Festività dell’Ascensione: Gesù ascende al cielo

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La festa dell’Ascensione segna l’inizio della storia della Chiesa nel mondo; Gesù dà mandato ai suoi discepoli: Come il Padre ha mandato me, così io mando voi; ‘andate e fate miei discepoli tutti i popoli’. Gesù, dopo la sua risurrezione, aveva preparato i suoi per un periodo di quaranta giorni, il n. 40 è un numero simbolico e sta ad indicare il tempo utile per intraprendere una missione che si concluderà solo alla fine del mondo; è la missione di impiantare la Chiesa nel mondo, continuare l’opera intrapresa dal Signore, salvare l’uomo creato ad immagine di Dio.

Gesù forma i suoi discepoli a questa missione in modo particolare nel periodo dopo la risurrezione: quaranta giorni per rassicurare i discepoli che Egli è veramente il Risorto ed ora deve iniziare l’opera di testimonianza dei suoi Apostoli in mezzo al mondo. Gli Apostoli sono ancora impauriti, le donne appaiono più coraggiose; Gesù li tranquillizza: io sarò con voi sino alla fine del mondo, non vi lascerò soli, dal Padre vi manderò lo Spirito Consolatore. 

Nei suoi discorsi di addio ai discepoli Gesù insiste sull’importanza del suo ‘ritorno al Padre’, coronamento della sua missione nel mondo.  Egli si è incarnato, ha assunto la natura umana, è venuto nel mondo per riportare l’uomo a Dio non sul piano ideale, come un filosofo o un maestro di saggezza, ma realmente dando la vita per salvare l’uomo, come pastore buono che vuole condurre le sue pecore all’ovile.

L’esodo o ritorno verso la patria celeste, che Gesù vive ed attua in prima persona, è totalmente per noi uomini; per noi è venuto dal cielo, per noi ritorna al Padre e prepara un posto per quanti crederanno in Lui. Su Cristo Gesù, che ascende e ritorna al Padre, si fonda la speranza cristiana, che non è una illusione ma l’ancora che penetra nel cielo dove Cristo ci ha preceduti; come Cristo ci ha preceduti, come Cristo è risorto ed è salito al cielo, così noi risorgeremo per essere felici con Lui nel Regno dei cieli.

Ecco perché Gesù evidenzia a chiare tinte: ‘E’ meglio per voi che io me ne vada’. Accanto a Cristo gli Apostoli si sentono sicuri e sereni, lontano da Lui sentono paura ed insicurezza; da qui le parole incoraggianti di Gesù ‘non sia turbato il vostro cuore’. Gesù assicura gli Apostoli con la promessa della Spirito santo.

La salvezza del mondo, la costituzione solida della Chiesa sarà soprattutto opera divina, grazie alla presenza dello Spirito Santo: nel Battesimo è lo Spirito Santo che conferisce i tre doni: la Fede, la Speranza e la Carità; tre doni che costituiscono l’ancora della salvezza: la Fede è il dono specifico   che porta il credente alla vittoria superando ogni dubbio e vivendo l’amore insegnato da Cristo Gesù: mi chiamate Signore e Maestro e dite bene; allora amatevi come io vi ho amato e il Padre vi riconoscerà veramente come miei discepoli.

La festa di oggi ci presenta liturgicamente tre momenti: a) Il primo è legato alla festa di Pasqua: Gesù per 40 giorni rassicura i suoi circa la sua risurrezione, ne dà le prove più eclatanti di essere il Risorto ed affida alla Chiesa la sua missione: ‘come il Padre ha mandato me, io mando voi’.

Io ho portato a termine la mia missione, ora inizia la vostra, non dovrà essere una conquista politica o economica del mondo, non conquista con le armi ma con l’amore e con la Parola di Dio.  Gli Apostoli sono chiamati ad essere testimoni credibili delle verità e della misericordia di Dio.

b) Il secondo momento è descritto sinteticamente nel capitolo primo degli Atti degli Apostoli. E’ il distacco di Gesù dai suoi discepoli dove Gesù invita a non stare a guardare in alto, ma a stare uniti nella preghiera in attesa dell’arrivo dello Spirito Santo perché   solo a chi ‘rinasce dall’alto’ è aperto l’ingresso nel Regno dei cieli.

C) Il terzo momento è quello escatologico, riguarda il futuro: due angeli dicono agli Apostoli: ‘Uomini di Galilea, cosa state ancora a guardare? Gesù non lo vedrete più sino a quando tornerà un giorno, come giudice’, a giudicare i vivi e i morti, giudice dei buoni e dei cattivi, giudice di quanti hanno accettato il suo messaggio o lo hanno rigettato. L’umanità allora sarà divisa come il Pastore separa le pecore dalle capre, giudicando tutti in chiave di amore.

Gli Apostoli allora tornarono a Gerusalemme con il cuore pieno di gioia e in attesa dello Spirito Santo. La festa dell’Ascensione indica la solenne inaugurazione della Chiesa vera, quella costituita non da mura ma da pietre vive; uomini, anche se deboli e fragili, ma corroborati dalla Fede e dall’amore, uomini che vivono sulla terra con gli occhi rivolti verso il cielo dove Gesù è andato per prepararci un posto.

Una Chiesa sostenuta dalla sicura speranza del premio promesso da Gesù. Una Chiesa che unisce cielo e terra non come due realtà opposte o antitetiche ma come due momenti della vita: il momento terreno prepara al momento celeste. Se il mistero della risurrezione è grande perché ci dice che non siamo stati creati per la morte ma per la vita, il  mistero dell’Ascensione è ancora più grande perché ci fa sedere accanto a Dio come figli nella casa del Padre.

Cosa fare allora?  essere discepoli di Gesù con le parole e con l’esempio. Gesù entra come Uomo e come Dio nella dimensione dello spirito, e la prima a rinascere dall’alto è stata Maria, la madre di Gesù e madre nostra. A Lei dunque la nostra fiduciosa preghiera.  

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