Parrocchie e cultura digitale: il punto della situazione

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‘Parrocchie, tecnologie, cultura digitale’ sono le parole chiave di un articolo che Alessandra Carenzio e Marco Rondonotti hanno pubblicato nel primo numero del 2023 di ‘Dizionario di dottrina sociale della Chiesa. Le cose nuove del XXI secolo’, rivista trimestrale online dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Centro di Ateneo per la dottrina sociale della Chiesa) edita da Vita e Pensiero, come ha scritto Guido Mocellin nella rubrica ‘WikiChiesa’ del 26 aprile scorso su Avvenire:

“Attingendo ai lavori di Pier Cesare Rivoltella e di Lucia Boccacin, si fa sostanzialmente il punto sulla relazione tra parrocchie e digitale. Da un lato essa si può esemplificare in base a tre prospettive, dette della pastorale 1.0, 2.0 e 3.0, a seconda che il digitale sia utilizzato solo per informare, o finalizzato a collaborare tra i parrocchiani, o considerato come un ambiente da abitare al di là dei confini territoriali e antropologici.

D’altro lato vi si possono individuare, in seguito alle analisi (effettuate nel 2020 insieme a WeCa e alla Cei) delle pratiche, cinque profili di comunità: ‘impermeabile’, che rigetta i media; ‘neofita’, che vi si sta approcciando con modalità di tipo strumentale; ‘potenziata’, che attraverso il digitale estende le relazioni; ‘festiva’, che associa i media all’idea celebrativa e conviviale della festa; e infine ‘connessa’, dove le tecnologie sono di casa”.

L’articolo prende le mosse dal pensiero teologico di papa Benedetto XVI: “Tra gli importanti aspetti su cui ha posto luce il pensiero di Benedetto XVI vi è certamente quello relativo alla ‘teologia della comunicazione’. La sua riflessione è stata infatti fondamentale per comprendere la portata della cultura digitale, cogliendone le opportunità oltre che i rischi;

già nel 2011, in occasione dell’incontro avuto con i partecipanti all’Assemblea plenaria del Pontificio consiglio delle Comunicazioni sociali, Benedetto XVI indicava l’urgenza di una ‘riflessione sui linguaggi sviluppati dalle nuove tecnologie’ per evitare la tentazione di scadere in un impoverimento della capacità relazionale, nel conformismo che può spegnere ogni anelito alla ricerca della verità”.

Ed hanno analizzato i profili di alcune parrocchie davanti al digitale: “L’analisi di queste pratiche ci ha consentito di costruire un sistema composto da cinque profili di comunità: il questionario ha raggiunto più di 1000 soggetti tra catechisti, educatori della pastorale giovanile e vocazionale, referenti dei gruppi famiglia, operatori Caritas, operatori della comunicazione, della scuola e della cultura.

Il primo definisce la comunità media-impermeabile… Il secondo è rappresentato dalla comunità neofita, che si sta approcciando ai media e che si esprime in pratiche di tipo strumentale con una frequenza ridotta. Il terzo è rappresentato dalla comunità potenziata…

Il quarto è rappresentato dalla comunità festiva, che associa i media all’idea celebrativa e conviviale della festa utilizzando il potenziale connettivo del digitale. L’ultimo profilo è identificato nella comunità connessa dove le tecnologie sono ‘di casa’, favorendo quindi la partecipazione e l’inclusione di tutti”.

Ed hanno fornito alcuni dati dell’uso digitale nelle parrocchie dopo la pandemia: “I dati sembrano mostrare scenari diversi: le parrocchie sembrano adottare una postura informativa nella dimensione verticale della comunicazione mediata dal digitale, ma si nota una diversa distribuzione dei profili: il 14,8% cade tra i connective users, il 37,3% è considerato low user, con una diminuzione di un approccio relazionale e connettivo.

Stupisce, pensando alla presenza forte del digitale nelle nostre vite nel periodo di lockdown, ma certamente rimane invariato l’approccio tipicamente informativo rilevato anche in precedenza: tale dato rispecchia una concettualizzazione delle tecnologie che possiamo definire strumentale, ovvero come semplice mezzo per superare i limiti dettati dalle distanze fisiche e per rendere più efficace l’accesso alle informazioni”.

L’articolo si conclude con l’esperienza degli influencer cattolici: “Questa strada è quella indicata anche dal Dicastero per le comunicazioni sociali della Santa Sede che, volendo dare continuità a quanto emerso dal recente Sinodo dei vescovi sui giovani (vedi la voce Media education e pastorale), ha scelto di avviare la sperimentazione di una particolare modalità di evangelizzazione del ‘continente digitale’.

In occasione della preghiera per le Missioni nell’ottobre 2022, per la prima volta ha convocato la partecipazione digitale di influncer cattolici presenti in tutto il mondo; la rete ha risposto in maniera tanto favorevole che l’esperienza è stata ripetuta in occasione del Santo Natale 2022”.

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