Da Narni un invito alla preghiera come san Giovenale

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Martedì 2 maggio, alla vigilia della festa del patrono di Narni san Giovenale, si è svolta la cerimonia ‘De Cereis et Palii Offerendi’, l’offerta dei ceri e dei palii, con alcuni rappresentanti delle autorità comunali e pontificie, delle corporazioni, dei castelli, che hanno porto il proprio omaggio al vescovo della diocesi di Terni, Narni e Amelia, mons. Francesco Antonio Soddu, rinnovando così il gesto delle autorità comunali della città di Narni, delle sue contrade e dei rappresentanti delle arti, per l’offerta dei ceri a san Giovenale nelle mani del vescovo suo successore secondo gli statuti della città del 1371, come invito all’accoglienza, alla solidarietà e all’unità che trova la sua origine proprio nella testimonianza di san Giovenale primo vescovo di Narni vissuto nel IV secolo.

La festa liturgica è stata celebrata con il solenne pontificale presieduto dal vescovo della diocesi, mons.  Francesco Antonio Soddu, seguita dalla processione per le vie della città con il busto del Santo; una presenza viva quella di san Giovenale, che con la sua predicazione divenne l’anima dell’intera città nei secoli difficili delle persecuzioni contro i cristiani, che è la caratteristica dei cristiani, come ha detto nell’omelia il vescovo:

“Potremmo dire, trattandosi di Gesù: è normale che tenga questo atteggiamento, questa postura fisica. Questo ci insegna il senso profondo di ciò che è la preghiera. Essa è l’orientamento dello sguardo dell’essere verso l’alto, ossia verso Dio.

Non è pertanto, la preghiera, la formulazione di desideri pur legittimi per la nostra vita, quanto piuttosto un lavoro particolarmente impegnativo, paragonabile al gettare una sorta di ponte verso l’alto, verso Dio, per poter ottenere da lui e secondo la sua volontà quanto espresso”.

La preghiera di Gesù è orientata all’unità: “Già questo particolare dovrebbe orientare ogni nostra preghiera, perché lungi dall’essere una sorta di richiesta rivolta al cosiddetto pozzo dei desideri, sia invece una mirabile assimilazione al mistero stesso di Dio.

Tale assimilazione, tale unità, tale comunione sarà inoltre anche la garanzia della stessa missione affidata agli apostoli e a ogni cristiano e quindi a ciascuno di noi. Gesù, infatti, disse: ‘vi riconosceranno da come vi amerete’. La preghiera di Gesù invoca dunque l’amore del Padre, affinché questo sia fatto carne, realtà viva in coloro che lo seguono e ripongono in lui ogni attesa, ogni desiderio di Bene”.

Questa preghiera era stata fatta propria anche da san Giovenale: “Giovenale era un giovane medico originario di Cartagine, arrivò a Roma durante il pontificato di papa Damaso e da lui venne mandato a Narni nel 368 come Vescovo per confermare nella fede quella comunità cristiana già evangelizzata dai vescovi Terenziano, Feliciano e Valentino.

Egli fu il primo Vescovo della nostra Chiesa di Narni. Fu martirizzato il 3 maggio sulla via Nomentana, insieme a Evenzio, Alessandro e Teodulo. La sua memoria è ricordata sin dai più antichi martirologi che lo commemorarono come vescovo e confessore.

San Gregorio Magno nei ‘Dialoghi’ e nelle ‘Omelie’ ricorda Giovenale, vescovo di Narni con il titolo di Martire. E la vita di Giovenale, allo stesso tempo, fa trasparire ed emergere la vita stessa di Gesù, che a sua volta ci viene donata, mediata dalla sua esperienza di vita”.

E la fede si mantiene con la cura e la vigilanza: “Ecco ritorna a noi l’esempio della vita di san Giovenale, il quale insieme a san Paolo e agli anziani della chiesa di Efeso (di cui alla prima lettura), ci esorta alla vigilanza. Vigilanza di ciascuno su se stesso e su quanti ci sono stati affidati”.

Oggi, infatti, tali parole sono necessarie per orientare la vita: “Io credo che mai come in questo nostro tempo abbiamo necessità di queste parole di vita che orientano la nostra speranza, ossia ogni nostro desiderio di bene per noi e per coloro che ci stanno accanto; coloro sui quali abbiamo in qualche modo responsabilità, necessità di attenzione e di vigilanza. Ma la Parola di Dio ci illumina ulteriormente e ci indica anche il criterio, la base su cui fondare la condotta verso cui rendere evidente, tangibile e reale ogni nostra azione”.

San Giovenale ha sperimentato la vita in Dio: “San Giovenale con la sua esperienza di vita, tutta donata al Signore, è per noi espressione viva ed eloquente di quanto in Dio e solo in lui si trovi la realizzazione piena della vita; vaso di creta eppure depositaria del più grande tesoro: Gesù Cristo crocifisso e risorto…

Carissimi fratelli e sorelle, chiediamo al nostro santo patrono la grazia di perseverare nella gioia di poter respirare i frutti della preghiera sacerdotale del Signore e, con l’esempio e l’intercessione di san Giovenale, poterla trasmettere tramite una condotta di vita santa”.

Al termine della celebrazione il corteo storico, musici, tamburini, bambini e ragazzi del catechismo, i sacerdoti e le autorità sono usciti in processione dalla concattedrale per la processione con il busto di san Giovenale fino a piazza dei Priori, dove il vescovo Soddu ha salutato la cittadinanza e pregato per la città.

(Foto: Diocesi Terni-Narni- Amelia)

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