non abbiamo voluto o previsto”.

Tale interconnessione è data dalla libertà dell’uomo: “C’è un punto dell’uomo che è straordinario: la libertà. L’uomo può essere il punto di cambiamento e nella misura in cui cambia il senso del suo vivere, cambia anche ciò che gli sta accanto.

L’impatto che l’uomo è in grado di produrre dipende dalla consapevolezza che ha di cambiare le cose. La cura inizia con il guardare, il rendersi conto, l’ascoltare la realtà e questo è il punto morale decisivo. Vivere guardando la realtà, prendendosene cura, facendomene carico.

Così, sono molto contento oggi di essere qui a Rondine, innanzi tutto per conoscere e vedere cosa accade in questa parte del mondo dove uomini e donne di diverse parte del mondo in conflitto si incontrano scambiano amicizie e costruiscono assieme una possibilità di mondo nuovo, ma anche per incoraggiare e per pensare.

La Conferenza episcopale italiana ha investito in questa possibilità, quella di costruire la pace educando le persone, non è possibile infatti l’educazione senza l’incontro e la possibilità di un’amicizia duratura, capace di sfidare un conflitto e costruire un buon futuro”.

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