La Santa Sede riconosce il martirio di 21 copti uccisi in Libia

Mercoledì 10 maggio iI capo della Chiesa copto ortodossa, Tawdros II, ha donato a papa Francesco una reliquia dei martiri copti uccisi in Libia il 15 febbraio 2015: 21 uomini, di cui 20 egiziani, assassinati dai terroristi islamici del Daesh e i cui corpi furono ritrovati nel 2017 in una fossa comune a Sirte, in Libia.
Nel ricevere questo dono papa Francesco ha espresso la propria gratitudine: “Questi martiri sono stati battezzati non solo nell’acqua e nello Spirito, ma anche nel sangue, un sangue che è seme di unità per tutti i seguaci di Cristo… Con il consenso di vostra santità saranno inseriti nel Martirologio Romano come segno della comunione spirituale che unisce le nostre due Chiese”.
Mentre il giorno successivo papa Tawadros II ha visitato il Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani (DPUC), dove è stato ricevuto dal card. Koch e dall’insieme del personale. Nel discorso di benvenuto, il card. Koch ha fatto riferimento al nuovo libro della collana ‘Ut unum sint’ sulle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa copta ortodossa che ha offerto ai membri della delegazione:
“E’ una gioia accogliere voi e gli illustri membri della vostra delegazione a questo Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani in occasione del cinquantesimo anniversario della visita del vostro predecessore, papa Shenouda III, e del decimo anniversario della vostra prima visita a Roma. Lei ci ha onorato della sua visita al nostro Dicastero dieci anni fa, una visita che ha lasciato un ricordo indimenticabile tra i nostri collaboratori”.
Poi ha ringraziato per “il progresso compiuto nel dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, vorrei ringraziarla, Santità, per il suo continuo sostegno e per la generosa accoglienza che ha riservato alla 19a sessione plenaria della Commissione, lo scorso febbraio, presso il monastero di San Bishoy a Wady El-Natroun.
Siamo ansiosi di commemorare il 20º anniversario di questa Commissione il prossimo anno nel 2024. Vi ringrazio anche per la partecipazione della Chiesa copta ortodossa alle visite di studio annuali che il nostro Dicastero ha iniziato tre anni fa e che permettono ai giovani monaci e sacerdoti delle Chiese ortodosse orientali di approfondire la conoscenza della Chiesa di Roma. E’ anche attraverso queste connessioni personali che si costruisce l’unità tra le nostre Chiese”.
Nella risposta papa Tawadros II, ringraziando per il libro che sarà tradotto in lingua araba, ha ricordato il cammino verso l’unità dei cristiani: “Noi copti ortodossi ci rendiamo conto che il nostro cammino verso l’unità non è facile, e nel corso dei secoli abbiamo affrontato diverse sfide e vari ostacoli tra cui le differenze liturgiche, le difficoltà culturali e le divisioni politiche. Tuttavia, crediamo che con la preghiera, con il dialogo e con il rispetto reciproco Dio operi nella sua Chiesa, e rimaniamo fiduciosi alla luce della sua promessa”.
E’ un invito a trovare punti di convergenza: “Siamo riuniti qui in Vaticano nella terra degli Apostoli Pietro e Paolo, e credo che sia importante individuare il modo di rafforzare i nostri legami e la comprensione tra le diverse società cristiane. Per conseguire ciò, dobbiamo essere disposti a cercare punti di convergenza, e ad avvicinarci gli uni agli altri, con una crescente apertura nello spirito del rispetto e dell’intesa reciproci”.
Ed ha sottolineato che l’amore è l’unica via che conduce all’unità: “Ribadisco che l’unione dell’amore è la via verso l’unione della fede. Da una parte, occorre approfondire lo studio delle nostre rispettive tradizioni storiche, liturgiche e spirituali e apprendere gli uni dagli altri attraverso lo scambio delle esperienze e lo scambio sacerdotale e monastico, così come già avvenuto con un gruppo di sacerdoti delle Chiese Orientali su invito del Vaticano; possono apportare questo contributo anche gli studiosi dell’arte, i monasteri, il sistema istituzionale, gli storici delle due Chiese, prestando particolare interesse ai santi e ai martiri, che rappresentano dei ponti tra l’oriente e l’occidente. Sarà bene rafforzare la giornata dell’amore fraterno promuovendola a livello popolare”.
Ed attraverso la preghiera si può ottenere tutto: “Dall’altra parte, dobbiamo lavorare insieme per affrontare le sfide odierne, come la povertà, l’ingiustizia e i conflitti. Questo significa riconoscere di avere una responsabilità comune nel promuovere il bene generale, e che si può fare di più lavorando insieme.
L’Apostolo Paolo nella sua lettera ai Romani dice: ‘Non abbiate altro debito con nessuno, se non di amarvi gli uni gli altri’. Vorrei ricordare ciò che la Chiesa cattolica fa in Egitto a livello popolare, come la costruzione di scuole e ospedali; per questo siamo grati.
Tutto ciò è possibile con la preghiera che fa miracoli e la nostra storia copta testimonia che attraverso la preghiera è stato possibile spostare il Monte Moqattam nella periferia del Cairo nel X secolo d.C.”.
(Foto: Dicastero per le Chiese orientali)