Papa Francesco: la pace è integrale

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Alla riunione dei capi di Stato del G7 a Tokjo, dove si sono decise sanzioni contro la Russia, che ha invaso l’Ucraina, con il possibile invio dei F16 all’esercito ucraino, papa Francesco ha inviato al vescovo di Hiroshima, mons. Alexis Mitsuru Shirahama, un messaggio, pregando che sia un summit ‘fruttuoso’:

“La scelta di Hiroshima come luogo dell’incontro è particolarmente significativa alla luce della continua minaccia del ricorso ad armi nucleari. Ricordo la profonda impressione che mi ha lasciato la commovente visita al Memoriale della Pace durante il mio viaggio in Giappone nel 2019. Stando lì in piedi in silenziosa preghiera e pensando alle vittime innocenti dell’attacco nucleare avvenuto decenni prima, ho voluto ribadire la ferma convinzione della Santa Sede che ‘l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi più che mai, un crimine’…

E’ a quel futuro che uomini e donne responsabili guardano ora con preoccupazione, specialmente sulla scia della esperienza di una pandemia globale e del persistere di conflitti armati in diverse regioni, tra cui la devastante guerra che si sta combattendo su suolo ucraino. Gli eventi degli ultimi anni hanno reso evidente che solo insieme, in fratellanza e solidarietà, la nostra famiglia umana può cercare di curare le ferite e costruire un mondo giusto e pacifico”.

Ed ha sottolineato che la pace è collegata alla sicurezza: “Di fatto, è diventato sempre più evidente che nel mondo multipolare del ventunesimo secolo la ricerca della pace è strettamente collegata al bisogno di sicurezza e alla riflessione sui mezzi più efficaci per garantirla”.

Ma la sicurezza deve essere integrale e fondata sul multilateralismo: “Tale riflessione deve necessariamente tenere in considerazione il fatto che la sicurezza globale deve essere integrale, capace di abbracciare questioni come l’accesso a cibo e acqua, il rispetto dell’ambiente, l’assistenza sanitaria, le fonti energetiche e la equa distribuzione dei beni del mondo.

Un concetto integrale di sicurezza può servire a rinsaldare il multilateralismo e la cooperazione internazionale tra attori governativi e non governativi, sulla base della profonda interconnessione tra tali questioni, la quale rende necessario adottare, insieme, un approccio di cooperazione multilaterale responsabile”.

Per questa garanzia le armi nucleari sono ‘inadeguate’: “Hiroshima, come ‘simbolo della memoria’, proclama con forza l’inadeguatezza delle armi nucleari per rispondere in modo efficace alle grandi minacce odierne alla pace e per garantire la sicurezza nazionale e internazionale. Basta considerare l’impatto umanitario e ambientale catastrofico che risulterebbe dall’uso di armi nucleari, come anche lo spreco a la cattiva destinazione di risorse umane ed economiche che la loro produzione comporta.

Né dobbiamo sottovalutare gli effetti del persistente clima di paura e sospetto generato dal mero possesso delle stesse, che compromette la crescita di un clima di fiducia reciproca e di dialogo. In tale contesto, le armi nucleari e le altre armi di distruzione di massa rappresentano un moltiplicatore di rischio che dà solo un’illusione di pace”.

Ed ha ricevuto i partecipanti al capitolo generale della Compagnia di Maria (Monfortani), a cui san Luigi di Monfort ha lasciato la regola di ‘rivelare la Sapienza nel mondo’, che è la Madre di Dio: “Il Vangelo ci mostra Maria come colei che, per accogliere in sé Gesù, Sapienza del Padre, con coraggio ha accettato di cambiare completamente la sua vita, le sue abitudini, i suoi sogni e le sue scelte.

Così ha custodito e donato ai fratelli l’amore che ha ricevuto, a Nazareth, sul Calvario e nel Cenacolo dove, nella luce della Pasqua, ha condiviso umilmente la vita della prima comunità. L’accoglienza, che è la prima cosa di cui vorrei parlare, è stata una dimensione fondamentale dell’esistenza di Maria e nella missione di lei.

Sul suo esempio, esorto anche voi ad esercitarla nelle vostre case e verso le persone che Dio vi affida. Il nostro mondo ha tanto bisogno di accoglienza e, nell’accoglienza ha bisogno di creatività, che ci faccia vicini a tutti, anche in situazioni nuove, che richiedono risposte urgenti. Accogliere a cuore aperto per ricevere”.

E’ un invito a lasciarsi abbracciare dall’amore della Madonna: “Lasciatevi stringere dal suo abbraccio materno e colla stessa tenerezza abbracciatevi gli uni gli altri; la tenerezza. Questo aiuterà voi e le persone che incontrerete a tirar fuori e a condividere il meglio di sé e, nella luce di tale condivisione, a discernere ciò che il Signore vi chiede per il vostro futuro.

Se volete essere coraggiosi e creativi, dunque, fate vostra la tenerezza di Maria e donatela a tutti, sempre! Ma la tenerezza non è un dolce che si compra, la tenerezza fa dolcezza, ma è forte. Avere un cuore tenero indica fortezza nel cuore per diventare tenero. Non dimenticatevi che la tenerezza è uno dei tre tratti di Dio. Dio è vicino, tenero e compassionevole. Tenerezza, compassione e vicinanza”.

Infine ha invitato i pellegrini dell’arcidiocesi di Spoleto-Norcia a cercare la bellezza: “Cercare la bellezza è andare al cuore delle cose, non all’apparenza. Nella Chiesa non è più tempo di concentrarsi su aspetti secondari, aspetti esteriori; è tempo di guardare alla comunità delle origini e di focalizzarsi sulle vere priorità, che sono la preghiera, la carità e l’annuncio. So che vi state impegnando per dare vita a un’azione apostolica più genuina. Rinnovare la pastorale richiede scelte, e le scelte devono partire da ciò che più conta”.

E’ un invito ad evangelizzare  con la testimonianza: “Quando il cuore non resta chiuso e triste a rimuginare le cose che non vanno, ma si apre, come avviene in un sacerdote che si spende per la sua gente, in una famiglia che genera vita, in un giovane che sceglie di non pensare solo a divertirsi ma di mettersi in gioco per Dio e per gli altri, allora il Vangelo passa in modo genuino, attraverso la bellezza della testimonianza. Ricordiamolo sempre: la testimonianza della vita comunica la bellezza della fede. La testimonianza della vita comunica la bellezza della fede”.

Per questo la Madre di Dio intercede sempre verso il Figlio: “L’intercessione ha come una dimensione interessante, è portare gli altri davanti al Signore, lottare con Lui attraverso la preghiera, sapendo insistere, non solo e non tanto per i nostri amici e per le persone care, come si fa di solito, ma soprattutto per chi è lontano, per chi non è dei nostri, per chi ci critica, per chi non conosce l’amore di Dio.

Una Chiesa che intercede, prega per gli altri, che porta il mondo al Signore senza diventare mondana, è una Chiesa sempre viva, sempre vivace, sempre bella… Il cristiano non può lasciarsi intrappolare nei lacci di questa mondanità stanca e snervante, ma è chiamato a riscoprire la bellezza che ha ricevuto per grazia e a intercedere, cioè ad attirare la bellezza sugli altri”.  

(Foto: Santa Sede)

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