Papa Francesco: lasciare libertà allo Spirito Santo

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Nella mattinata odierna papa Francesco ha ricevuto in udienza i religiosi della Congregazione dello Spirito Santo, che festeggiano 175 anni della fondazione, soffermando sul passo di Isaia, in cui si dice che Dio rinnova ogni cosa:

“E’ una parola molto bella, e fa parte di un testo che inizia così: ‘Non temere [Israele], perché io ti ho redento, ti ho chiamato per nome; tu mi appartieni’. Quando sento questo mi viene in mente la mano di Dio che accarezza, accarezza il popolo, accarezza ognuno di voi: il Dio tenero che accarezza sempre. Mi fermo su queste parole perché mi pare rispecchino molto bene alcuni valori fondamentali del vostro carisma: coraggio, apertura e abbandono all’azione dello Spirito perché faccia una cosa nuova”.

Tali parole sono alla base della nascita della congregazione, chiamata ad essere docile allo Spirito Santo: “Sono valori evidenti già nella storia della vostra prima fondazione: un giovane diacono, con dodici compagni di seminario, spinto dallo Spirito, con coraggio si lancia in una inaspettata avventura.

Rinuncia alla prospettiva di un futuro tranquillo (poteva essere un buon sacerdote di famiglia agiata) per una missione ancora tutta da scoprire, esponendosi a sacrifici, incomprensioni e opposizioni, con una salute molto fragile che lo porterà a una morte precoce, prima ancora di poter vedere pienamente coronato il suo sogno.

Tanti imprevisti, che però la sua docilità all’azione dello Spirito trasforma in ‘sì’ coraggiosi, grazie ai quali Dio comincia ogni volta qualcosa di nuovo in lui, e attraverso di lui anche in altri”.

E l’azione di tale congregazione ha percorso molte strade: “Il suo esempio trova infatti conferma nei fratelli che ne continuano l’opera, pronti a rispondere a nuovi segni dei tempi, abbracciando prima il servizio ai seminaristi poveri, poi le missioni popolari e infine anche l’annuncio ad gentes in varie parti del mondo, senza lasciarsi intimorire nemmeno dalla persecuzione religiosa scatenata dalla Rivoluzione francese”.

Per il papa questa è una bella storia di testimonianza: “Una storia bella e ricca, di cui oggi però ricordiamo un ulteriore momento speciale, in cui tutto ancora una volta si rimette in gioco. E’ la seconda fondazione, quella del 1848, in cui lo Spirito Santo chiede alla comunità di condividere tutti i frutti del suo passato in uno scenario nuovo.

E’ tempo di unirsi a nuovi compagni, quelli della Società del Sacro Cuore di Maria, anch’essi missionari, ma con una storia diversa. Per farlo è certamente necessario superare timori e gelosie, e i fratelli delle due famiglie accettano la sfida, unendo le loro forze e condividendo quello che hanno in un nuovo inizio”.

Insomma è lo stile missionario scelto dal fondatore: “Oggi, dopo oltre un secolo e mezzo, vediamo che la Provvidenza ha premiato la loro generosa e coraggiosa docilità allo Spirito: siete presenti in sessanta Paesi nei cinque continenti, con circa 2600 religiosi e il coinvolgimento di tanti laici.

Grazie alla vostra disponibilità a cambiare e alla vostra perseveranza, siete rimasti fedeli allo spirito delle origini: evangelizzare i poveri, accettare le missioni dove nessun altro vuole andare, prediligere il servizio ai più abbandonati, rispettare popoli e culture, formare clero e laici locali per uno sviluppo umano integrale, il tutto in fraternità e semplicità di vita e in assiduità di preghiera”.

Ed ha sottolineato il valore della preghiera: “Per favore, quest’ultima cosa è importante: pregare, non lasciare la preghiera. E non solo la preghiera formale, no, pregare! Pregare sul serio! Realizzate così quella che il Venerabile Libermann chiamava ‘unione pratica’ nel servizio, frutto di una docilità abituale allo Spirito Santo e fondamento di ogni missione”.

Infatti il carisma di questa congregazione oggi è ‘prezioso’ per il mondo, ha sottolineato il papa: “Il vostro carisma, aperto e rispettoso, è particolarmente prezioso oggi, in un mondo in cui la sfida dell’interculturalità e dell’inclusione è viva e urgente, dentro la Chiesa e fuori di essa. Per questo vi dico: non rinunciate al vostro coraggio e alla vostra libertà interiore, coltivatela e fatene un tratto vivo del vostro apostolato”.

E’ una ‘chiamata’ a diffondere il Vangelo: “Sono tanti gli uomini e le donne che ancora hanno bisogno del Vangelo, non solo nelle cosiddette ‘terre di missione’, ma anche nel vecchio e stanco occidente. Guardate ognuno con gli occhi di Gesù, che desidera incontrare tutti (tutti! Non dimenticare questo: tutti) facendosi vicino specialmente ai più poveri, toccandoli con le sue mani, fissando il suo sguardo nel loro”.

Però per diffondere il Vangelo occorre lasciarsi ‘guidare’ dallo Spirito Santo, come aveva sottolineato san Giovanni Paolo II: “E per portare a ciascuno il soffio fresco e vitale del suo Spirito, che è il vero ‘protagonista della missione’, lasciatevi guidare da Lui, perché ‘non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito, rinunciando a calcolare e a controllare tutto’.

Permettetegli di illuminarvi, di orientarvi, di spingervi dove desidera, senza porre condizioni, senza escludere nessuno, perché è Lui che sa ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni momento”.

(Foto: Santa Sede)

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