Cercare sempre la speranza, il racconto di don Francesco Cristofaro

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La forza della preghiera, il valore della gratitudine, la forza del sorriso e dell’amore sono i temi del nuovo libro di don Francesco Cristofaro, sacerdote della diocesi di Catanzaro, intitolato ‘La speranza che cerchi’ con la prefazione di Eva Crosetta, conduttrice di ‘Sulla via di Damasco’, la postfazione di mons. Claudio Maniago, arcivescovo di Catanzaro-Squillace, gli interventi del card. Robert Sarah e di p. Giulio Cerchietti, officiale della Congregazione dei Vescovi, che nell’introduzione scrive:

“Ho iniziato a scrivere questo libro tenendo in mano una foglia caduta da poco nel grande prato vicino a casa mia. Non era più verde, ma di color marrone. Non c’era più vita in essa, ma rughe e aridità. Tutta accartocciata su sé stessa, aveva smesso di sperare. Aveva smesso di vivere, ma qualcosa ancora circolava nelle sue vene, un briciolo di luce. Anche noi uomini e donne siamo come le foglioline.

Quando cadiamo nel baratro di una situazione non prevista e, tantomeno, non voluta, crediamo che tutto sia finito, tutto ci sembra difficile, quasi impossibile. Ma non è così, lo dico anche per esperienza personale. Non siamo fatti per restare a terra, possiamo e dobbiamo rialzarci, trasformare le nostre ferite in solchi fecondi da cui spunteranno nuovi germogli”.

Da qui iniziano le storie di speranza che intrecciano le vite di alcuni santi e beati (Padre Pio, Giuseppina Bakhita, Gabriele dell’Addolorata, Carlo Acutis) con quelle di ‘persone comuni’ come Silvia Tassone, Angela Trevisan, Maria Assunta Frustagli e Giuseppe Armeli Moccia. Vicende celebri da un lato ed esistenze coraggiose dall’altro, insieme sono esempi di resilienza e fede, capaci di portare nei cuori gioia autentica per la vita e di accendere la scintilla della speranza.

Don Francesco Cristofaro ha scommesso pastoralmente sulla comunicazione social, particolarmente nel tempo difficile del lockdown, curando la comunità dei fedeli con un parlare semplice e diretto dei temi religiosi, ma anche con il racconto di vicende esemplari: perché un libro sulla speranza?

“Per tanti anni sono stato un cercatore di speranza, non che oggi abbia smesso, ma oggi ho dato un nome e un volto alla mia speranza. Sono nato e convivo con una paresi spastica alle gambe. Cercavo un po’ di felicità ma tutti mi chiamavano ‘poverino’ e mi hanno fatto capire di essere ‘inutile’.

Poi ho scoperto Gesù che ha stravolto ogni cosa e ho compreso che la luce poteva entrare nel buio del mio cuore e ho aperto la porta trovando la felicità. Questo libro è frutto di tantissimi incontri durante il lockdown, uno dei periodi più bui che ha coinvolto il mondo intero. Tramite le dirette di preghiera trasmesse sui miei canali social, ho costruito in due anni una grande famiglia.

Ho raccolto lacrime, storie di disperazione, racconti di speranza. Ho imparato molto e ho capito che importanti non sono le parole ma gli incontri e il saper esserci. Un libro sulla speranza perché vorrei essere semplicemente uno che semina speranza nei cuori di chi incontra”.

Quale speranza si cerca?

“Oggi l’uomo si nutre di tante false felicità o speranze. Si accontenta di piccolissime luci che subito si spengono. Ricordo un particolare della mia storia. Sono nato con una paresi spastica alle gambe. Mia madre cercava la speranza della guarigione in ogni cosa, soprattutto nei maghi e nelle cartomanti. Erano falsi venditori di speranza che promettevano la guarigione che naturalmente non è arrivata”.

Come si alimenta la speranza?

“Nel libro prendo in esame quattro caratteristiche importanti che secondo me alimentano la speranza e le ho abbinate a otto storie, quattro di santi e quattro di vite ordinarie. La preghiera. Quando succede un imprevisto ci sentiamo come smarriti, impauriti e non poche volte disperati. La preghiera è un balsamo che cura le ferite e arreca pace al cuore.

La preghiera ci fa avvertire vicino a noi la presenza del Signore. Il sorriso. Se stai male e una persona ti invita a sorridere, tu pensi sia un pazzo. Il sorriso cristianamente inteso è la perfetta letizia di cui parla San Francesco. Tu sai che la tua vita è nelle mani del Signore per questo confidi in Lui.

La gratitudine. Nel tempo ho imparato a riscoprire e valorizzare la parola grazie. Quante volte riusciamo a dire grazie durante la giornata? quanta gratitudine mostriamo alle persone che si prendono cura di noi e ci fanno del bene.

Quanta gratitudine abbiamo verso il Signore? L’amore. E’ quella caratteristica che fa nuovo tutto ciò che incontra e tocca. E’ l’amore che fa la differenza, crea vita e riaccende la speranza”.

Per quale motivo non siamo fatti per ‘restare a terra’?

“Perché noi siamo fatti per il Cielo. Santa Teresa D’Avila diceva: ‘Cadendo e rialzandomi ho imparato a salire’ che vuol dire anche, ho imparato a camminare. Il peccato e le situazioni brutte, gli imprevisti della vita ci paralizzano ma non dobbiamo mai pensarci soli. Quando presentano a Gesù un paralitico, si china su di lui, gli toglie le bende, lo tocca, lo guarisce. E’ proprio quando siamo a terra che possiamo sperare di essere sanati e rialzati”.

Nel libro sono tratteggiati alcuni Santi: quale aiuto possono offrire i Santi?

“I santi sono i testimoni viventi di come combattere e vincere. Tutte le storie di questo libro vengono presentate infatti, nei volti e nelle vicende dei loro protagonisti come, veri guerrieri della vita. Quante volte avrebbero potuto mollare ma non lo hanno mai fatto. A volte hanno taciuto aspettando, tante altre hanno pregato ma mai si sono arresi.

In queste pagine troverete le storie di san Pio da Pietrelcina, il santo della preghiera; santa Giuseppina Bakhita, la santa della gratitudine; san Gabriele dell’Addolorata, il santo del sorriso ed infine, il beato Carlo Acutis, il giovane innamorato di Gesù e del prossimo che incontrava”.

(Tratto da Aci Stampa)

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