160° giorno del #ArtsakhBlockade. Rispettare l’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e riconoscere la Repubblica di Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.05.2023 – Vik van Brantegem] – 160 giorni di resistenza del popolo dell’Artsakh di fronte al genocidio dell’Azerbajgian. Il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Artsakh da parte della comunità internazionale è indispensabile all’esercizio del diritto fondamentale degli Armeni all’autodeterminazione e a vivere in pace sulle terre ancestrali.

L’Artsakh da più di cinque mesi sta vivendo una crisi umanitaria a causa del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin), l’unico collegamento dell’Artsakh con l’Armenia e il resto del mondo. La strada Goris-Tegh-Kornidzor-Ponte Hakari-Berdzor (Lachin)-Shushi-Stepanakert è stato bloccato dall’Azerbajgian dal 12 dicembre 2022. La chiusura ha portato alla carenza di forniture essenziali come cibo e medicinali e l’interruzione della fornitura di elettricità e gas dall’Armenia. Il 22 febbraio 2023 la Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite ha ordinato all’Azerbajgian di prendere tutte le misure a sua disposizione per garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio di Lachin in entrambe le direzioni. L’Azerbaigian finora ha ignorato l’ordine, anzi ha sostituito il blocco degli “eco-attivisti” all’altezza di Shushi con un blocco militare e presso il ponte Hakari ha installato un blocco militare illegale (presentato ufficialmente come un “posto di controllo passaporti”) sul territorio della Repubblica di Artsakh sotto controllo delle forze di mantenimento della pace russe.

Nelle foto di Yana Avanesyan, Armeni che protestano nel villaggio di Kornidzor contro il blocco dell’Artsakh. Kornidzor è un villaggio del comune di Tegh nella Provincia di Syunik in Armenia, ultima tappa armena verso il Corridoio di Berdzor (Lachin) che inizia presso il ponte Hakari.

Il video dell’agenzia 301 [QUI].

Come abbiamo riferito [QUI e QUI], nel pomeriggio dell’11 aprile 2023, le forze armate azere hanno attaccato dei militari armeni nell’area del villaggio di Tegh. Quattro militari armeni sono stati uccisi e sei feriti a seguito dell’attacco terroristico azero, che si è svolto IN Armenia, come dimostrano le prove video. I militari azeri hanno violato la nuova linea di contatto (spostata in avanti da loro con la forza in marzo), partendo da un’area sul territorio sovrano dell’Armenia occupato in marzo, sono entrano in un’area vicino al villaggio di Tegh in Armenia senza alcun preavviso e hanno iniziato a sparare contro dei militari armeni che stavano conducendo lavori di ingegneria sulle proprie posizioni di difesa per contrastare la strisciante annessione di territorio armeno da parte delle forze armate dell’Azerbajgian. Il totale delle vittime era 17, aggiungendo a quelli armeni, i 3 morti e 4 feriti tra gli aggressori azeri, secondo il Ministero della Difesa dell’Azerbajgian.

Nelle foto di Siranush Sargsyan, i cittadini di Stepanakert marciano dalla parte dell’ingresso al Corridoio di Berdzor (Lachin) in Artsakh e hanno mostrato sostegno ai partecipanti al raduno di Kornidzor.

Il Presidente della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, Arayik Harutyunyan, ha incontrato un gruppo di membri delle famiglie dei soldati cadute durante la guerra di 44 giorni nel Nagorno Karabakh del 2020, che avevano chiesto di incontrare Harutyunyan.

Durante l’incontro, Harutyunyan ha discusso una serie di questioni relative agli sviluppi nazionali ed esteri. Ha sottolineato «la necessità di stabilità interna e tolleranza reciproca in queste condizioni di crisi, sottolineando il ruolo dei presenti in questa vicenda».

La prima conferenza “Futuro armeno” ha discusso 3 dei 15 obiettivi dell’iniziativa

La prima conferenza “Futuro armeno”, che dal 10 al 12 marzo 2023 ha discusso 3 dei 15 obiettivi dell’iniziativa: responsabilità storica, unità Armenia-diaspora e crescita della popolazione. I circa 200 partecipanti provenienti da diversi Paesi del mondo hanno votato le proposte politiche e le priorità dell’iniziativa relative a ciascun obiettivo.

Riassumendo i risultati della conferenza, Nubar Afeyan, co-fondatore dell’iniziativa “Futuro armeno”, ha sottolineato che se, nell’attuale urgenza, non si può discutere e immaginare un futuro che possa appartenere a tutti, e per il quale vale la pena fare gli investimenti e i sacrifici necessari per realizzarlo, poi rimarremo nel presente. “Più precisamente, torneremo al passato. E il nostro passato, ad eccezione di alcuni momenti luminosi, non è quello a cui, penso, nessuno voglia tornare”, ha detto Afeyan.

Ruben Vardanyan, co-fondatore dell’iniziativa “Futuro armeno “, ha anche osservato che le questioni relative all’Artsakh avranno un grande impatto non solo sull’Armenia, ma anche sull’intero mondo armeno. “E siamo sicuri che percorreremo questa strada insieme, perché proteggere la sicurezza e l’indipendenza dell’Artsakh non è solo un problema del popolo dell’Artsakh”, ha affermato Vardanyan.

Parlando della scelta e del successo del modello della conferenza, Artur Alaverdyan, co-fondatore dell’iniziativa “Futuro armeno”, ha affermato che il modello della conferenza, come formato per prendere decisioni insieme, è uno dei nuovi modelli emergenti in risposta alle sfide più complesse nel mondo. “La conferenza ha dimostrato che questo approccio innovativo funziona per noi e che le persone con opinioni opposte possono arrivare a una decisione congiunta su questioni complesse. In altre parole, continueremo a utilizzare questo modello. La conferenza si è concentrata sulla discussione di tre obiettivi, ma abbiamo ancora altri obiettivi da discutere”, ha affermato Alaverdyan.

Richard Azarnia, co-fondatore dell’iniziativa “Futuro armeno “, ha sottolineato che vede la missione dell’iniziativa nell’attuazione dei 15 obiettivi prefissati. “Secondo me l’importante in questo momento è essere uniti. Dobbiamo seguire insieme le idee adottate dalla conferenza, perché sono le nostre idee collettive, ora dobbiamo tenerci per mano e camminare insieme. L’obiettivo di ‘Futuro armeno’ è facilitare e accelerare questo percorso”, ha affermato Azarnia.

A seguito del voto durante la conferenza, il 92,7% dei partecipanti ha votato a favore del punto di vista che “l’Artsakh è il problema di tutti gli Armeni”. Grande attenzione hanno ricevuto anche le proposte di creare un’agenzia per la cooperazione degli uomini d’affari per l’Armenia e la diaspora, reti congiunte del patrimonio armeno, organizzazione e propaganda dell’immigrazione.

La conferenza ha realizzato il primo tentativo di dialogo civile pan-armeno nell’agenda nazionale, il primo tentativo di Armeni di diversi Paesi di risolvere insieme il futuro della nazione, l’organizzazione della prima assemblea civile nel territorio post-sovietico e con il coinvolgimento della diaspora. Oltre a discussioni in un formato senza precedenti, commissioni che hanno coinvolto più di 100 esperti hanno lavorato per più di 5 mesi. La partecipazione delle strutture della diaspora più coinvolte alle discussioni di esperti e al dibattito pubblico è un tentativo di superare la polarizzazione sociale e lo stallo politico e coinvolgere nuovamente i cittadini attraverso l’inclusività.

Lavrov afferma che la stabilità e la pace del Caucaso meridionale sono “direttamente collegate” agli interessi russi e la Russia farà di tutto affinché vengano attuati gli accordi volti a stabilizzare la situazione nel Caucaso meridionale

Parlando all’incontro trilaterale con i Ministri degli Esteri armeno e azero, Ararat Mirzoyan e Jeyhun Bayramov a Mosca, il Ministro degli esteri russo Lavrov ha espresso la speranza che i colloqui procedano in un’atmosfera costruttiva e il dialogo diretto consentirà di ottenere ulteriori risultati .Lavrov si è offerto di discutere trilateralmente l’intero cerchio di questioni di normalizzazione tra Armenia e Azerbajgian prima di continuare i colloqui bilaterali. Ha affermato che le dichiarazioni trilaterali firmate dai leader di Russia, Armenia e Azerbajgian sono le tabelle di marcia per raggiungere soluzioni sostenibili. «Abbiamo analizzato la situazione intorno al Caucaso meridionale. Riteniamo che non ci sia alternativa agli accordi tra i nostri leader. A nostra volta, siamo interessati alla stabilità e alla pace in questa regione. Questo è direttamente collegato agli interessi russi. Faremo di tutto perché vengano attuati accordi volti a stabilizzare la situazione», ha affermato Lavrov, auspicando che le decisioni vengano rispettate da tutti gli altri Paesi interessati alla presenza regionale. Lavrov ha anche menzionato la necessità di stabilizzare la situazione nel Nagorno-Karabakh e al confine, risolvere le questioni umanitarie, sbloccare i collegamenti economici e di trasporto e lavorare sul testo del trattato di pace.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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