Papa Francesco agli Stati generali della Natalità: la natalità genera speranza

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Oggi papa Francesco con un personale racconto su un fatto accadutogli ha salutato i partecipanti alla terza assemblea degli Stati generali della Natalità, conclusisi a Roma, ricordando che per superare l’inverno demografico occorrono serie politiche lungimiranti, capaci di alimentare la speranza per il futuro dell’Italia (lo scorso anno solo 393.000 nascite) e dell’Europa:

“La nascita dei figli, infatti, è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo. Se ne nascono pochi vuol dire che c’è poca speranza. E questo non ha solo ricadute dal punto di vista economico e sociale, ma mina la fiducia nell’avvenire”.

Per il papa le poche nascite è un sintomo di preoccupazione per il futuro di ogni Nazione: “Oggi mettere al mondo dei figli viene percepito come un’impresa a carico delle famiglie. E questo, purtroppo, condiziona la mentalità delle giovani generazioni, che crescono nell’incertezza, se non nella disillusione e nella paura. Vivono un clima sociale in cui metter su famiglia si è trasformato in uno sforzo titanico, anziché essere un valore condiviso che tutti riconoscono e sostengono.

Sentirsi soli e costretti a contare esclusivamente sulle proprie forze è pericoloso: vuol dire erodere lentamente il vivere comune e rassegnarsi a esistenze solitarie, in cui ciascuno deve fare da sé. Con la conseguenza che solo i più ricchi possono permettersi, grazie alle loro risorse, maggiore libertà nello scegliere che forma dare alle proprie vite. E questo è ingiusto, oltre che umiliante”.

Il papa non ha nascosto che il tempo attuale è incerto, come precedentemente è stato sottolineato dalla presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni:

“Tutto va veloce e pure le certezze acquisite passano in fretta. Infatti, la velocità che ci circonda accresce la fragilità che ci portiamo dentro. E in questo contesto di incertezza e fragilità, le giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare”.

Ma dalla crisi si può uscire solo insieme: “Questa è la crisi di oggi. Difficoltà a trovare un lavoro stabile, difficoltà a mantenerlo, case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali. Sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi”.

Ed oggi c’è crisi, perché la cultura è incentrata sul singolo: “E’ una cultura poco amica, se non nemica, della famiglia, centrata com’è sui bisogni del singolo, dove si reclamano continui diritti individuali e non si parla dei diritti della famiglia. In particolare, vi sono condizionamenti quasi insormontabili per le donne.

Le più danneggiate sono proprio loro, giovani donne spesso costrette al bivio tra carriera e maternità, oppure schiacciate dal peso della cura per le proprie famiglie, soprattutto in presenza di anziani fragili e persone non autonome. In questo momento le donne sono schiave di questa regola del lavoro selettivo, che impedisce loro pure la maternità”.

Quindi per papa Francesco occorre cambiare mentalità: “Occorrono perciò politiche lungimiranti. Occorre predisporre un terreno fertile per far fiorire una nuova primavera e lasciarci alle spalle questo inverno demografico.

E, visto che il terreno è comune, come comuni sono la società e il futuro, è necessario affrontare il problema insieme, senza steccati ideologici e prese di posizione preconcette. L’insieme è importante.

E’ vero che, anche con il vostro aiuto, parecchio è stato fatto e di questo sono grato, ma ancora non basta. Bisogna cambiare mentalità: la famiglia non è parte del problema, ma è parte della sua soluzione”.

Il concetto che la generatività cambia il mondo è caro al papa: “Non possiamo accettare passivamente che tanti giovani fatichino a concretizzare il loro sogno familiare e siano costretti ad abbassare l’asticella del desiderio, accontentandosi di surrogati privati e mediocri: fare soldi, puntare alla carriera, viaggiare, custodire gelosamente il tempo libero”.

Tutte cose buone se sono comprese in un progetto generativo più grande, ma da sole generano stanchezza: “Ridiamo fiato ai desideri di felicità dei giovani! Sì, loro hanno desideri di felicità: ridiamo fiato, apriamo il cammino.

Ognuno di noi sperimenta qual è l’indice della propria felicità: quando ci sentiamo ripieni di qualcosa che genera speranza e riscalda l’animo, e viene spontaneo farne partecipi gli altri. Al contrario, quando siamo tristi, grigi, ci difendiamo, ci chiudiamo e percepiamo tutto come una minaccia”.

Natalità ed accoglienza rivelano la felicità di una società: “Ecco, la natalità, così come l’accoglienza, che non vanno mai contrapposte perché sono due facce della stessa medaglia, ci rivelano quanta felicità c’è nella società.

Una comunità felice sviluppa naturalmente i desideri di generare e di integrare, di accogliere, mentre una società infelice si riduce a una somma di individui che cercano di difendere a tutti i costi quello che hanno. E tante volte si dimenticano di sorridere”.

E questa assemblea è un ‘cantiere’ della speranza: “Un cantiere dove non si lavora su commissione, perché qualcuno paga, ma dove si lavora tutti insieme proprio perché tutti vogliono sperare. E allora vi auguro che questa edizione sia l’occasione per ‘allargare il cantiere’, per creare, a più livelli, una grande alleanza di speranza.

Qui è bello vedere il mondo della politica, delle imprese, delle banche, dello sport, dello spettacolo, del giornalismo riuniti per ragionare su come passare dall’inverno alla primavera demografica. Su come ricominciare a nascere, non solo fisicamente, ma interiormente, per venire alla luce ogni giorno e illuminare di speranza il domani”.

La natalità vuol dire anche ‘riparo’ da tante ingiustizie: “Ridare impulso alla natalità vuol dire riparare le forme di esclusione sociale che stanno colpendo i giovani e il loro futuro. Ed è un servizio per tutti: i figli non sono beni individuali, sono persone che contribuiscono alla crescita di tutti, apportando ricchezza umana e generazionale.

Apportando creatività anche al cuore dei genitori. A voi, che siete qui per trovare buone soluzioni, frutto della vostra professionalità e delle vostre competenze, vorrei dire: sentitevi chiamati al grande compito di rigenerare speranza, di avviare processi che diano slancio e vita all’Italia, all’Europa, al mondo, che ci portino tanti bambini”.

Mentre nel giorno precedente, aprendo i lavori, il presidente della Fondazione per la natalità, Gigi De Palo, aveva sottolineato il motivo dell’assemblea:

“Non siamo qui per fare analisi, ma sintesi. Non siamo qui per commentare i dati Istat, ma per trasformarli in impegno futuro, in politica, in proposte concrete. Niente astrazione e idealità, ma troviamo assieme soluzioni e mettiamo a fuoco rapidamente progetti per invertire la tendenza…

Siamo qui per mettere assieme diverse sensibilità e competenze. Diverse visioni politiche… Siamo qui per mettere insieme diversi approcci valoriali e culturali, tutti motivati a trovare a una soluzione del dato allarmante: siamo al picco più basso di nascite di 339.000 nuovi nati nel 2022.

La popolazione invecchia e il sistema del welfare andando avanti così non può reggere. Siamo qui per ridare fiato al desiderio di natalità che le giovani e i giovani italiani dichiarano.

Perché i dati questo dicono: le donne, i giovani italiani desiderano fare figli, ma poi incontrano ostacoli che li portano ad abbandonare quel desiderio. Ad abbassare il livello del sogno. Siamo qui per provare a costruire il futuro”.

E nel messaggio inaugurale il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, aveva ricordato il valore dell’art. 31 della Costituzione Italiana: “Si tratta di una puntuale prescrizione della Costituzione che, all’art. 31, richiama la Repubblica ad agevolare ‘con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose’.

Proteggendo ‘la maternità, l’infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo’. Politiche abitative, fiscali e sociali appropriate, conciliare l’equilibrio tra vita e lavoro, sono questioni fondamentali per lo sviluppo delle famiglie.

Il tema interpella in particolare i giovani, costretti, sovente, a rimandare il proposito di formare una famiglia in attesa di ‘tempi migliori’, posticipando l’esperienza della genitorialità fino, a volte, alla definitiva rinuncia”.

(Foto: Santa Sede)

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