169° giorno del #ArtsakhBlockade. Siamo spiritualmente Armeni e la sorte di Armenia e Artsakh ci tocca direttamente

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 29.05.2023 – Vik van Brantegem] – Il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian ha diffuso disinformazione secondo cui la sera del 28 maggio 2023 le unità dell’Esercito di difesa della Repubblica di Artsakh avrebbero aperto il fuoco in direzione delle posizioni azere situate nei territori occupati della regione di Askeran della Repubblica di Artsakh. Poi, il Ministero della Difesa della Repubblica di Artsakh ha smentito la seconda disinformazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian in un giorno. L’affermazione che sono stati fermati i lavori di ingegneria per nuove fortificazioni vicino alle posizioni azere nei territori occupati è falsa. L’Azerbajgian si sta chiaramente preparando per l’aggressione non provocata contro i 120.000 Armeni in Artsakh dopo 6 mesi di blocco.

I leader occidentali distolgono lo sguardo dai crimini di guerra quotidiani dell’Azerbajgian e dal fatto che ignora gli ordini della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite. È scioccante costatare che viviamo in un mondo in cui un popolo cristiano con radici millenarie viene minacciato di pulizia etnica nel silenzio internazionale. È nell’interesse di tutte le nazioni difendere i principi fondamentali del diritto internazionale, respingere le aggressioni militari e prevenire le atrocità contro le popolazioni civili. Il costo umano della militarizzazione è stato troppo alto e qualsiasi soluzione duratura alle controversie nel Caucaso meridionale deve dare priorità ai diritti e alla sicurezza di della sua popolazione armena.

«Abbiamo bisogno di leader intelligenti in grado di resistere agli ultimatum, offrendo condizioni e soluzioni ragionevoli, che servano gli interessi della nostra nazione e del popolo» (Ruben Vardanyan).

Colloqui Azerbajgian-Armenia a Washington.
Colloqui Azerbajgian-Armenia a Mosca.

Fonti Azerbajgian: “Accordo di pace con Armenia molto vicino”
Baku: “No agli osservatori internazionali in Nagorno Karabakh”

(ANSA) – BRUSSEL, 29 MAG – La firma di un trattato di pace tra Armenia e Azerbajgian è “molto vicina”. Lo confermano fonti diplomatiche azere che sottolineano come l’incontro tra il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il Presidente azero, Ilham Aliyev, previsto a margine del summit della Comunità Politica Europea, giovedì a Chisinau, potrebbe avvicinare ancora di più i due Paesi a un documento definitivo. All’incontro è prevista la partecipazione del Presidente francese, Emmanuel Macron, e del Cancelliere tedesco, Olaf Scholz, oltre che la mediazione del Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel. Ma la presenza francese al tavolo non lascia soddisfatta Baku i cui emissari confermano che la partecipazione di Macron è percepita dai mediatori azeri come “ostile”, soprattutto a causa delle trattative di Parigi per forniture militari agli Armeni, e che il formato ideale di dialogo per l’Azerbajgian rimane il cosiddetto trilaterale del “Brussel Format”, ovvero: Aliyev-Pashinyan-Michel. Da Baku sottolineano inoltre che i passi avanti della leadership armena nel riconoscere la sovranità territoriale azera sui territori del Nagorno-Karabakh dimostrano “coraggio e volontà di pace” da parte di Pashinyan ma si dicono preoccupati dalla sua “incapacità di slegarsi da Mosca”, che non ha interesse a vedere la firma finale delle parti sul piano di pace elaborato a Brussel. Per quel che riguarda le garanzie di sicurezza chieste da Yerevan per gli Armeni del Nagorno Karabakh, che stando a Baku ammontano a circa 30.000 persone, l’Azerbajgian “non è disposto ad accettare nessun tipo di missione internazionale o corpo esterno”, confermano fonti diplomatiche, sottolineando che la loro sicurezza sarà “garantita dalle autorità azere come già accade per le altre minoranze etnico linguistiche”.

Nikol Pashiniyan.

Pashinyan: “Non sono soddisfatto dei colloqui trilaterali a Mosca”

(NOVA) – EREVAN, 29 MAG – Il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, non è rimasto soddisfatto dall’esito dei colloqui trilaterali che si sono svolti il 25 maggio a Mosca. Lo ha detto lo stesso Premier armeno nel corso di una sessione parlamentare. “Nell’agenda dei colloqui c’è stata la situazione umanitaria nel Nagorno-Karabakh e il blocco illegale del Corridoio di Lachin. Abbiamo discusso di questo argomento con i nostri colleghi russi. Non posso dire che i risultati di questa discussione siano soddisfacenti”, ha detto il Premier. “È una situazione molto triste che la chiusura del Corridoio di Lachin sia avvenuta in presenza di forze di mantenimento della pace russe. Continueremo i negoziati con i nostri partner russi per risolvere questo problema”, ha aggiunto Pashinyan. Il primo Ministro armeno ha osservato inoltre che Erevan e Baku non hanno concordato un documento che possa essere firmato il primo giugno a Chisinau. “Nel prossimo futuro a Chisinau si terrà un incontro con la partecipazione del Presidente del Consiglio Europeo (Charles Michel), il Presidente della Francia (Emmanuel Macron), il Cancelliere tedesco (Olaf Scholz), me e il Presidente dell’Azerbajgian (Ilham Aliyev). Si è discusso se fosse possibile firmare un trattato di pace lì. Devo dire che non abbiamo ricevuto risposte al quarto pacchetto delle nostre proposte all’Azerbajgian. Al momento non esiste un progetto concordato che possa essere firmato”, ha spiegato il Premier.

Ilham Aliyev.

L’Azerbajgian ha nuovamente minacciato gli Armeni del Nagorno-Karabagh di sottomettersi alle leggi azere
“Abbiamo le capacità necessarie per lanciare qualsiasi tipo di operazione in questa regione”, ha avvertito il Presidente Ilham Aliyev, nel quadro delle celebrazioni per il Giorno dell’Indipendenza
Infobae, 29 maggio 2023

(Nostra traduzione italiana dallo spagnolo)

Nonostante il recente riavvicinamento tra Azerbajgian e Armenia, il Presidente azero, Ilham Aliyev, ha lanciato ancora una volta una minaccia contro gli Armeni del Nagorno-Karabakh, avvertendoli che devono rinunciare alle loro ambizioni separatiste e sottomettersi alla legislazione di Baku, che questa domenica ha celebrato il Giorno dell’Indipendenza. “C’è solo una strada rimasta [per gli Armeni del Nagorno-Karabakh]: sottomettersi alla legislazione azera e diventare cittadini rispettosi della legge del Paese”, ha detto Aliyev a Lachin [Berdzor occupato] davanti al primo gruppo di Azeri che sono tornati in quella città dopo il risultato della guerra del 2020. Purtroppo, ha aggiunto il Presidente azero nel suo discorso trasmesso sui social, gli Armeni del Nagorno-Karabagh sperano che “qualcuno faccia una guerra contro l’Azerbajgian”, speranze che ha definito “deliri”.

Alliyev ha invitato gli Armeni del Nagorno-Karabakh a sciogliere le loro strutture statali, compreso il Parlamento, a cui Baku nega ogni legittimità. “Tutti sanno che abbiamo le capacità necessarie per avviare qualsiasi tipo di operazione in questa regione”, ha avvertito il Capo di Stato azero. Ha anche esortato i vertici degli Armeni del Karabakh a costituirsi alle autorità del Paese, poiché “solo in quel caso si potrà parlare di amnistia”.

Il Capo di Stato azero ha sottolineato che dopo che Yerevan ha riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbajgian “praticamente non ci sono più ostacoli” per la firma di un trattato di pace con l’Armenia. “Anche se il trattato di pace non sarà firmato, vivremo in condizioni di sicurezza “, ha detto Aliyev, riferendosi all’attuale roccaforte dell’Azerbajgian.

Armenia e Azerbajgian lavorano da mesi a un trattato di pace con la mediazione di Russia, Unione Europea e Stati Uniti, e parallelamente stanno cercando di delineare il confine comune (in attesa dall’indipendenza dall’URSS nel 1991) e di sbloccare le comunicazioni.

I due Paesi, con l’aiuto della Russia, il 9 novembre 2020 hanno posto fine ad una guerra di 44 giorni per il controllo del Nagorno-Karabakh, la regione montuosa causa di un conflitto che si trascina dalla fine degli anni ’80. Il Nagorno Karabakh è internazionalmente riconosciuto come territorio azero, ma è abitato da Armeni etnici. Nell’ultima guerra Yerevan ha perso il controllo di oltre due terzi dei territori dentro e intorno al Nagorno-Karabakh, ma aveva mantenuto la comunicazione con l’enclave attraverso il Corridoio di Lachin, protetto dalle truppe di mantenimento della pace russe [dal 12 dicembre 2022 bloccato dall’Azerbajgian].

In mezzo a queste tensioni, il governo armeno ha riferito nei giorni scorsi di essere disposto a riconoscere l’enclave del Nagorno-Karabagh come parte dell’Azerbajgian se Baku garantisce la sicurezza della sua popolazione di etnia armena. “Gli 86.600 km2 del territorio dell’Azerbajgian comprendono il Nagorno-Karabakh (…) Se ci intendiamo correttamente, allora l’Armenia riconosce l’integrità territoriale dell’Azerbajgian entro i limiti indicati, e Baku, l’integrità territoriale dell’Armenia entro 29.800 chilometri quadrati”, ha detto il primo ministro Nikol Pashinyan, in una conferenza stampa, secondo Ostorozhno Novosti. Il giornale lo ha citato dicendo che era disposto a farlo – in effetti, ad accettare i confini dell’Azerbajgian riconosciuti a livello internazionale – se i diritti degli Armeni del Nagorno-Karabakh fossero garantiti. Ha affermato che la questione dovrebbe essere discussa nei colloqui tra i due Paesi. “L’Armenia rimane impegnata nell’agenda di pace nella regione. E speriamo che nel prossimo futuro raggiungeremo un accordo sul testo del trattato di pace e potremo firmarlo”, ha detto Pashinyan, secondo TASS.

Un militare azero nel Berdzor (Lachin) occupato.

Ruben Vardanyan: “Dobbiamo trovare la forza per combattere insieme – con mezzi pacifici, usando strumenti diplomatici – o subire terribili conseguenze collettivamente”

«Il 28 maggio 2023 si è celebrata il 105° anniversario della Prima Repubblica. Tuttavia, questa giornata ci offre l’opportunità di riflettere e riconsiderare le sfide che abbiamo affrontato e le azioni necessarie per superarle. Il nostro Stato è stato stabilito attraverso le valorose battaglie di maggio, dove abbiamo trionfato contro l’avversario nonostante fossimo in inferiorità numerica, facendo affidamento sulla nostra forza e sulle nostre armi. Siamo emersi da quel conflitto e abbiamo costruito con successo la nostra nazione. Nella nostra ricerca per evitare esiti catastrofici, abbiamo messo da parte le nostre differenze e contraddizioni, unendoci sotto l’obiettivo comune di stabilire il nostro Stato indipendente. Quindi, sottolineo spesso che la nostra situazione attuale è parallela al significato di Sardarapat. Dobbiamo trovare la forza per combattere insieme o subire terribili conseguenze collettivamente. E dicendo così intendo combattere con mezzi pacifici, usando strumenti diplomatici.

Siamo i discendenti dei pionieri della Prima Repubblica e dei partecipanti al Movimento per l’indipendenza dell’Artsakh, che hanno combattuto coraggiosamente per essa 35 anni fa. Proprio come 105 anni fa e 35 anni fa, dobbiamo proteggerci. La nostra responsabilità va oltre la salvaguardia e la difesa dei nostri confini; dobbiamo anche far valere efficacemente i nostri diritti nell’arena diplomatica. Purtroppo, spesso trascuriamo di valutare la situazione in modo obiettivo e di ignorare le opinioni razionali. Manchiamo di comprensione della gravità della situazione e non facciamo valutazioni accurate. Abbiamo bisogno di leader intelligenti in grado di resistere agli ultimatum, offrendo condizioni e soluzioni ragionevoli, che servano gli interessi della nostra nazione e del popolo» (Ruben Vardanyan).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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