Pentin sull’entrata in vigore della nuova Legge Fondamentale per lo Stato della Città del Vaticano
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 10.06.2023 – Vik van Brantegem] – A seguito della nostra intervista esclusiva alla Prof.ssa Maria d’Arienzo del 2 giugno 2023, che abbiamo pubblicato ieri, 9 giugno 2023, riportiamo di seguito – nella nostra traduzione italiana dall’inglese, l’articolo di Edward Pentin pubblicato il 7 giugno 2023 sul National Catholic Register [QUI], in cui viene ampiamente citata la Prof.ssa d’Arienzo.
«Per rispondere alle necessità dei nostri giorni»
La nuova Legge Fondamentale per lo Stato della Città del Vaticano di Papa Francesco, che entra in vigore oggi, mira a rendere il piccolo territorio autonomo più responsabile rispetto agli impegni internazionali, aumenta il ruolo dei laici nel suo governo e tenta di rafforzare il controllo finanziario. La nuova legge ha anche sollevato preoccupazioni sul fatto che conferisca al Papa un potere incontrollato sulla gestione del Vaticano, arrivando persino ad applicare l’ufficio spirituale di Pietro per gestire gli affari temporali dello Stato.
Annunciata il 13 maggio, festa della Madonna di Fatima, il Vaticano ha affermato che la nuova legge è stata introdotta “per rispondere alle necessità dei nostri giorni” e servire da “cornice alle numerose riforme realizzate in questi dieci anni di pontificato”- La nuova legislazione sostituisce la Legge Fondamentale di Papa San Giovanni Paolo II emanata nel 2000, che a sua volta succedette a quella emanata il 7 giugno 1929 da Pio XI.
Spiegando la nuova legge al Register, la Professoressa di diritto ecclesiastico Maria d’Arienzo dell’Università di Napoli, ha affermato che la centralità del Governatorato – il governo dello Stato della Città del Vaticano – è ora accentuata, ponendo sotto regole internazionali numerose responsabilità, come la sicurezza, la protezione dell’ambiente, una serie di incarichi amministrativi e la conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico del Vaticano. “In tutti questi ambiti, il Governatorato dovrà agire nel rispetto delle norme internazionali”, ha detto d’Arienzo, aggiungendo che ora parteciperà a “istituzioni internazionali di cui la Santa Sede è membro in nome e per conto dello stato”. Ha detto che un ulteriore cambiamento è che il Presidente del Governatorato, attualmente il Cardinale legionario di Cristo Fernando Vérgez Alzaga, ora ha effettivamente un filo diretto con il Papa per quanto riguarda qualsiasi legislazione futura, piuttosto che dover passare attraverso la Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, l’organismo legislativo dello Stato della Città del Vaticano, a cui il Presidente è anche a capo. «Ora può sottoporre direttamente al Sommo Pontefice le questioni ritenute più rilevanti, mentre nella precedente Legge Fondamentale era previsto che fossero sottoposte all’esame solo della Pontificia Commissione», ha detto d’Arienzo. Ha aggiunto che il nuovo assetto organizzativo, “caratterizzato dalla centralità attribuita al Governatorato e dal ridimensionamento delle funzioni della Segreteria di Stato”, sottolinea l’autonomia delle funzioni proprie dello Stato “come mezzo per garantire la missione universale del Sommo Pontefice”.
Un’altra novità è che la Legge Fondamentale è un cambiamento di terminologia. La parola “poteri” si riferisce ormai solo al Sommo Pontefice, a differenza degli altri organi dello Stato che esercitano “funzioni”: legislativo, esecutivo e giudiziario. “Questa chiara precisazione terminologica evidenzia e sottolinea il carattere di servizio dello Stato della Città del Vaticano”, ha detto d’Arienzo, ricordando che, secondo l’articolo 1, i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario spettano ormai “al solo Sommo Pontefice, il quale, come Sovrano, ha la pienezza del potere di governo”. Questi sono distinti dai vari organi dello Stato vaticano, che “attuano i poteri del Sommo Pontefice” e quindi svolgono “funzioni”.
“Papa Re” vaticano?
Dopo il suo annuncio il 13 maggio, la nuova legge ha suscitato alcune polemiche comparendo nel suo preambolo l’applicazione del governo spirituale della Chiesa del Papa al governo temporale dello Stato della Città del Vaticano, cosa che secondo i critici è stata finora sempre evitata.
In un articolo del 31 maggio 2023 [QUI], il veterano vaticanista Sandro Magister ha fatto riferimento all’incipit del preambolo della nuova legge che inizia: “Chiamato ad esercitare in forza del munus petrino poteri sovrani anche sullo Stato della Città del Vaticano…”. Con queste parole, la nuova legge ammanta di “diritto divino” non solo il “governo spirituale della Chiesa, ma anche il governo temporale dello Stato della Città del Vaticano”, ha scritto Magister, mentre, “in realtà, nella dottrina della Chiesa cattolica, il ‘munus petrino’ conferito da Gesù al primo degli apostoli non ha nulla a che fare con alcun potere temporale”. Ha proseguito spiegando come “la storia ne dà conferma” dal fatto che “per molti secoli il papato non ha avuto uno Stato proprio. E dopo che nel 1870 ha perduto quel che gli restava dello Stato Pontificio è stato ancora per sessant’anni privo di qualsiasi suo territorio”.
La Chiesa, ha detto, ha sempre evitato “con somma cura di far proprie dottrine teocratiche di fusione fra trono e altare” e ha sempre evitato la tentazione di creare un “papa re”. Citando il Cardinale Luigi Lambruschini dell’Ottocento, Segretario di Stato di Papa Gregorio XVI, Magister scrive che legare il potere temporale dei papi alla “divina origine della Cattedra di San Pietro” – cioè come oggi al “munus petrino” – “è insostenibile e pericoloso”. Il Cardinale Lambruschini, chiamato a giudicare un testo in via di pubblicazione in “difesa del dominio temporale” della Santa Sede, sosteneva che “se i Dominj temporali fossero assolutamente necessarj al Capo Supremo della Chiesa nel modo espresso dall’Autore [del testo], ne verrebbe di conseguenza che dunque Gesù Cristo sarebbe venuto meno alla sua Chiesa ‘in necessariis’ sul bel principio dell’epoca che la stabilì, poiché per più secoli i Sommi Pontefici non furono certamente Sovrani temporali”. Lambruschini fu ascoltato e quel testo ritirato. Fino ad oggi. Quando quella tesi “insostenibile e pericolosa” è divenuta ufficiale, con la firma del papa regnante.
Nei commenti del 4 giugno al Register, il Cardinale Walter Brandmüller, Presidente emerito del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, ha affermato che Magister “osserva giustamente” che “il ‘temporale’ del Sommo Pontefice non può in alcun modo essere derivato dal primato petrino”. “La vera ‘legge fondamentale’ del primato papale è Giovanni 21:15ss”, ha detto il Cardinal Brandmüller, riferendosi alle parole di Gesù a Pietro sul suo futuro ministero e dicendogli che se lo ama, “pasci i miei agnelli”. “Il ‘temporale’ del Papa, invece – ha aggiunto – è scaturito dallo sviluppo storico e ha trovato il suo fondamento non nella cosiddetta Donatio Constantini, un evidente falso, ma piuttosto nel trasferimento del potere su vari territori in centro Italia” — un riferimento al potere temporale dello Stato Pontificio. Il Cardinal Brandmüller ha sottolineato che il Concilio Vaticano I “non menziona una sola parola sul dominio temporale”.
D’Arienzo ha detto che il riferimento al munus petrino nel preambolo riguarda la legittimità del supremo potere che il Papa esercita anche sullo Stato della Città del Vaticano, Stato creato per garantire la libertà e l’indipendenza della missione della Santa Sede. Ma un tale riferimento, ha detto, “può ingenerare notevoli fraintendimenti, in quanto è tale da indurre a considerare la sovranità temporale derivante dall’attribuzione dell’ufficio concesso dal Signore singolarmente a Pietro, primo degli apostoli, e che deve essere trasmessa ai suoi successori”. D’Arienzo fa riferimento al canone 331 del Codice di diritto canonico, il quale afferma che “in forza del suo ufficio”, il Papa “ha potestà ordinaria suprema, piena, immediata e universale sulla Chiesa, potestà che può sempre esercitare liberamente”.
Vincenzo Buonomo, professore di diritto internazionale e rettore della Pontificia Università Lateranense, ha detto alla Radio Vaticana che aiutando lo Stato della Città del Vaticano ad adeguarsi alle norme giuridiche internazionali, la nuova legge dà impulso all’attività missionaria dello Stato “perché è direttamente funzionale alla magistero della Chiesa e al munus del sommo pontefice”.
La nuova Legge Fondamentale, ha spiegato d’Arienzo, introduce anche il termine “comunità dello Stato” all’articolo 5, che, sebbene “appaia ancora giuridicamente poco chiaro”, include non solo i cittadini dello Stato della Città del Vaticano ma tutti coloro che servono la Chiesa”, in spirito ecclesiale” e su base permanente.
Nuovo ruolo laico
D’Arienzo ha detto che un ulteriore cambiamento significativo è la valorizzazione dei laici, con la Pontificia Commissione che ora consente la nomina di “altri membri” oltre ai soli cardinali. Ciò consente quindi non solo la partecipazione del clero e dei religiosi, “ma anche di laici e laiche, il cui coinvolgimento in ruoli di governo e di responsabilità si intende promuovere”. Ciò, ha aggiunto, è coerente con questo pontificato, in particolare con la recente nuova Costituzione apostolica del Papa per la Curia romana, Praedicate Evangelium, che definisce “indispensabile” il ruolo dei laici nella Chiesa e nel promuovere il rispetto per la vita e il creato.
Buonomo ha detto che la Commissione ha “l’esclusivo compito di interpretare autenticamente le leggi dello Stato” e sarà ora assistita da Consiglieri di Stato che formeranno un “collegio speciale” presieduto da un Consigliere generale dello Stato. Buonomo ha sottolineato che il Presidente della Commissione “non è più solo esecutivo” ma ha anche “una funzione di controllo ed è il ponte tra la Pontificia Commissione e il Governatorato”. “Quindi, è il collegamento diretto per le questioni che sono più rilevanti e importanti per la vita dello Stato: il suo Presidente è il collegamento diretto con il Santo Padre”, ha detto.
Quanto alle riforme finanziarie, d’Arienzo ha detto che sono “ancora più incisive” e volte a “garantire l’adeguamento del sistema vaticano agli impegni assunti sul piano internazionale”. In particolare, la Pontificia Commissione elaborerà ora un budget annuale e un piano di spesa triennale, che sottoporrà all’approvazione del Papa, ispirandosi ai principi di “chiarezza, trasparenza ed equità”. D’Arienzo ha affermato che le origini di questa riforma risalgono al 2008, quando il diritto vaticano ha iniziato ad essere assimilato nelle norme e nelle pratiche condivise dalla comunità internazionale. La nuova legge garantisce la presenza dello Stato della Città del Vaticano a livello globale, poiché le nuove regole saranno in linea con “gli elevati standard di protezione concordati a livello europeo e internazionale”.
Infine, d’Arienzo ha evidenziato ulteriori novità nell’ambito della giustizia penale vaticana in quanto la nuova legge pone ora come priorità la “riabilitazione del reo” e la sua “reintegrazione e ripristino dell’ordinamento giuridico violato”. Questa nuova sottolineatura, ha affermato, “costituisce un’ulteriore prova della specificità del sistema vaticano rispetto ad altri sistemi statali per il suo carattere strumentale alla missione del sommo pontefice”.
Edward Pentin