Papa Francesco esorta a non abbassare la ‘guardia’ contro gli abusi sessuali

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Oggi papa Francesco ha ricevuto in udienza i membri della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori, affermando che gli abusi sui minori sono un crimine grave per la Chiesa, esortando a perseguire una ‘spiritualità di riparazione’ con i sopravvissuti agli abusi ed a costruire una cultura di salvaguardia per impedire ai sacerdoti di stuprare e molestare i bambini:

“Questo è il nostro primo incontro, da quando siete stati istituiti presso il Dicastero per la Dottrina della Fede, e vorrei fornirvi alcune indicazioni. I semi gettati circa dieci anni fa, quando il Consiglio dei Cardinali ha raccomandato la creazione di questo organismo, stanno crescendo, lo vediamo. Perciò, proprio per affrontare le sfide attuali con saggezza e coraggio, è importante fermarci un momento a riflettere sul passato. Negli ultimi dieci anni abbiamo tutti imparato molto, me compreso!”

Specialmente la battaglia contro gli abusi sessuali verso i minori è una ‘grande sfida’ per la Chiesa: “L’abuso sessuale di minori da parte del clero e la sua cattiva gestione da parte dei leader ecclesiastici sono stati una delle sfide più grandi per la Chiesa del nostro tempo. Molti di voi hanno impegnato la propria vita in questa causa. Le guerre, la fame e l’indifferenza verso la sofferenza altrui sono realtà terribili del nostro mondo, sono realtà che gridano al Cielo”.

E’ grave, perché mina la sua ‘essenza’: “La crisi degli abusi sessuali, però, è particolarmente grave per la Chiesa, perché mina la sua capacità di abbracciare in pienezza la presenza liberatrice di Dio e di esserne testimone. L’incapacità di agire correttamente per fermare questo male e di venire in aiuto alle sue vittime ha deturpato la nostra stessa testimonianza dell’amore di Dio.

Nel Confiteor noi chiediamo perdono non solo per i torti commessi, ma anche per il bene che non abbiamo fatto. Può essere facile dimenticare i peccati di omissione, perché in un certo senso sembrano meno reali, ma essi sono molto concreti e feriscono la comunità quanto gli altri, se non di più”.

Richiamando il motu proprio ‘Vos estis lux mundi’ papa Francesco ha elencato tre principi essenziali contro la lotta agli abusi: “Perciò nel vostro lavoro, mentre affrontate le molte sfaccettature di questo problema, vorrei che teneste a mente i tre principi che seguono, considerandoli come parte di una spiritualità di riparazione.

In primo luogo, laddove la vita è stata ferita, siamo chiamati a ricordare il potere creativo di Dio di far emergere la speranza dalla disperazione e la vita dalla morte. Il terribile senso di perdita provato da tanti a causa degli abusi può sembrare a volte troppo pesante da sopportare.

Anche i leader della Chiesa, che condividono un comune senso di vergogna per l’incapacità di agire, sono stati sminuiti, e la nostra stessa capacità di predicare il Vangelo è stata ferita. Ma il Signore, che in ogni tempo fa nascere cose nuove, può ridare vita alle ossa inaridite”.

Inoltre l’abuso sessuale nei confronti dei minori è una ‘lacerazione’ per tutti: “Tante vittime rimangono avvilite per il fatto che un abuso avvenuto molti anni fa crea ancora oggi ostacoli e spaccature nelle loro vite. Le conseguenze degli abusi possono verificarsi tra coniugi, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra amici e colleghi. Le comunità sono sconvolte; la natura insidiosa dell’abuso abbatte e divide le persone, nel loro cuore e tra di loro”.

Ed ha ricordato l’incontro con un gruppo di ‘sopravvissuti da abusi’: “Erano tutte persone anziane e alcune di loro, consapevoli dello scorrere veloce del tempo, hanno espresso il desiderio di vivere in pace gli ultimi anni della vita. E la pace, per loro, significava riprendere la relazione con la Chiesa che li aveva offesi, volevano chiudere non solo con il male subito, ma anche con le domande che da allora portavano dentro di sé.

Volevano essere ascoltati, creduti, volevano qualcuno che li aiutasse a capire. Abbiamo parlato insieme e hanno avuto il coraggio di aprirsi. In particolare, la figlia di uno degli abusati ha parlato dell’impatto che l’esperienza del padre ha avuto su tutta la loro famiglia”.

Ed ecco il valore della ‘riparazione’ come strada per la redenzione: “Riparare i tessuti lacerati della storia è un atto redentivo, è l’atto del Servo sofferente, che non ha evitato il dolore, ma ha preso su di sé ogni colpa. Questa è la via della riparazione e della redenzione: la via della croce di Cristo.

Nel caso specifico, posso dire che per questi sopravvissuti c’è stato un vero dialogo durante gli incontri, al termine dei quali hanno detto di essersi sentiti accolti da fratelli e di aver recuperato un senso di speranza per il futuro”.

Ed infine un’esortazione all’uso della gentilezza: “Siate dunque delicati nel vostro agire, sopportando gli uni i pesi degli altri, senza lamentarvi, ma pensando che questo momento di riparazione per la Chiesa lascerà il posto a un altro momento della storia della salvezza.

Il Dio vivente non ha esaurito la sua riserva di grazie e di benedizioni! Non dimentichiamo che le piaghe della Passione sono rimaste nel corpo del Signore Risorto, non più però come fonte di sofferenza o di vergogna, ma come segni di misericordia e di trasformazione”.

Inoltre il papa ha stimolato i componenti della commissione ad andare avanti: “Per questo è importante che non smettiamo mai di andare avanti. Voi impegnate le vostre capacità e la vostra competenza per contribuire a riparare una terribile piaga della Chiesa, mettendovi a servizio delle diverse Chiese particolari.

Dalla vita ordinaria di una diocesi nelle sue parrocchie e nel suo seminario, alla formazione dei catechisti, degli insegnanti e di altri operatori pastorali, l’importanza della tutela dei minori e delle persone fragili dev’essere una norma per tutti; e in questo senso, nella vita religiosa e apostolica, la novizia di clausura deve attenersi agli stessi standard ministeriali del fratello anziano che ha passato una vita intera a insegnare ai giovani”.

E’ un invito a migliorare e rendere uguali per tutto il mondo le ‘linee guida’: “Non è giusto, infatti, che le aree più prospere del pianeta possano contare su programmi di tutela ben formati e ben finanziati, in cui le vittime e le loro famiglie sono rispettate, mentre coloro che vivono in altre parti del mondo soffrono in silenzio, magari respinti o stigmatizzati quando cercano di farsi avanti per raccontare gli abusi subiti. Anche in quest’ambito, la Chiesa deve sforzarsi di diventare un esempio di accoglienza e di buon modo di agire.

L’impegno per migliorare le linee guida e gli standard di comportamento del clero e dei religiosi deve continuare. Mi aspetto di ricevere informazioni su questo impegno e un rapporto annuale su ciò che ritenete stia funzionando bene e su ciò che non funziona, in modo da poter apportare le opportune modifiche”.

(Foto: Santa Sede)

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