Il Vescovo Pasotto racconta Demetre da Tiflis e le missioni francescane

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 “…Et udito Cadì questo, mandò incontenente degli offiziali per loro; gli quali furono così raccolti dinanzi da lui; cioè, fue Frate Thomaso da Tolentino de la Marcha, Frate Iacopo da Padova, Frate Demedre (dalla Georgia), el quale era laico et sapea quelle lingue, et Frate Pietro da Siena. Et rimase Frate Pietro da Siena a casa per guardare le cose, et gli altri a quello Cadì andorono. Et essendo dinanzi da Cadì, quegli con loro cominciò di disputare de la fé nostra: et disputando così quegli non fedeli con gli nostri fedeli, dicevano che Cristo era solamente uomo et non Dio: et dicendo questo, quello Frate Thomaso provava per vere ragioni et argomenti, Christo esser vero Dio et huomo; et intanto avea confusi quelli Saracini, che non sapeano et non poteano dire lo contrario…

Frate Diomedre fue fedito fortissimamente nella mamella, et poscia gli fue tagliato el capo. Et così per questo martirio diedono l’anime loro a Dio. Et incontenente l’aria così lucida e chiara si fece, che tutti gli huomini se ne maravigliavano fortemente… Et similmente la luna mostrò grande chiaritade e splendore; et dopo queste cose tanti et sì grandi tuoni et saete, folgore et oscuramento d’aria venne, che quasi ogni huomo credea finalmente morire”.

Il martirio dei quattro francescani, raccontato dal beato Odorico da Pordenone, è riportato nel libro ‘Tommaso da Tolentino’, scritto da Paolo Cicconofri, Carlo Vurachi e Franco Casadidio, che narra la storia di questi missionari francescani, che volevano raggiungere la Cina, partendo dalla Georgia, la cui storia cristiana è millenaria, ma è particolarmente interessante quella che riguarda Demetre di Tiflis, di cui recentemente si è aperto il processo di beatificazione.

Infatti nel 1320, Demetrio di Tiflis lasciò Hormuz con i francescani Pietro da Siena, Giacomo da Padova e Tommaso da Tolentino ed il domenicano Giordano da Severac. Demetrio di Tiflis era esperto di lingue e serviva come interprete del gruppo.

Una tempesta ha costretto il gruppo a sbarcare a Thane sull’isola di Salsette Island, vicino a Mumbai in India. Tommaso, Giacomo e Demetrio erano andati a corte, mentre Pietro era rimasto a badare ai loro bagagli. Convocati davanti al cadì di Thane, i francescani illustrarono la dottrina cristiana e attaccarono quella islamica: Tommaso e i suoi compagni vennero, per questo, assassinati da alcuni sicari.

Per conoscere meglio questa storia missionaria abbiamo chiesto a mons. Giuseppe Pasotto, vescovo di Tblisi e amministratore apostolico per il Caucaso dei cattolici di rito latino, di spiegarci il motivo, per cui Demetre da Tiflis partecipò alla missione insieme Tommaso da Tolentino, Giacomo da Padova e Pietro da Siena:

“Non abbiamo molte notizie in merito; sappiamo, come si trova scritto nelle testimonianze storiche, che vi partecipò come traduttore in quanto conoscitore di lingue orientali. Strano notare, però, che nella cronaca della missione e del martirio di questi quattro francescani, fatta subito dopo gli avvenimenti da fra Odorico da Pordenone, fra Demetre non svolga mai il compito di traduttore, come ad indicare, penso, una presenza non legata tanto a questo compito ma alla comunanza della missione per cui erano stati scelti e inviati dal proprio Ordine.

Interessante notare che la Georgia in quel secolo era stata scelta dalla chiesa di Roma come centro per l’evangelizzazione delle terre del lontano Oriente; la Georgia era la via della seta non solo per i commerci, ma anche e soprattutto per la diffusione del Vangelo”.

Chi era Demetre da Tiflis?

“Della sua vita, purtroppo possediamo ancora meno notizie: si sa che era di Tbilisi; non sappiamo nulla della sua famiglia, dove è nato, cresciuto…; come sia venuto in contatto dei francescani, probabilmente dal fatto che a Tbilisi vi era un loro convento fin dal 1233 ed in Persia; non viene nominato come sacerdote ma come fratello laico; se vogliamo ricostruire la sua vita, dovremmo lavorare un po’ di fantasia o meglio immaginare una vita simile a tanti altri cristiani di quel tempo, fatta di disponibilità ad ideali veri quali la predicazione del Vangelo, l’unità delle chiese, la sequela del Signore secondo la regola francescana, secondo le proprie doti naturali; è risaputo che i georgiani come tutti i popoli del Caucaso abbiano una grande propensione naturale alle lingue.

Sappiamo pure che il papa Giovanni XXII, quando ad Avignone apprese del martiro dei 4 francescani a Thane da parte del domenicano Giordano di Severac, decise di trasportare l’antica sede episcopale di Smirne, quelle che fu di san Policarpo, a Tbilisi nel 1328 anche in onore del martirio di fra Demetre. Infine c’è chi lo considera come il primo francescano martire non europeo nella storia dell’evangelizzazione in Oriente”.

In Georgia Demetre è venerato?

 “Purtroppo dobbiamo rispondere che se ne è persa la memoria tra i fedeli cattolici georgiani per vari motivi, legati soprattutto alla storia della chiesa cattolica in questo paese; basti pensare al più vicino periodo del secolo XX durante le persecuzioni sovietiche in cui preti e fedeli spesso sono stati perseguitati, le chiese chiuse, senza possibilità di trovarsi insieme; oppure alla mancanza di una continuità della comunità dei francescani e della gerarchia ecclesiastica per cui i cattolici dovevano dipendere ora da una diocesi ora da un’altra; oppure per la mancanza di una storiografia:

solo nel 1902 viene scritto in francese e georgiano da don Mikhail Tamarashvili (1858-1911) il primo libro di storia del Cristianesimo in Georgia in cui si ricorda la missione e il martirio dei quattro francescani tra cui fra Demetre di Tbilisi. In occasione dei 700 anni dal martirio (9 aprile 1321), anche per la sollecitazione di un gruppo di studiosi legati alla storia e alla venerazione del beato Tommaso da Tolentino, abbiamo cercato di proporre ai nostri fedeli, la figura di fra Demetre.

Possiamo dire che la gente ha manifestato vivo interesse, sentendolo parte della propria storia e della vita di questa chiesa; lo avevamo inserito anche nella riflessione come chiesa sul tema della ‘inculturazione’; oltre ad alcune conferenze a lui dedicate con esperti dall’Italia, abbiamo fatto una icona e aggiunto la sua figura nell’affresco dell’abside della Cattedrale a Tbilisi e naturalmente la solenne celebrazione del 9 aprile 2021 che ha cercato di coinvolgere varie realtà quali la curia generale dei Francescani, le diocesi da cui provenivano gli altri francescani martiri, la diocesi di Bombai in India,

i nostri giovani e tutte le nostre parrocchie; proprio in quest’occasione il nostro vescovo ha letto la lettera da inviare al papa per poter riprendere quel cammino di venerazione che certamente nei secoli XIV e XV esisteva verso questo ‘martire’ di queste terre.

Se la venerazione dei martiri, soprattutto di fra Demetre è sparita nel tempo in Georgia, è rimasta però viva in vari cicli di affreschi nelle chiese rette dai Francescani nel Nord Italia e soprattutto nella venerazione del beato Tommaso da Tolentino.

Tutto questo dovrebbe aiutare anche la nostra chiesa che desidera vedere un suo figlio salire agli onori degli altari e ne abbiamo veramente bisogno, se non altro per ridare coraggio ai cattolici georgiani qui presenti, spesso sottoposti a discriminazioni e a non sufficiente attenzione.

Se non è passato sotto silenzio l’ottavo centenario del martirio dei protomartiri francescani del Marocco (1220), così non dovrebbe essere per il settimo centenario dei martiri di Thane, che oserei chiamare i deutero-martiri francescani”.

Come si diffuse la fede cristiana in Georgia?                                                                               

“La diffusione della fede cristiana in Georgia risale, secondo varie tradizioni, alla predicazione apostolica, in particolare dell’apostolo Andrea nel primo secolo; si ricorda anche che un gruppo di georgiani cristiani siano stati inviati nel Cherson per incontrare il papa san Clemente, ivi prigioniero; nel IV secolo, dopo che il popolo era ritornato ai culti pagani precedenti, grazie alla predicazione e all’attività di una giovane proveniente dalla Cappadocia chiamata santa Nino, conosciuta in occidente come Ancilla o Cristiana (la cui memoria liturgica cade il 14 gennaio) la Georgia sia diventata cristiana con la conversione della famiglia reale; interessante ricordare che sia Ruffino di Aquileia a parlare della conversione del popolo georgiano attraverso l’opera di questa donna.

Al Concilio di Nicea (325) era presente un vescovo proveniente dalla Georgia. Altro momento importante per il consolidamento del cristianesimo e per l’inizio della vita monastica è stato l’invio di 13 monaci provenienti dall’Assiria; nell’XI secolo, quando la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa di Roma furono all’origine del grande scisma (1054), la Chiesa di Mzheta (l’antica capitale della Georgia) non aderì allo scisma continuando a vivere in comunione con il papa d Roma;

solo nei secoli successivi, per influenza bizantina e russa, il Patriarcato di Georgia si staccò dalla comunione con la Chiesa di Roma; ancora oggi non si sa esattamente quando e per quali motivi il Patriarcato di Georgia si sia staccato dalla Chiesa di Roma; grazie all’invio di missionari francescani, domenicani nel XIII secolo, di agostiniani, di teatini, di cappuccini nei secoli successivi, si sono mantenute e talora rafforzate, le relazioni tra le due chiese”.

La Georgia sta risentendo difficoltà a causa della guerra in Ucraina?

“Attualmente la situazione politica è molto in subbuglio, ci sono grandi dimostrazioni contro una legge detta ‘russa’ che è stata ritirata dalla discussione in Parlamento e per l’indirizzo che il governo dà,  non chiaramente verso l’Europa. Da molte scelte infatti sembra alla gente che ci sia dirigendo verso la Russia. Bisogna aspettare per vedere come si evolveranno i fatti”.

E’ in svolgimento in tutto il mondo il Sinodo: cosa vuol dire essere Chiesa sinodale in Georgia?

“Noi abbiamo lavorato poco, perchè avevamo riflettuto come chiesa locale e lavorato molto bene tre anni fa. Di questo abbiamo avvisato Roma”.

(Tratto da Aci Stampa)

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