Tienanmen: la piazza che sfidò il regime

Condividi su...

Nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1989 vengono uccisi centinaia di studenti e lavoratori a Pechino.  L’Esercito di Liberazione Popolare reprime con violenza le proteste dei cittadini, iniziate un mese e mezzo prima, che chiedono libertà, democrazia, riforme, salari più equi e condizioni di vita migliori. Già il 15 aprile 1989, dopo la morte di Hu Yaobang, ex capo del Partito comunista e sostenitore di riforme democratiche, circa 100.000 studenti si erano riuniti per esprimere la loro insoddisfazione verso il governo di Pechino.

Il 27 aprile, e poi ancora a maggio, studenti provenienti da più di 40 università marciarono su piazza Tienanmen. A loro si unirono anche operai, intellettuali e altri funzionari pubblici. Il 20 maggio il governo impone la legge marziale, mentre molti studenti cominciano lo sciopero della fame. Il 5 giugno una colonna di carri armati Type 59 attraversa l’angolo nord est di piazza Tienanmen.

Un giovane cinese, con un sacchetto per mano, attraversa la strada Chang’an, vicinissima a piazza Tienanmen, deserta e si piazza in mezzo, fermo. Le foto che ritraggono il ‘rivoltoso sconosciuto’ sono tra le più famose del mondo. Nell’aprile del 1998, la rivista Time lo includerà nella sua lista delle persone che più hanno influenzato il XX secolo.

Ha scritto sempre il Times: “Gli eroi nella fotografia del carro armato sono due: il personaggio sconosciuto che rischiò la sua vita piazzandosi davanti al bestione cingolato e il pilota che si elevò all’opposizione morale rifiutandosi di falciare il suo compatriota”.

Mentre per Asia News il missionario del Pime e sinologo, p. Gianni Criveller, ha sottolineato che anche quest’anno ad Hong Kong sono state vietate le manifestazioni per ricordare questa data: “Dal 1990 il 4 giugno di ogni anno è stato un appuntamento fondamentale per Hong Kong.

La città era l’unico luogo al mondo dove veniva ricordato, in modo organizzato e fortemente partecipato, il ‘massacro di piazza Tiananmen’, avvenuto a Pechino il 4 giugno 1989 (con incidenti e vittime anche in altre città della Cina). Centinaia di migliaia di persone di ogni età e condizione sociale si radunavano al Victoria Park, e davano vita ad un spettacolo di luci, di vita, di cittadinanza attiva, di canzoni e di commozione, di testimonianza dei familiari delle vittime.

Era Hong Kong al meglio di sé: un popolo numeroso e pacifico che chiedeva solo libertà e democrazia. L’appuntamento è continuato anche dopo il 1997, quando Hong Kong è tornata a far parte della Cina conservando un ‘alto grado di autonomia’ e sotto il principio di ‘un Paese due sistemi’. E non era mai calata neanche la massiccia partecipazione popolare. Partecipavano anche i giovani: era un grande segnale di fiducia e di speranza, per Hong Kong e per la Cina”.

Insomma il ricordo di ciò che è avvenuto 34 anni fa ancora impaurisce le autorità cinesi: “Le autorità non vogliono alcuna eccezione al silenzio. Il segretario per la Sicurezza (cioè ministro degli Interni) Chris Tang ha perentoriamente minacciato di adottare severe misure di repressione verso chi userà il 4 giugno per commettere ‘atti che mettano in pericolo la sicurezza nazionale’.

Ha fatto pretestuosamente riferimento a chi invoca l’indipendenza di Hong Kong (un tema totalmente estraneo al movimento democratico) e a chi agisce per il sovvertimento del potere centrale. Si tratta di un esplicito e intimidatorio riferimento ai reati previsti dalla legge sulla sicurezza nazionale.

In effetti piove sul bagnato: nei scorsi anni gli attivisti che avevano tentato di ricordare l’evento attraverso improvvisi e piccoli raduni sono stati arrestati o dispersi dalla polizia, e alcuni di loro condannati a sentenze pesanti”.

Free Webcam Girls
151.11.48.50