Card. Zuppi: il cristiano non è fuori dalla storia

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“La ringrazio di cuore per aver accettato di presiedere la santa messa e la recita della supplica alla Vergine del Santo Rosario. Attraverso di lei, presidente dalla Conferenza episcopale italiana, sentiamo presente qui tutta la Chiesa italiana, che oggi, ‘in questo giorno solenne’, certamente si unisce a noi, nella preghiera alla più tenera tra le madri. In tutta la nostra Nazione è, infatti, molto viva la devozione alla Madonna di Pompei”.

Inoltre ha sottolineato l’ispirazione ricevuta dal beato Bartolo Longo per costruire spazi per accogliere persone in difficoltà: “Come ha ricordato Papa Francesco, proprio alla pace, il nostro Fondatore dedicò la Facciata davanti alla quale stiamo vivendo questa celebrazione.

Tra poco pregheremo per la pace in tutto il mondo e in particolare in Ucraina, e il mio saluto più caro va ai fedeli ucraini che qui a Pompei si radunano per le loro liturgie, da oltre 15 anni, e che sono presenti numerosi, tra di noi, con il loro cappellano”.

Con queste parole l’arcivescovo di Pompei, mons. Tommaso Caputo, ha dato il benvenuto al card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, che ha celebrato la messa e la supplica alla Beata Vergine di Pompei, ricordando le parole del papa dopo la recita del ‘Regina Caeli’:

“Papa Francesco ieri ci ha indicato un compito, in unione come sempre con tutta la Chiesa: alzare da questa casa di Maria, casa di preghiera e di carità, di fede e di amore, la supplica alla Madonna del Rosario che il Beato Bartolo Longo volle dedicare alla pace. Siamo sincronizzati, in diversi luoghi ma con la stessa preoccupazione e ripetendo le stesse parole.

Supplichiamo con l’insistenza della povera vedova che cerca giustizia da quel terribile giudice iniquo, spietato che rende spietati, che è la guerra. La volontà di Dio è un mondo di pace. Senza pace non c’è vita”.

Ed ha ricordato che siamo figli della Madre di Dio: “Maria, Madre di Dio e madre nostra, ci ricorda che siamo fratelli tutti perché per lei tutti sono suoi figli. Caino non ha riconosciuto suo fratello, non ha imparato a dominare il suo istinto, anzi si è lasciato guidare da questo, non ascoltando la voce di Dio che pure continua a parlare!

La guerra è questo istinto e ha sempre un’incubazione: cresce con la rassegnazione di fronte ai problemi, con il cinismo di rimandarli e fare finta che non esistano, con i terribili interessi economici che spingono gli uomini a costruire lance invece di falci, a distruggere i granai e costruire follemente nuovi arsenali e nuovi ordigni per distruggersi”.

E’ questo il significato della supplica alla Madonna: “Sento oggi questa casa e questa piazza accogliere tutta questa enorme sofferenza; la facciamo nostra e la presentiamo, con Maria, al Signore. La supplica esprime l’attesa della creazione che soffre e grida la pace. Pompei ci insegna un amore universale, perché casa di Maria, madre di Dio venuto per tutti, che insegna ad amare tutti e che protegge i suoi piccoli, gli affamati, assetati, nudi, malati, carcerati, forestieri.

Quando cerchiamo Maria, la troviamo sempre sotto la croce del suo Figlio Gesù e sotto le croci di ognuno dei suoi figli, quelli che Gesù stesso ha affidato a lei e a noi. E la vediamo madre addolorata sotto la nostra croce, ci darà consolazione. Stando con Lei capiamo di più la guerra.

A volte siamo come la folla che osserva quel povero uomo appeso sulla croce, non contemplando Gesù ma solo uno sconosciuto, un numero, uno ‘senza volto’, un nemico, un corpo. Vediamo la sofferenza con gli occhi della madre!”

La supplica è un’occasione di guardare il mondo: “Qualche volta restiamo a fissare il cielo per non guardare la durezza della realtà, incerti di fronte a tanta manifestazione del male, pensando che la fede e la speranza siano possibili solo in un mondo lontano invece di viverle in questo minaccioso com’è. L’angelo ci scuote sempre.

Il cristiano non è un uomo fuori dalla storia. Anzi: in un mondo dimentico e volatile, che fugge dalle responsabilità e non ha visioni, il cristiano entra nelle pieghe della vita vera, scende nei problemi per cercare lì la presenza del Signore e perché le piaghe trovino guarigione. Oggi siamo noi riuniti con Maria, siamo la sua famiglia di discepoli chiamati e mandati, perseveranti e concordi nella preghiera”.

Inoltre la supplica rende operatori di pace: “La supplica ci spinge ad essere operatori, artigiani di pace. Questa casa, di preghiera e di carità, questa città di pace ci viene in aiuto… Intorno a questa casa nasce e può sempre rinascere la città degli uomini, perché la fede cambia la vita, restituisce vita e futuro al mondo intero!

Basta un granellino di fede! Il mio, il mio seme è l’inizio di un mondo nuovo! Bartolo Longo, laico, innamorato di Maria, costruisce una città non più spenta e nascosta dalla cenere del male, ma una ‘Nuova Pompei’, dove il più debole trova accoglienza e speranza”.

Santo è chi crede nelle cose impossibili per l’uomo: “Nulla è impossibile a chi crede. Lavorare per la pace significa credere che un poco di buono può diventare un uomo buono, come quei tanti poveri figli di detenuti, ergastolani, aiutati a liberarsi dalla condanna (a volte viene ereditata, come la povertà) ed aiutati ad essere sé stessi, perché nessuno nasce perduto, ma si perde perché nessuno se lo carica sulle spalle. Lavorare per la pace significa organizzare tante “ore della misericordia, come faceva Bartolo Longo”.

Ed al termine della celebrazione eucaristica la recita della supplica del beato Longo: “Effondiamo gli affetti del nostro cuore […]. Ti prenda compassione degli affanni e dei travagli che amareggiano la nostra vita […]. Implora misericordia dal tuo Figlio […]. Mostrati a tutti quale sei, Regina di pace e di perdono”. Gridiamo misericordia! Pace! Nei cuori, tra le nazioni. Tutti concorrano al bene. Si fermi l’orrore dalla guerra e si cerchi nel dialogo l’unica vittoria della pace. Grazie Maria, Vergine di Pompei, Regina della pace”.

(Foto: Santuario di Pompei)

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