156° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Unione Europea continua a ignorare i diritti e gli interessi legittimi del popolo dell’Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 16.05.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, nel 156° giorno del blocco del Corridoio di Berdzor (Lachin) in corso da parte dell’Azerbajgian, altri nove pazienti gravemente malati, insieme a sette assistenti sono stati trasportati in ambulanza da Stepanakert a Yerevan, accompagnati dalle forze di mantenimento della pace russe, ha annunciato il Ministero della Sanità della Repubblica di Artsakh. Oltre 100 pazienti (di cui 25 in condizioni critiche) sono stati privati della possibilità di essere trasportati in Armenia per cure mediche cruciali da quando il 29 aprile scorso il Comitato Internazionale della Croce Rossa ha dovuto interrompere le evacuazioni mediche e la fornitura di farmaci all’Artsakh.

«Il checkpoint Lachin dell’Azerbajgian funziona senza problemi. Nessun ostacolo per chi arriva, compresi gli Armeni residenti in Karabakh in questo video. La procedura di controllo dei documenti legali è l’unica pausa durante il passaggio. Abbastanza per sfatare le accuse di “blocco” e “pulizia etnica”? #MenzogneArmene» (Caliber English).
«Altri residenti Armeni etnici della regione del Karabakh dell’Azerbajgian utilizzano il nuovo valico di frontiera azero. Liberamente e in sicurezza. #StradaLachin è aperta» / Nasimi Aghaev, Ambasciatore dell’Azerbajgian in Germania).

Come abbiamo avuto già occasione di osservare, si tratta di persone con malattie molto gravi, disperate, con loro accompagnatori in ambulanza scortata dalle forze di mantenimento della pace russe, maltrattate moralmente in questo posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin occupato illegalmente delle forze militari dell’Azerbajgian, per una disgustosa propaganda di falsità.

«Esclusivo: ci sono ancora formazioni dell’esercito armeno nella nostra regione del Karabakh, precisamente a Khojaly. Questo non è un segno di costruzione della pace. Questa è una sfida di guerra. L’Armenia deve ritirarli in base agli obblighi assunti firmando l’accordo del 10 novembre 2020. O riconciliarsi con le conseguenze…» (Caliber English).

Disinformazione e fake news. Un altro pezzo di propaganda nel classico stile minacciosa del regime autocratico dell’Azerbajgian, A parte del fatto che non si nota “formazioni dell’esercito armeno” nel filmato, va ricordato che l’accordo trilateriale del 9 novembre 2020 (violato costantemente in tutti i suoi punti dall’Azerbajgian) non parla dell’esercito di difesa dell’Artsakh, che ha il diritto di difendersi. Queste truppe sono sempre state lì per proteggere la popolazione armena dato l’obiettivo pubblico dell’Azerbajgian di annientare gli Armeni. Non sono, come viene sostenuto falsamente, di nuove truppe installate dopo il cessate il fuoco. Si tratta di propaganda per creare delle giustificazioni per l’attacco al territorio dell’Artsakh ancora rimasto libero.

«È difficile immaginare un accordo di pace genuino e sostenibile in una situazione in cui una parte ritiene di avere il diritto di ottenere concessioni dall’altra parte con ogni mezzo necessario. Inoltre, l’Azerbajgian continua a violare i termini della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, ignorando le decisioni prese da organizzazioni e tribunali internazionali. Cerchiamo di essere chiari: qualsiasi decisione riguardante l’Artsakh non può essere presa senza la partecipazione attiva e la considerazione della sua gente» (Ruben Vardanyan, già Ministro di Stato della Repubblica di Artsakh).

Le istituzioni europee stanno tentando di garantire lo scambio di azeri con prigionieri di guerra armeni

Le istituzioni europee, curando gli interessi dell’Azerbajgian, stanno cercando di garantire lo scambio di Azeri che hanno attraversato il confine dell’Armenia con prigionieri di guerra armeni, ha detto in un’intervista pubblicata da News.am Siranush Sahakyan, Presidente dell’International and Comparative Law Center.

Dopo l’incontro tripartito tra il Presidente dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel e il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, che si è tenuto il 14 maggio scorso a Brussel, Michel aveva annunciato che molti altri detenuti saranno rilasciati nel prossime settimane. Aveva aggiunto di aver sottolineato la necessità di mantenere la comprensione reciproca sulla questione dei soldati che si erano persi e passati dall’altra parte saranno rilasciati con una procedura accelerata come prima.

Però, Sahakyan ha osservato che c’è un travisamento della realtà e che il punto di vista azero è stato presentato unilateralmente. “Non è basato sulla realtà e la posizione armena non si riflette. Non so perché le prove e la narrazione azera non siano state messe in evidenza rispetto alla posizione armena. Forse non sono a conoscenza della posizione armena o, essendone consapevoli, era auspicabile affidarsi al punto di vista azero. Ad ogni modo, i classici criminali azerbajgiani vengono presentati come soldati smarriti quando almeno uno di questi soldati ha anche pubblicato un video e i crimini da loro commessi sono avvalorati da molte prove. Di norma, quando militari si perdono in territori sotto il controllo delle forze armate di un altro Paese a causa del tempo o di altre condizioni, non commettono atti accompagnati da violenza ostile. In questo caso, vediamo che alcune azioni sono state eseguite intenzionalmente e sono stati violati valori così importanti come la vita”, ha affermato Sahakyan. Ha sottolineato che la suddetta narrazione sosterrà l’operazione di “scambio di prigionieri di guerra armeni con i militari azeri che si sono persi”.

“Credo dal momento che stanno lavorando con l’Azerbajgian con strumenti molto morbidi e non hanno fatto alcun passo per il rimpatrio dei prigionieri di guerra armeni negli ultimi sei mesi, la parte europea, tenendo conto degli interessi dell’Azerbajgian, sta cercando di garantire lo scambio con i prigionieri di guerra armeni”, ha osservato Sahakyan.

Michel ride, Aliyev sorride sotto i baffi e Pashinyan è scuro in volto. Il vertice di Brussel sembra segnare il destino degli Armeni dell’Artsakh lasciati al loro destino di sfollati o sudditi dell’autocrazia azera. Lo chiede l’Europa? Diritti umani calpestati.

La leadership dell’Unione Europea continua ad ignorare i diritti e gli interessi legittimi del popolo dell’Artsakh

Il Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh ha rilasciato una dichiarazione in merito alle osservazioni di Charles Michel a seguito della riunione tripartita tenutasi a Brussel il 14 maggio scorso [QUI], osservando che sia il contenuto della dichiarazione nel suo insieme, sia una serie di punti in essa contenuti indicano che la leadership dell’Unione Europea continua a ignorare i diritti e gli interessi legittimi del popolo dell’Artsakh ed è guidata esclusivamente dai propri interessi geopolitici e a breve termine nella regione, a scapito dei valori della democrazia e dei diritti umani dichiarati dall’Unione Europea.

Le stesse osservazioni valgono per le dichiarazioni di Josep Borrell, l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, membro del PSOE e del Partito Socialista Europeo, dopo l’incontro che ha avuto con il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, Jeyhun Bayramov, a Brussel, in cui le parti hanno discusso questioni relative alla sicurezza nel Caucaso meridionale. In un post su Twitter, Borel ha valutato positivamente l’incontro: «Ho accolto con favore l’incontro tripartito ospitato dal Presidente del Consiglio Europeo. Ne abbiamo discusso i risultati e le vie da seguire, scambiato opinioni sulle relazioni Unione Europea-Azerbajgian. L’Unione Europea continua a impegnarsi per raggiungere una pace e una sicurezza durature nel Caucaso meridionale». Basta guardare la faccia di Pashinyan per capire come è andato l’incontro tripartita a Brussel.

Segue il testo della dichiarazione Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh, nella nostra traduzione italiana:

«Il 14 maggio, il Presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha rilasciato una dichiarazione alla stampa a seguito di un incontro trilaterale con il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, e il Presidente azero, Ilham Aliyev. Il contenuto della dichiarazione nel suo insieme, così come una serie di punti ivi contenuti, indicano che la leadership dell’Unione Europea continua a ignorare i diritti e gli interessi legittimi del popolo dell’Artsakh ed è guidata esclusivamente dai propri interessi geopolitici e a breve termine nella regione a scapito dei valori di democrazia e diritti umani dichiarati dall’Unione Europea.
Ciò è dimostrato in particolare dall’assenza nella dichiarazione di qualsiasi menzione del blocco di oltre 5 mesi del Corridoio di Lachin, l’istituzione di un checkpoint azero illegale all’ingresso del Corridoio e l’assedio di fatto della popolazione di 120.000 [Armeni] dell’Artsakh con tutte le conseguenze umanitarie che ne derivano. Ciò è un’indicazione del fatto che il Presidente del Consiglio Europeo non solo non impedisce, ma di fatto asseconda l’Azerbajgian nell’usare la sofferenza del popolo dell’Artsakh come strumento politico.
Tuttavia, se le intenzioni e le azioni visibili dell’Azerbajgian per provocare una catastrofe umanitaria e portare avanti la pulizia etnica nell’Artsakh non sono motivo di preoccupazione per il Presidente del Consiglio Europeo, avevamo ancora il diritto di aspettarci, che l’organizzazione che rappresenta, mostrasse interesse diretto al rigoroso rispetto da parte dell’Azerbajgian delle decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Uniti, come uno dei pilastri dell’ordinamento giuridico internazionale contemporaneo. A questo proposito, il provocatorio disprezzo del Presidente del Consiglio Europeo per la costante inosservanza da parte dell’Azerbajgian dell’ordine giuridicamente vincolante del principale organo giudiziario delle Nazioni Unite e le sue sistematiche violazioni del diritto internazionale, in particolare il mancato uso o la minaccia della forza e il pacifico risoluzione delle controversie, è sconcertante.
Sono solo le misure efficaci da parte della comunità internazionale volte a costringere l’Azerbajgian ad adempiere immediatamente e incondizionatamente ai suoi obblighi ai sensi della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 e dell’Ordine della Corte Internazionale di Giustizia del 22 febbraio 2023, che possono testimoniare che coloro che agiscono come mediatori sono sinceramente interessati a una pace e stabilità durature nella regione. Crediamo che quegli attori internazionali che con la loro azione o inazione stanno incoraggiando Baku nelle loro politiche aggressive ed espansionistiche e negli atti illeciti a livello internazionale, non solo si assumono la responsabilità delle gravi conseguenze, ma giustificano anche il ripetersi di tali politiche e violazioni in altre parti del il mondo.
Ricordiamo ancora una volta che nel 1991 il popolo dell’Artsakh, nel pieno rispetto del diritto internazionale e della legislazione interna in vigore a quel tempo, esercitò il suo diritto inalienabile all’autodeterminazione e stabilì la propria statualità sulla stessa base dell’Azerbajgian e dell’Armenia. Le autorità della Repubblica di Artsakh hanno costantemente difeso e continueranno a difendere la legittima scelta ed espressione del libero arbitrio del proprio popolo.
I rappresentanti dei singoli Paesi e delle organizzazioni internazionali non hanno il diritto di decidere il destino del popolo dell’Artsakh. Inoltre, qualsiasi tentativo di imporre al popolo dell’Artsakh un’agenda basata sulla legittimazione dell’uso illegale della forza e del terrore in corso, equivale a complicità nell’attuazione dei piani criminali dell’Azerbajgian di pulizia etnica dell’Artsakh e al mantenimento di una fonte permanente di tensione nell’Artsakh, oltre a incoraggiare le ambizioni territoriali e le politiche aggressive di Baku.
A questo proposito, ribadiamo la determinazione del popolo e delle autorità della Repubblica di Artsakh a continuare la lotta per i propri diritti inalienabili in conformità con le norme e i principi del diritto internazionale. Siamo convinti che solo il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione esercitato dal popolo dell’Artsakh possa diventare la base per una soluzione sostenibile del conflitto e l’instaurazione di una pace e di una stabilità giuste e durature nella regione.
Ricordiamo, inoltre, che le autorità della Repubblica di Artsakh hanno sempre sostenuto una soluzione globale del conflitto Azerbajgian-Karabakh attraverso i negoziati. La Repubblica di Artsakh resta aperta alla discussione di tutte le componenti del conflitto e di ragionevoli proposte finalizzate a una soluzione pacifica, in un formato negoziale concordato e riconosciuto a livello internazionale, basato sulla parità di diritti delle parti e in presenza di forti garanzie internazionali per l’attuazione dei propri obblighi».

Il Rappresentante permanente dell’Armenia presso l’UNESCO è preoccupato per le minacce al patrimonio armeno nei territori controllati dall’Azerbajgian

La 216ª sessione del Consiglio Esecutivo dell’UNESCO è iniziata ieri 15 maggio 2023 presso la sede dell’organizzazione. Durante la prima sessione plenaria svoltasi lo stesso giorno, è intervenuto l’Ambasciatore Christian Ter-Stepanyan, Rappresentante permanente della Repubblica di Armenia presso l’UNESCO.

Secondo il comunicato diffuso dal Ministero degli Esteri della Repubblica di Armenia, riferito alle attività svolte dall’UNESCO in situazioni di emergenza e di guerra, il Rappresentante permanente della Repubblica di Armenia presso l’UNESCO ha ricordato l’aggressione scatenata dal forze armate dell’Azerbajgian contro il territorio sovrano dell’Armenia il 13 settembre 2022, la situazione creata, in particolare, il danno subito dal sistema educativo nei territori colpiti, e ha presentato i passi compiuti per superare la situazione.

Ter-Stepanyan ha espresso la convinzione che l’UNESCO abbia la responsabilità di tutte quelle persone il cui diritto all’istruzione viene violato. In tale contesto, ha menzionato le conseguenze del blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbjigian per la popolazione armena del Nagorno-Karabakh, inclusa la violazione del diritto all’istruzione di 30.000 bambini. Ha ribadito l’urgenza di inviare una missione conoscitiva inter-agenzia delle Nazioni Unite a causa della situazione riferita.

Nel suo discorso, Ter-Stepanyan ha anche espresso la sua preoccupazione per le minacce al patrimonio culturale armeno nei territori del Nagorno-Karabakh controllati dall’Azerbajgian, in particolare nelle regioni di Shushi e Hadrut. Ha sottolineato che dal 2020 i numerosi casi di distruzione, vandalismo e appropriazione del patrimonio culturale armeno sono una prova eloquente dell’obiettivo di sradicare qualsiasi traccia culturale armena. In tale contesto, l’Ambasciatore Ter-Stepanyan ha ribadito la necessità di inviare con urgenza una missione UNESCO in Nagorno-Karabakh e territori limitrofi.

Nel parco dei khachkar a Yerevan è stato benedetto un khachkar dedicato a San Giovanni Paolo II

Si è svolta nel parco dei khachkar in via Pavstos Buzandi a Yerevan una cerimonia di inaugurazione e benedizione di un khachkar dedicato alla secolare amicizia armeno-polacca e a San Giovanni Paolo II.

L’evento segna il 1700° anniversario dell’adozione del cristianesimo come religione di stato da parte dell’Armenia e il 20° anniversario della storica visita di Papa Giovanni Paolo II, il grande figlio del popolo polacco, in Armenia.

Secondo Zareh Sinanyan, Capo della Commissione per la Diaspora della Repubblica di Armenia, il khachkar simboleggia e riafferma l’antica amicizia dei popoli armeno e polacco: «Le relazioni armeno-polacche hanno una ricca storia. Gli Armeni hanno vissuto in Polonia per più di sei secoli e grazie all’atteggiamento gentile del popolo polacco e dello Stato polacco, gli Armeni sono stati in grado di creare una cultura ricca e allo stesso tempo contribuire all’arricchimento della vita statale, socio-economica e culturale della Polonia in vari campi, che è stato apprezzato dal popolo e dalle autorità polacche».

Sinayan ha sottolineato che esiste anche una comunità polacca costituita in Armenia, che, sebbene sia piccola di numero, ha un ruolo attivo e significativo nella vita pubblica dello Stato ed è un ponte unico tra due popoli e Paesi amici. «L’inaugurazione della croce di pietra è una manifestazione dell’amicizia tra i popoli armeno e polacco che si è formata nel corso dei secoli ed è diventata una buona tradizione. Oggi ci sono tutti i presupposti per approfondire ed espandere questa amicizia», ha concluso Sinanyan.

Il Rappresentante plenipotenziario del governo polacco per la diaspora e i polacchi all’estero, il Segretario di Stato Jan Michal Dziedziczak, ha sottolineato: «Sono felice di essere in un luogo in cui il Cristianesimo è stato accettato per la prima volta come religione di Stato più di 1700 anni fa. Un luogo dove più di 20 anni fa San Giovanni Paolo II fece un pellegrinaggio in Armenia in occasione dell’adozione del Cristianesimo. A quel tempo, si è unito agli Armeni con le sue preghiere rivolte ai Cristiani uccisi durante il genocidio», ha detto Dziedziczak. Si è detto convinto che il khachkar non è solo un simbolo della cultura armena e una bellissima opera d’arte, ma anche un segno del nuovo inizio della salvezza dell’uomo attraverso Dio. Ha concluso che il khachkar inaugurato, simboleggia la connessione tra la fede dei Polacchi e degli Armeni.

Il khachkar è stato eretto grazie agli sforzi del Presidente del Comitato Pubblico Armeno-Polacco, il Console Onorario dell’Armenia in Polonia, Hrachya Boyajyan, e Direttore del Dipartimento delle Denominazioni Religiose e delle Minoranze Nazionali ed Etniche, Andrzej Sosnowski, con il patrocinio del Primo Ministro della Repubblica di Polonia e il Comitato Pubblico Armeno-Polacco.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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