143° giorno del #ArtsakhBlockade. Fame da assedio è un crimine di guerra da tortura sociale. La Turchia minaccia l’Armenia

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 03.05.2023 – Vik van Brantegem] – Giorno 143 dell’illegale genocida assedio dell’autocratico regime dell’Azerbajgian al popolo armeno della Repubblica di Artsakh. «I bambini dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh sono costretti a “lottare” per i loro diritti e per la loro libertà, invece di godersi la loro infanzia. Questa è la situazione quando il vicino è l’espansionista Azerbajgian (con denaro e idrocarburi), che da più di un decennio sta cercando di sterminare gli Armeni e occupare le terre armene» (Yana Avanesyan).

Aliyev è intervenuto durante alla 4ª Conferenza Internazionale sulla “Formazione della geopolitica della Grande Eurasia: dal passato al presente al futuro” organizzata dall’Università ADA “in occasione del 100° anniversario del leader nazionale Heydar Aliyev” nella città di Shushi in Artsakh, occupata dal esercito azero.

Nel suo consueto stile propagandistico, con le soliti distorsioni della realtà, Aliyev ha affermato che la Dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 non è né un cessate il fuoco né un accordo di pace. Ha detto che l’Azerbajgian spera che l’Armenia dimostri “costruttività”, aggiungendo che se l’Armenia non lo farà, l’Azerbajgian non ha intenzione di prendere misure diverse da quelle diplomatiche. Ha inoltre minacciato che se l’Armenia non adotta un “approccio costruttivo”, non ci sarà pace o comunicazione tra Baku e Yerevan, con il risultato che l’Armenia sarà nuovamente isolata. Allo stesso tempo, Aliyev ha lamentato l’inerzia del Gruppo di Minsk dell’OSCE, osservando che “non ha ottenuto nulla di fruttuoso durante la sua intera esistenza”. Aliyev ha citato “la riluttanza dell’Armenia a risolvere pacificamente il conflitto” come motivo principale per cui non è stato possibile risolvere pacificamente il conflitto del Nagorno-Karabakh. Ha affermato che Shushi occupa un posto speciale nella storia dell’Azerbajgian, poiché era il sogno di Heydar Aliyev vedere Shushi “libero” e che ha realizzato il suo sogno.

L’autocrate dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, rifiuta di discutere la questione del Nagorno-Karabakh e ha sottolineato che qualsiasi tentativo di inserire il cosiddetto Nagorno-Karabakh, “che non esiste”, nel testo del trattato di pace è controproducente.

Però, come abbiamo ricordato ieri, la Repubblica di Nagorno-Karabakh è stata anche firmataria del Protocollo di Bishkek. Questo accordo provvisorio di cessate il fuoco, firmato il 5 maggio 1994 a Bishkek, la capitale del Kirghizistan dai rappresentanti dell’Armenia (Presidente del Parlamento, Babken Ararktsian), della non riconosciuta Repubblica di Nagorno-Karabakh (Presidente del Parlamento, Karen Baburyan), della Repubblica di Azerbajgian (Primo Vice Presidente del Parlamento, Afiyaddin Jalilov) e del rappresentante della Russia al Gruppo di Minsk dell’OSCE, Vladimir Kazimirov. Inoltre, nell’accordo trilaterale del 9 novembre 2020 è menzionato il Nagorno-Karabakh. Non solo Aliyev è un gran bugiardo, ma anche uno smemorato, visto che “dimentica” i fatti della storia. Logico, perché i bugiardi, per poter credere alle loro bugie devono anche dimenticare il passato.

«Il 29 aprile 2023 è stato il giorno in cui le forze speciali azere e gli ufficiali di polizia hanno attraversato il recinto che separa le forze di mantenimento della pace russe dalle forze azere [nel Corridoio di Lachin]. Ora sono entrati nell’area sotto la responsabilità delle forze di mantenimento della pace russe. Prima di quel giorno, le uniche persone dalla parte delle forze di mantenimento della pace russe erano i cosiddetti “eco-attivisti” che conducevano azioni “pacifiche”. Tutto questo è avvenuto poco dopo che l’Azerbajgian ha istituito un posto di blocco nel Corridoio di Lachin il 23 aprile. Una farsa intesa a coprire il blocco dell’Artsakh dal resto del mondo. Tuttavia, ciò non ha avuto importanza, poiché da allora non è stato fatto nulla. Tutti sono rimasti in silenzio mentre la prima fase della pulizia etnica andava avanti da 138 giorni. Ora molto probabilmente inizierà a breve la seconda fase della pulizia etnica. La fase due aprirà il blocco al movimento a senso unico fuori dall’Artsakh. Se la fase due dovesse fallire, la fase tre inizierà poco dopo. La terza fase sarà la rimozione degli Armeni dell’Artsakh con la forza o con la guerra. Il Presidente Aliyev se l’è cavata con tutto quello che ha fatto finora. Non vedo niente e nessuno che lo stia fermando adesso. Fa ciò che vuole senza punizioni o respingimenti perché il mondo preferirebbe che quest’area fosse ripulita dagli Armeni. Un Artsakh senza Armeni porrà fine al problema dell’Artsakh ai loro occhi. Tuttavia, sarebbero sciocchi e completamente in errore poiché ciò provocherebbe solo la situazione agli occhi degli Armeni e aggiungerebbe ulteriore instabilità e militarizzazione nella regione» (Varak Ghazarian – Medium.com, 3 maggio 2023Nostra traduzione italiana dall’inglese).

Oggi, 3 maggio 2023, il Ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, il Consigliere per la Sicurezza Nazionale del Presidente degli Stati Uniti, Jake Sullivan, e il Ministro degli Esteri dell’Azerbajgian, Jeyhun Bayramov, hanno avuto un incontro tripartito a Washington. Sono state discusse le questioni relative alla sicurezza e stabilità regionale, il processo di regolamentazione delle relazioni tra Armenia e Azerbajgian. Ararat Mirzoyan ha osservato che la continua politica aggressiva dell’Azerbajgian nei confronti del Nagorno-Karabakh e l’occupazione dei territori sovrani della Repubblica di Armenia non contribuiscono agli sforzi per stabilire la stabilità nella regione. Mirzoyan ha sottolineato che le azioni dell’Azerbajgian contro il popolo del Nagorno-Karabakh, l’incitamento all’odio al più alto livello e le aperte minacce all’uso della forza testimoniano l’intenzione e la reale minaccia dell’Azerbajgian di sottoporre il Nagorno-Karabakh alla pulizia etnica. È stato sottolineato che il ritiro delle truppe azere, la demarcazione tra i due Paesi sulla base della Dichiarazione di Alma-Ata, nonché l’affrontare i diritti e le questioni di sicurezza del popolo del Nagorno-Karabakh, nel quadro del meccanismo di dialogo garantito a livello internazionale, sono fondamentali per una soluzione globale e per garantire una stabilità a lungo termine nella regione.

Assediati e affamati: 120.000 armeni
di Uzay Bulut
Providence Magazine, 1° maggio 2023

(Nostra traduzione italiana dall’inglese)

“La fame da assedio”, secondo Tom Dannenbaum, professore di diritto internazionale, è “un crimine di guerra di tortura sociale”.

Da oltre 4 mesi, gli Armeni autoctoni della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh nel Caucaso meridionale hanno sopportato la fame da assedio: sono vittime di un blocco illegale, causando fame e angoscia mentale per mano del governo dell’Azerbajgian.

Dal 12 dicembre 2022 al 28 aprile 2023 i cosiddetti “eco-attivisti” dell’Azerbajgian hanno bloccato il Corridoio di Lachin, l’unica strada che collega l’Artsakh con il resto del mondo, esponendo la popolazione armena alla fame nel tentativo di costringerla lasciare la loro patria ancestrale. Poi, il 23 aprile, l’Azerbaigian ha dichiarato di aver istituito un posto di blocco militare sul Corridoio di Lachin. Tuttavia, le spedizioni di aiuti umanitari all’Artsakh sono state interrotte dal nuovo checkpoint dell’Azerbaigian, hanno riferito i media armeni: “Le autorità dell’Artsakh hanno annunciato che l’assistenza umanitaria fornita dalle forze di mantenimento della pace russe dall’Armenia all’Artsakh non poteva essere trasportata per tre giorni dopo la creazione del checkpoint”.

Poi, il 28 aprile, l’Azerbajgian ha annunciato di aver “temporaneamente sospeso” la “eco-protesta” che aveva orchestrato per bloccare l’Artsakh. Successivamente si è scoperto che gli “eco-attivisti” sono stati sostituiti dai soldati azeri, rendendo così la strada quasi impossibile da attraversare per gli Armeni. Il Difensore civico per i diritti umani dell’Artsakh/Nagorno-Karabakh ha riferito il 29 aprile: “Il blocco dell’Artsakh ora continua in 2 siti: il checkpoint installato illegalmente sul ponte Hakari il 23 aprile e nel sito bloccato dal 12 dicembre 2022 vicino a Shushi, dove gli agenti del governo azero in abiti civili sono stati sostituiti ieri dalle forze dell’ordine”.

L’Azerbajgian non ha bisogno della finta “eco-protesta” per perpetrare la sua pulizia etnica ora che ha un posto di blocco militare. L’Azerbajgian ha così formalizzato e raddoppiato il suo blocco attraverso il checkpoint e il dispiegamento di personale militare azero nel Corridoio di Lachin. Ciò significa che d’ora in poi il blocco sarà ancora più severo.

Questo blocco ha negato ai 120.000 Armeni dell’Artsakh l’accesso a cibo, medicine, carburante e altri rifornimenti essenziali.

In conformità con l’accordo di cessate il fuoco del [9 novembre] 2020 firmato da Armenia, Azerbajgian e Russia a seguito della guerra dei 44 giorni, “lungo la linea di contatto in Nagorno-Karabakh e lungo il Corridoio di Lachin, è stato dispiegato un contingente di mantenimento della pace della Federazione Russa per un totale di 1.960 militari”. I trasporti molto limitati e le spedizioni di aiuti umanitari tra l’Artsakh e l’Armenia sono attualmente forniti dalle forze di mantenimento della pace russe e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa.

L’Istituto Lemkin per la prevenzione di genocidio ha emesso diversi Alarmi di Bandiera Rossa per Genocidio all’Azerbajgian, sottolineando il fatto che “questo blocco fa parte di più ampi obiettivi genocidi delle autorità azere sostenute dal loro fedele alleato Turchia”.

Il 2 febbraio, ad esempio, l’Istituto ha annunciato: “Il blocco di questo Corridoio [di Lachin], l’unica via di terra che collega gli Armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) con la stessa Armenia, ha causato una crisi umanitaria isolando 120.000 persone, tra cui oltre 30.000 bambini, 20.000 anziani e 9.000 persone con disabilità. Gli Armeni in Artsakh stanno finendo il cibo, le medicine essenziali (come l’insulina), gli alimenti e le necessità per bambini, i prodotti per l’igiene essenziale per le donne e altri bene di prima necessità. La grave crisi umanitaria causata dal blocco si aggrava di giorno in giorno. Inoltre, ci sono state continue interruzioni di gas ed elettricità effettuate dall’Azerbajgian durante il rigido inverno caucasico. La responsabilità di questa crisi umanitaria ricade esclusivamente sullo Stato azero, in particolare sul regime del Presidente Ilham Aliyev”.

Bambini, donne incinte e anziani, molti dei quali già affetti da gravi malattie, sono tra i più colpiti dal blocco. Secondo il giornalista Jackie Abramian, il Ministero della Sanità dell’Artsakh riferisce che i neonati e le loro madri nella regione ora affrontano gravi carenze di alimenti per bambini, pannolini, medicine e altri beni di prima necessità.

Secondo un rapporto pubblicato il 12 aprile dal Difensore civico per i diritti umani della Repubblica di Artsakh, durante il blocco durato 4 mesi, 1.060 cittadini dell’Artsakh sono stati privati della possibilità di sottoporsi ad interventi chirurgici per curare problemi di salute a causa del rinvio delle operazioni programmate in tutte le istituzioni mediche dell’Artsakh.

Il blocco illegale ha portato anche alla disoccupazione di massa e alla crisi economica nell’Artsakh. Il Difensore civico per i diritti umani della Repubblica dell’Artsakh ha riferito che la maggior parte delle imprese coinvolte nella produzione, nell’edilizia, nell’agricoltura e nel commercio hanno completamente interrotto o quasi completamente cessato di operare a causa dell’impossibilità di importare prodotti e dell’insufficienza di elettricità e gas. Si stima che 10.300 persone abbiano perso il lavoro. Le imprese che rimangono aperte operano parzialmente o con il sostegno del governo.

Nel frattempo, l’Azerbajgian continua a tagliare deliberatamente le forniture di gas dall’Armenia all’Artsakh. Tutto questo affinché l’Azerbajgian possa causare quanta più sofferenza possibile al popolo dell’Artsakh. Con tale deliberata privazione, l’Azerbajgian sembra concedere agli Armeni solo due opzioni: arrendersi o morire di fame.

Dato il trattamento insensibile degli Armeni da parte dell’Azerbajgian, si potrebbe facilmente concludere che la resa porterebbe solo alla morte e alla distruzione della comunità armena. L’Azerbajgian ha scatenato più volte violenze omicide contro gli Armeni, anche durante la guerra dei 44 giorni nel 2020. Durante la breve guerra, le forze militari azere hanno perpetrato crimini di guerra contro Ali armeni. Hanno ucciso civili, giornalisti feriti e preso di mira case, foreste, ospedali, chiese e centri culturali, tra gli altri obiettivi non militari. Hanno usato fosforo bianco e munizioni a grappolo in violazione del diritto internazionale. Di conseguenza, almeno 90.000 Armeni furono costretti ad abbandonare le loro terre ancestrali nell’Artsakh. Durante questi assalti, l’Azerbajgian è stato sostenuto militarmente e politicamente dalla Turchia, membro della NATO e candidato all’Unione Europea. Insieme, l’Azerbajgian e la Turchia hanno utilizzato la moderna tecnologia militare per completare il loro secolare obiettivo di ripulire etnicamente gli Armeni dalla regione. La Turchia ottomana ha commesso un genocidio contro gli Armeni nel 1915, con la morte di circa 1,5 milioni di Armeni.

La guerra del 2020 avrebbe dovuto essere sospesa dall’accordo del 9 novembre 2020 firmato da Armenia e Azerbajgian e mediato dalla Russia. Tuttavia, non solo l’aggressione militare azera non si è mai fermata, ma è peggiorata a causa di un blocco che attualmente tiene in ostaggio 120.000 Armeni.

Come parte della sua politica di fame, l’Azerbajgian sta anche cercando di fermare il lavoro degli agricoltori in Artsakh. Il 26 marzo, ad esempio, i civili che lavoravano nel giardino di melograni del villaggio di Martakert sono stati attaccati da postazioni di combattimento azere, provocando l’interruzione della raccolta. L’uso della fame della popolazione civile come metodo di guerra è proibito dal diritto internazionale.

L’Azerbajgian, tuttavia, continua a ignorare palesemente la decisione vincolante della Corte Internazionale di Giustizia sulle misure provvisorie emessa il 22 febbraio 2023, che ordinava all’Azerbajgian di garantire la libera circolazione di merci e persone attraverso il Corridoio di Lachin.

Il mondo civilizzato, tuttavia, continua a guardare pigramente mentre un altro genocidio armeno si svolge davanti ai nostri occhi. Anche l’America osserverà pigramente i crimini dell’Azerbajgian? Il Governo Biden dovrebbe immediatamente obbligare il Governo dell’Azerbajgian a fermare questo genocidio in corso contro il popolo armeno.

Oggi, 3 maggio 2023, il Ministro degli Esteri turco, Mevlut Çavuşoğlu, ha rilasciato una dichiarazione al canale NTV, rilevando che la Turchia ha chiuso il suo spazio aereo agli aerei delle compagnie aeree armene che volano verso paesi terzi. Çavuşoğlu ha detto che la Turchia non permetterà agli aerei di linea e ai jet privati armeni di sorvolare lo spazio aereo turco, fintanto che l’Armenia continuerà “le sue provocazioni contro la Turchia e l’Azerbajgian”. Ha inoltre affermato che “se l’Armenia non ferma queste provocazioni, la Turchia adotterà ulteriori misure”. Çavuşoğlu ha espresso la sua forte disapprovazione per l’erezione di un monumento in onore dell’Operazione Nemesis a Yerevan, affermando che per lui è inaccettabile. Ha attribuito la chiusura dello spazio aereo turco agli aerei armeni come risposta alla costruzione di questo monumento. Inoltre, Çavuşoğlu ha affermato che solo il Presidente del Parlamento dell’Armenia sarà autorizzato a venire in Turchia per via aerea, ma solo in modo eccezionale. Ha concluso avvertendo che se l’Armenia continua le sue azioni, la Turchia intraprenderà nuovi passi.

Il 28 aprile scorso è stato inaugurato il monumento dedicato agli eroi dell’Operazione Nemesis nel Park Circolare di Yerevan (foto sopra), alla presenza di personalità pubbliche, culturali, accademici, nonché discendenti dei partecipanti all’operazione.

Kamo Areyan, che ha ideato il progetto del monumento, ha affermato che 108 anni fa, ad aprile, un intero Paese era coperto di sangue, ma gli Armeni hanno risposto a un piano statale premeditato per cancellare gli Armeni dalla faccia della terra e cancellare l’Armenia dalla mappa. Ma con le battaglie di Sardarabad nel 1918 fu istituita la Repubblica di Armenia. “E su iniziativa della Federazione Rivoluzionaria Armena nel 1919, fu presa la decisione di vendicare il massacro degli Armeni e ripristinare la nostra dignità”, ha detto Areyan. “Coloro che hanno messo in atto ‘Operazione Nemesi’ erano Armeni intellettuali, i migliori, i più devoti. Le tombe di questi uomini sono sparse in tutto il mondo”, ha aggiunto Areyan, esprimendo la sua soddisfazione per il fatto che finalmente sarà possibile onorare la loro memoria in Armenia, a Yerevan.

All’evento era presente anche il giornalista Artyom Yerkanyan, discendente dell’eroe dell’operazione Nemesis, Aram Yerganian. Nella sua presentazione ai piedi del monumento, Yerkanyan ha affermato che gli Armeni hanno un debito con “i vendicatori” per aver fornito dignità alla nazione. “Riesci a immaginare cosa sarebbe successo se l’Operazione Nemesi non fosse avvenuta?”, ha chiesto Yerkanyan. “Saremmo una nazione malata, che soffre di complicazioni psicologiche. Li paragono spesso agli psichiatri. Ci hanno fatto sentire degni. Queste persone non sono terroristi, ma gli esecutori del giusto verdetto emesso da un legittimo tribunale”. “Credo che qualsiasi Turco che voglia sentirsi dignitoso dovrebbe venire, inchinarsi davanti a questo monumento e ricordare che il primo Paese che ha riconosciuto e condannato il genocidio armeno è stata la Turchia, che in seguito ha abbandonato quel principio”. ha concluso Yerkanyan.

Tigran Avinyan, Vicesindaco di Yerevan, ha affermato che la storia di Nemesis rappresenta la volontà della nazione armena di ripristinare la giustizia. “Il coraggio mostrato dalle persone i cui nomi sono incisi sul monumento ha tre significati principali. Prima di tutto, era l’atto di decidere ed eseguire la punizione dei criminali, il secondo era fornire una prospettiva positiva a un popolo sofferente e registrare il fatto che nel corso della storia i crimini non rimangono impuniti indipendentemente da come il la comunità internazionale li tratta. Quello che ha fatto Nemesis era comprensibile per tutti, era giusto per tutti, ma il nostro obiettivo dovrebbe essere prevenire possibili crimini, creare meccanismi per consegnare i criminali alla giustizia. Questo dovrebbe essere il nostro messaggio principale”, ha sottolineato Avinyan.

La Convenzione dei rappresentanti dell’ARF del 1919, quando accettarono di eseguire l’operazione Nemesis. Questa foto include cinque noti partecipanti all’Operazione Nemesis: Armen Garo, prima fila, quarto da sinistra; Zadig Matigian, quarto da destra; Aaron Sachaklian, seconda fila, secondo da destra; Shahan Natalie, seconda fila, terza da destra; e Zaven Nalbandian, fila in alto, settimo da sinistra (Foto da Marian Mesrobian MacCurdy/Kerning Cultures).

Il Congresso mondiale dell’ARF 1919 decise di vendicare la morte degli Armeni prendendo di mira gli organizzatori e gli autori del genocidio armeno. La decisione nota come “progetto speciale”, in seguito fu chiamata “Operazione Nemesi”, dal nome della dea greca della giustizia e della punizione. I nomi degli eroi che hanno partecipato all’Operazione Nemesis sono incisi sul nuovo monumento a Yerevan.

Il Dipartimento di Stato statunitense ha espresso preoccupazione per la decisione della Turchia di sospendere il permesso di volo delle compagnie aeree armene: «Gli Stati Uniti sostengono con forza la normalizzazione delle relazioni Armenia-Turchia, che sarebbe un bene per l’intera regione. Abbiamo preso atto con disappunto della dichiarazione della Turchia sulla sospensione del permesso delle compagnie aeree armene di volare attraverso il suo territorio. I precedenti accordi tra i Paesi in merito al ripristino delle comunicazioni aeree sono diventati mezzi importanti per rafforzare la fiducia. Ci auguriamo sinceramente che la Turchia e l’Armenia possano continuare a ristabilire i legami economici e ad aprire le comunicazioni di trasporto».

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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