Apertura ufficiale a Barbiana del centenario della nascita di Don Milani

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.05.2023 – Vik van Brantegem] – Il sabato prossimo, 27 maggio 2023, a Barbiana vi sarà l’apertura ufficiale del centenario della nascita di Don Lorenzo Milani (Firenze, 27 maggio 1923-Firenze, 26 giugno 1967), con la partecipazione del Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. In occasione di questo importante anniversario, Mario Lancisi ha pubblicato Don Milani. Vita di un profeta disobbediente (TS Edizioni 2023, 350 pagine), la prima biografia ragionata e aggiornata del sacerdote fiorentino.

A cento anni dalla nascita, il ritratto di un prete scomodo, condannato dalla Chiesa e dallo Stato: tessitore di pace, difensore degli scartati e ideatore di una pedagogia rivoluzionaria ancora attuale. Tra i più esperti biografi di Don Milani, Mario Lancisi ne traccia il ritratto definitivo a cento anni dalla nascita, attingendo a nuove lettere, scritti e testimonianze – tra le quali spiccano quelle esclusive di Adele Corradi, insegnante a fianco del sacerdote negli anni più avvincenti della Scuola di Barbiana, e di Francuccio Gesualdi, suo allievo –, ma tenendo conto soprattutto della piena “riabilitazione” di Papa Francesco.

Nato in una ricca famiglia fiorentina di origini ebraiche, il giovane Lorenzo trascorre un’infanzia privilegiata e un’adolescenza da “signorino”, finché a 20 anni una ricerca di senso mai sopita lo spinge ad avvicinarsi al cristianesimo e, poi, alla conversione: diventerà prete. Il suo approccio passionale alla vita e alla missione gli inimicherà tanto le gerarchie ecclesiastiche quanto lo Stato, che lo accuserà di apologia di reato. Esiliato in uno sperduto paese dell’Appennino toscano – Barbiana – seppe trasformarlo nel laboratorio di un progetto educativo che ancora oggi fa scuola. Da qui, e fino alla morte prematura, la sua voce non cesserà di risuonare forte contro le ingiustizie e le ineguaglianze dell’Italia del dopoguerra.

Emerge in questo vivido profilo l’immagine di un prete e di un maestro fuori dal comune, forse di un grande santo. Sicuramente di un profeta religioso e civile. E disobbediente. Uno che per rovesciare il mondo antico, gli egoismi individuali e sociali, le logiche del potere disobbedì mosso da una radicale obbedienza al Vangelo.

Il filo rosso del libro di Mario Lancisi è quello di un profeta religioso e civile che ha marcato profondamente la storia del Novecento. Si articola in otto parti abbracciano tutti i momenti della vita di Don Lorenzo Milani dal 1923 al 1967, l’anno in cui muore di tumore. Ripercorre anche le principali opere: Esperienze Pastorali, libro fondamentale nell’Italia di fine anni Cinquanta, ma anche divisivo; L’obbedienza non è più una virtù, con la Lettera ai cappellani militari e la Lettera ai giudici, inserite nel testo milaniano nel contesto dell’impegno dei cattolici fiorentini in favore della pace e del disarmo; infine, Lettera a una professoressa. La parte finale del volume, dedicata al cristiano del futuro, va dalla morte di Don Milani alla sua storica riabilitazione, che si ha con la visita di Papa Francesco a Barbiana, il 20 giugno 2017.

L’autore

Mario Lancisi, giornalista e scrittore, a lungo inviato del Tirreno e collaboratore dell’Espresso, scrive per il Corriere Fiorentino. Tra i massimi esperti del priore di Barbiana, gli ha dedicato diversi libri, tra cui: I Folli di Dio. La Pira, Milani, Balducci e gli anni dell’Isolotto (2020), Processo all’obbedienza. La vera storia di don Milani (2016), Il segreto di Don Milani (2002). È autore di inchieste, biografie e testi dedicati a Gino Strada, Adriano Sofri, Padre Alex Zanotelli. Nel 2015, insieme al magistrato Gian Carlo Caselli, ha pubblicato Nient’altro che la verità. Per TS Edizioni ha curato il libro-intervista a Padre Guidalberto Bormolini Questo tempo ci parla. La rivoluzione spirituale e il sogno di una nuova umanità (2022) e l’inchiesta Preti verdi. L’Italia dei veleni e i sacerdoti simbolo della battaglia ambientalista (2021).

Papa Francesco visita la tomba di Don Lorenzo Milani adiacente la Chiesa di Sant’Andrea a Barbiana, in occasione del suo Pellegrinaggio a Bozzolo (Diocesi di Cremona) e a Barbiana (Diocesi di Firenze), 20 giugno 2017.

Ricordiamo il corposo articolo di Anna Maria Lepone “A me”. “I care”. L’eredità di Don Lorenzo Milani: l’opera e la testimonianza di Don Simone Di Vito, che abbiamo pubblicato il 9 maggio scorso [QUI]. Nel centenario della nascita, e soprattutto in occasione dei venticinque anni dalla sua scomparsa avvenuta prematuramente all’età di 44 anni, Lepone percorre nel suo saggio l’esperienza di Don Lorenzo Milani attraverso le tante riflessioni e i tanti articoli che sono costantemente apparsi sulla stampa.

Lepone ricorda anche la sua esperienza personale, da dove parte il suo contributo, quando, nel 1974, frequentando il Liceo Ginnasio “Vitruvio Pollione” di Formia in provincia di Latina, era venuto a conoscenza del testo Lettera a una professoressa, il libro della Scuola di Barbiana, grazie all’insegnante di Lettere che ogni settimana lo faceva leggere e commentare in classe: «Erano trascorsi pochi anni dalla morte di Don Milani ma il suo pensiero era quanto mai fecondo. Qualche anno dopo, a partire dal triennio del Liceo, la conoscenza è continuata grazie all’insegnante di religione Don Simone Di Vito, come ho avuto modo di esprimermi in una recente occasione: “Sei stato tu, come professore di religione prima, e come sacerdote immediatamente dopo, ad accompagnarmi in un percorso di discernimento per superare dubbi e perplessità, aiutandomi a comprendere la bellezza del Vangelo e l’importanza dell’impegno. Tu, giovane sacerdote, hai fatto tuo l’insegnamento di Don Lorenzo Milani, il priore dalla parte dei più poveri e bisognosi che rifletteva insieme ai suoi ragazzi sul primato della coscienza, sulla necessità dell’assunzione della responsabilità del singolo nella società, che indicava lo studio e non lo svago come strada maestra dell’apostolato prendendo le distanze dalle forme di intrattenimento in uso negli oratori e nelle parrocchie”».

«Barbiana è ancora oggi un luogo fatto di nulla, in cui salire in punta di piedi a pensare, pregare e ascoltare quel profondo silenzio che scuote le coscienze; un luogo isolato dove quella povera tomba e quella scuola speciale ci richiamano la radicalità del Vangelo che spinge a camminare sulla retta via. E così deve rimanere». Questo il pensiero espresso da Michele Gesualdi, uno dei primi ragazzi della scuola, e riportato nell’articolo di Andrea Fagioli su Avvenire del 25 aprile 2017.

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