Una verità che non si saprà mai, perché la menzogna è così umana, così redditizia

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 28.04.2023 – Vik van Brantegem] – Oggi, a bordo dell’aereo papale in viaggio verso l’Ungheria, incontrando i giornalisti ammessi al Volo Papa, Papa Francesco un’altra volta ha preso le difese di San Giovanni Paolo II. Non ha usato mezzi termini e non ha nascosto il suo disappunto per le accuse oltraggiose che sono state mosse nei giorni scorsi a San Giovanni Paolo II, nell’ambito delle dichiarazioni rilasciate da Pietro Orlandi in occasione della riapertura delle indagini al Tribunale vaticano per la scomparsa della sorella, Emanuela Orlandi, grave solo insinuando che Papa Giovanni Paolo II ogni tanto uscisse di sera con alcuni monsignori e «non andava di certo a benedire le case. Lo sanno tutti».

«Una cretinata hanno fatto», ha detto Papa Francesco senza nascondere la sua irritazione, rispondendo alla corrispondente dell’agenzia polacca PAP, Sylwia Wysocka, che lo ringraziava per il suo intervento fatto al Regina Coeli del 16 aprile, difendendo la memoria di Papa Wojtyła. Papa Francesco era stato netto: «Certo di interpretare i sentimenti dei fedeli di tutto il mondo, rivolgo un pensiero grato alla memoria di San Giovanni Paolo II, in questi giorni oggetto di illazioni offensive e infondate».

Il prima a rompere il silenzio nei giorni precedenti era stato il Cardinal Stanisław Dziwisz [QUI], auspicando l’intervento della magistratura italiana (da notare, non quella vaticana) a proposito delle «affermazioni criminali» di Orlandi («spero che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di chi oggi non c’è più»).

Anche l’ex Comandante del Corpo della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, Dott. Domenico Giani, intervistato dal TG2000, ha espresso il rammarico per il fatto che si possano solo «dire, ipotizzare o comunque far pensare che un Papa come Giovanni Paolo II» avesse tali abitudini. «Stiamo parlando non solo di un santo ma di un gigante, di uno statista, di un pastore, di un profeta. Per me è stata una sofferenza enorme. Non è pensabile e direi che anche l’ho trovato grave anche solo insinuarlo», ha affermato ai microfoni dell’emittente della Conferenza Episcopale Italiana. Quanto alle presunte uscite di Papa Wojtyła la sera, Giani ha detto: «Sinceramente mi viene da sorridere. È chiaro che il Vaticano è così piccolo che le uscite sono quelle, non è che ci sono le condotte sotterranee… Quindi mi viene da sorridere pensare che il Papa potesse uscire senza che lo sapessero almeno le persone che dovevano saperlo. Se il Papa esce, chi lo deve sapere lo sa».

TG2000 – Caso Orlandi, Giani: “Su Wojtyła gravi insinuazioni” – Il caso Emanuela Orlandi e le accuse del fratello Pietro nei confronti di Papa Giovanni Paolo II: “gravi insinuazioni”, secondo l’ex capo della gendarmeria vaticana Giani, intervistato da Federico Plotti.

Pietro Orlandi non se la prende solo con San Giovanni Paolo II, ma anche con Papa Benedetto XVI e Papa Francesco. In un incontro a Roma, in cui si è parlato della scomparsa di sua sorella, il 2 aprile 2023 Mowmag.com ha riferito cosa disse Pietro Orlandi [QUI]:

«Ben sei mesi dopo la scomparsa di Emanuela, nel dicembre del 1983, Papa Giovanni Paolo II si recò in visita a casa della famiglia Orlandi: “Ci disse che la scomparsa di mia sorella era un caso di terrorismo internazionale, ma che stava facendo quanto umanamente possibile per arrivare ad una soluzione positiva, che per noi voleva dire riportare Emanuela a casa. In quel momento non potevamo immaginare che ci stesse dicendo una cosa falsa, o prendendo in giro. Quello per noi fu un giorno importantissimo, il Papa ci garantiva il ritorno di Emanuele, mentre lui mise sul piatto della bilancia la verità sulla scomparsa di Emanuela, e dall’altra parte l’immagine della Chiesa e fece una scelta. Da quel momento ha permesso al silenzio e all’omertà di calare su questa storia”. Il pontificato di Wojtyła si chiude senza arrivare alla verità. Tante le piste, le illusioni che alla fine hanno portato tutte allo stesso epilogo: ricominciare da capo.
Con la nomina di Ratzinger nulla cambia, anzi, il muro del silenzio cresce: “È stato un Ponzio Pilato. Non si è mai voluto occupare di questa vicenda, non ne ha mai voluto parlare. A 25 anni dalla scomparsa mia madre chiese alla sua segretaria se durante l’Angelus poteva ricordare Emanuela con una preghiera, niente di più. Per lei, all’epoca, una parola del Papa poteva essere ancora importante. Ma lui non disse niente. Quando mia madre incontrò di nuovo questa persona le chiese spiegazioni, e si sentì dire che la risposta del Papa a questa richiesta fu che “doveva chiedere”. Ho poi avuto modo di leggere la lettera che la Segreteria di Stato ha inviato a Ratzinger: “Sappiamo che le è stato chiesto di ricordare Emanuela, però noi non riteniamo opportuno che lei nomini Emanuela Orlandi durante l’Angelus, perché la gente potrebbe pensare che anche il Papa ha dei dubbi su questa storia, e che anche il Papa dà credito al fratello”. Loro con questa lettera hanno detto al Papa “è meglio che lei non ne parli”, e non ne ha parlato. Le sue dimissioni, secondo me, sono legate anche alla scomparsa di Emanuela”. Se anche il Papa deve chiedere il permesso su cosa dire o meno durante l’Angelus c’è da preoccuparsi, e molto. Dopo venticinque anni pronunciare il nome di Emanuela faceva paura persino al Papa. Ma può il nome di una ragazzina far così paura? Sì, se dietro quel nome si nasconde molto di più. Fatto sta che il festival dell’omertà quel giorno andò in scena ancora una volta.
Non c’è due senza tre. Papa Francesco, che all’inizio si era presentato come l’amicone di tutti, magari avrebbe potuto fare la differenza. Un’altra illusione: “Quando fu nominato pontefice dissi vabbè, proviamo con il terzo Papa. Francesco, quindici giorni dopo la sua nomina decise di dire messa nella chiesa di Sant’Anna in Vaticano. Io andai insieme a mia madre nella speranza di riuscire a scambiare due parole con lui. Quando entrai in chiesa mi guardarono tutti male, neanche fosse entrato un mafioso. Il Papa disse a mia madre, sorridendo, “Emanuela è in cielo”, un modo delicato come per dire “Emanuela è morta”. Disse a me la stessa cosa. Da quel momento ho provato tantissime volte a fare richiesta al suo segretario particolare per un incontro, ma si sono chiusi a riccio”. Sono trascorsi altri 10 anni, e l’attenzione mediatica attorno alla scomparsa di Emanuela oggi è aumentata. Sarà questo il motivo che si cela dietro l’apertura dell’indagine? Probabile, del resto mantenere le apparenze è l’unica cosa che conta. Essenziale. Fa sorridere pensare che a capo del Tribunale Vaticano ci sia Giuseppe Pignatone, la stessa persona che quando ricopriva il ruolo di Procuratore di Roma decise di procedere con l’archiviazione del caso. Il nome di Emanuela per le strade dello Stato Vaticano, pezzetto di terra grande due metri per due ma dalla potenza incalcolabile, è ancora un tabù. Ma non potrà esserlo per sempre. Il muro del silenzio attorno alla scomparsa di Emanuela dovrà sgretolarsi prima o poi, anche dovessero succedersi altri 10 pontefici».

L’Orlandi furioso e lo strano attacco a Giovanni Paolo II
di Mattia Spanò
Sabinopaciolla.com, 22 aprile 2023


L’innesco sono state le fumose dichiarazioni di Pietro Orlandi, l’irrequieto fratello di Emanuela, la ragazza scomparsa a Roma nel 1983, secondo il quale Papa Wojtyła era solito uscire dal Vaticano in compagnia di due monsignori polacchi, “certo non per andare a benedire le case”.

Vista l’enorme eco, dapprima Orlandi ha ritrattato, poi ritrattato la ritrattazione dichiarandosi pronto a fare i “nomi”.

Papa Francesco, tre giorni dopo l’esplosione del “Wojtyła Gate”, ha segnato a dito le “illazioni offensive ed infondate” contro il Papa polacco.

È spuntata anche un’intervista non recentissima, apparsa sul blog Notte Criminale, a tal Marcello Neroni, ottuagenario amico del contabile della banda della Magliana Renatino De Pedis, secondo il quale Wojtyła se “le metteva nel letto in Vaticano o non so dove, due alla volta”.

Ragazze? Bambine? Prostitute? Non viene detto, e non ha nessuna importanza.

Qualche rapida considerazione all’apparenza accessoria. Ogni giorno in Italia scompaiono in media 67 persone, di cui ben 47 sono minori o bambini. Circa 24.000 persone all’anno, di cui 17.000 mila bambini. In 40 anni, significa più o meno un milione di persone scomparse, di cui quasi 700.000 bambini o ragazzi.

Limitandoci a quelle scomparse e mai ritrovate, dal 1974 ad oggi sono più di 63.000, che corrisponde in media ponderata a circa il 5% del totale. Una città di media grandezza scomparsa nel nulla. Fra i Paesi che raccolgono dati affidabili in materia, l’Italia occupa un triste posto di rilievo.

Nessuna di queste ha avuto la minima parte di eco mediatica che hanno avuto i casi Orlandi o, per citarne un altro, Pipitone. Ma il caso Orlandi è nettamente il preferito dalla stampa.

Un mese prima di Emanuela, scomparve a Roma Mirella Gregori. I due rapimenti sono stati messi in relazione ma nessuno parla mai del caso Gregori, forse perché la ragazza non era cittadina vaticana. Per inciso: Emanuela stessa scomparve a Roma, dove in prevalenza svolgeva la sua vita ordinaria.

Seconda considerazione. Osservando la vicenda per così dire a volo d’uccello, si nota un’impressionante mole di pettegolezzi, chiacchiere e reported speech, a fronte di scarsissimi fatti certi.

La recente riapertura del caso Orlandi voluta dal Vaticano – pare da Papa Francesco stesso e dal Cardinal Parolin con impegno particolare – funge da contesto a questa grandinata di voci confidenziali. Visto il tempo trascorso e il fatto che si tratta giocoforza di una rogatoria internazionale, non bisogna sprecare facile ottimismo sull’esito ma, come si è visto e si vede, queste “inchieste” che indagano “verità inconfessabili e sepolte” hanno il merito di sparare nel mucchio, confondendo l’opinione pubblica invece di informarla.

Perfino il procuratore a capo delle indagini, il Promotore di Giustizia, Professor Alessandro Diddi, si premura di rilasciare interviste dico-non-dico, vedo-non-vedo. “Il mondo ci guarda”, pare abbia affermato. Come no: ci guarda e trattiene il fiato, tanta è l’ansia di giustizia e verità.
Sono obbligato a scrivere una brutta cosa. L’opinione pubblica – addirittura quella mondiale – a mio modestissimo giudizio se ne infischia del caso Orlandi, adottando il profilo d’attenzione signora con bigodini dalla parrucchiera. Ma questo gli attori di questa triste speculazione lo sanno perfettamente: le sparate servono per lo più ad attizzare la brace dell’indifferenza.

Per giunta, non tutte le occasioni per farlo sono uguali. Per dirne una, a titolo di esempio. Nel 2013 Papa Francesco incontrò la prima volta Pietro Orlandi e sua madre, e disse loro che Emanuela stava “in cielo”. Era il 18 marzo 2013, cinque giorni dopo l’elezione di Bergoglio. Come faccia, o come possa, un Papa appena eletto fare un’affermazione del genere con tanta sicurezza non ha sollevato nemmeno un grammo del polverone alzato dalle pesantissime insinuazioni su Papa Giovanni Paolo II. Eppure, l’occasione era persino più ghiotta.

Certo non si può torchiare un Papa vivente sottoponendolo ad interrogatorio, come fece per fiction Lino Banfi ne Il Commissario Lo Gatto (gustosissimo l’incipit). Molto meglio prendersela con un Papa morto: anche avesse qualcosa da dire, non potrebbe farlo, lasciando a noi i ghirigori da salotto buono ma cinico.

Mi sembra, sul piano generale, di poter trarre due conclusioni da questa vicenda – e per la verità da quasi tutte le vicende che trovano asilo e riparo sui media.

La prima è la volontà di cancellare il passato denigrandone gli autori, vale a dire gli uomini che hanno vissuto prima di noi.

La seconda è che la vera vittima di queste prodezze è la verità. Sia quella particolare che quella universale.

Papa Wojtyła, vale ricordarlo, è stato l’autore della “teologia del corpo”, un lavoro che ha obiettivamente gettato una luce nuova non soltanto sulla sessualità umana, ma su tutta la condizione materiale dell’esistenza.

Cosa ne sarebbe di tale corpus teologico se nel 2023 si venisse a sapere che l’autore per primo ha violato le sue conclusioni? Basta il semplice sospetto, la diceria, l’allusione velenosa, a scatenare la damnatio memoriae.

La gente, oberata di informazioni per lo più negative e denigratorie, è pervenuta ad una forma raffinatissima di indifferenza tanto al male quanto al bene. Non è interessata alla verità, ma a delle conclusioni purché siano.

Ottenute quelle cancella tutto ciò che riguarda non solo il presunto male, ma l’autore e tutto ciò che ha fatto e detto. La gente non pensa, si limita a ruminare il pensiero ricevuto, il quale inevitabilmente esce in altra forma dal foro opposto al cavo orale.

Non pensando, non capisce e soprattutto non perdona, non vaglia niente e nulla trattiene di ciò che vale. Non ha certezze, né morali, né spirituali, né fattuali.

Pensiamo ciò che viene da altri pensato, crediamo ciò che altri credono, riponiamo fiducia in chi ce la estorce con la violenza. Ci rifiutiamo di fare i conti con la realtà, che talvolta è cruda e crudele, ma lo è incomparabilmente meno della menzogna.

In questa brutta, bruttissima storia della povera Emanuela, l’unica cosa che non viene detta, l’unico mistero che viene taciuto è il fatto che siamo tutti Emanuela Orlandi: destinati a scomparire, o magari essere salvati. Questa salvezza viene ossessivamente obliterata. Contenti loro, infelici noi.

Se c’è qualcuno convinto che ritrovato il corpo di Emanuela, o addirittura Emanuela viva, e accertate davvero tutte le responsabilità scovando e punendo i colpevoli anche post-mortem, cambierebbe un solo atomo del quadro generale, costui è un povero sciocco.

La verità su Emanuela Orlandi non si saprà mai, perché la menzogna è così umana, così redditizia. Fino al giorno del Giusto Giudice, che presto o tardi arriva per tutti. Quel giorno, non sono sicuro che ognuno di noi sarà così terribilmente impaziente di conoscere tutta la verità, o non pietirà piuttosto l’estremo favore divino: essere lasciato a cullarsi nelle sue sciocchezze. Temo sarà accontentato.

Indice – Il “giallo Orlandi” anno 2023 [QUI]

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