Da Venezia il patriarca Moraglia ha invitato a riscoprire il battesimo
Bellezza, arte, cultura ed educazione: sono i doni portati dalla fede cristiana che l’annuncio del Vangelo fa germogliare: a Venezia in una basilica di san Marco gremita di fedeli e di autorità civili e militari il Patriarca Francesco Moraglia ha ricordato che il cristianesimo si ‘incarna’ grazie alla azione della Chiesa, comunità di persone che vivono una fede missionaria, capace di cambiare la storia:
“L’evangelista Marco ci riporta alle sorgenti del Vangelo, alla persona di Gesù, alla Chiesa nascente, alla Chiesa degli Apostoli, entrando così in relazione con quanti hanno conosciuto personalmente il Signore. Come sappiamo, Marco è figura importante della Chiesa primitiva, fu a stretto contatto con gli apostoli Pietro e Paolo. Di Pietro fu anche il segretario e sappiamo, quindi, è stato molto vicino all’apostolo che Gesù aveva scelto come fondamento di unità della Chiesa”.
Nell’omelia il patriarca di Venezia ha invitato a riscoprire il sacramento del battesimo: “E’ una fede che diventa ‘sì pieno’ alla vita cristiana, vivendone la realtà sacramentale. Il cristianesimo non è soltanto ‘imitare’ il Signore Gesù, ma essere ‘inseriti’ in Lui…. Dobbiamo riscoprire il nostro battesimo, troppo spesso non considerato e valorizzato a sufficienza.
San Paolo, nelle sue lettere, per ben 164 volte usa l’espressione ‘in Cristo’, oppure ‘in Cristo Gesù’. Non basta, insomma, dire ‘sono credente’ o tantomeno ‘sono credente ma non pratico’; siamo chiamati, infatti, ad esprimere la fede e a confessarla, giungendo a riconoscere, nella vita, Gesù come il Figlio unigenito del Padre, la forma umana di Dio”.
Il patriarca ha ricordato che la Chiesa è nata dal ‘sangue ed acqua’ del costato di Gesù: “L’evangelista Giovanni narra come dal cuore di Gesù in croce sgorgano ‘sangue e acqua’, simbolo dei sacramenti. La Chiesa nasce con il battesimo (l’acqua) e con l’eucaristia (il sangue); il cuore aperto di Cristo in croce è il dono totale che Cristo fa di sé ad ogni uomo”.
E’ un invito a valorizzare la vita cristiana nella comunità civile: “Ecco perché san Marco ci invita a valorizzare la vita cristiana come vita di fede (credere) e sacramentale (battesimo ed eucaristia).
La liturgia è, ad un tempo, invito a credere e a celebrare perché la fede sia sempre più realtà che s’inserisce profondamente nella vita di ogni giorno. Il cristiano è salvato nella Chiesa e, quindi, in una comunità e questo richiede una Chiesa missionaria, aperta al mondo; nel progetto di Dio, infatti, tutti sono pensati in Cristo”.
E la vita di san Marco è stata feconda per Venezia: “Il Cristo totale nella storia è formato da quanti vivono la vita battesimale di testimonianza e che, oggi, in tempo di inverno demografico, nel matrimonio diventa l’annuncio e l’espressione di una scelta di vita fedele e feconda.
L’evangelista Marco ha segnato profondamente la Chiesa e la città di Venezia, tanto da diventarne il simbolo a partire proprio da questa basilica che identifica la città e la Chiesa di Venezia. La fede, poi, come sappiamo, si esprime nel bello che in questo momento ci attornia e ci avvolge, come avviene anche per le tante chiese di Venezia che sono una catechesi a partire dal bello, uno degli attributi di Dio”.
Per questo motivo la fede genera cultura ed offre un ‘servizio’ pubblico, come fanno le scuole paritarie: “La fede cristiana, inoltre, genera cultura nel campo dell’educazione. E qui viene alla mente la bella tradizione rappresentata dalle scuole paritarie, da quelle dell’infanzia a quelle della formazione professionale e del recupero scolastico per gli studenti più fragili.
Le scuole paritarie cattoliche sono una risorsa preziosa per la vita della nostra gente e dei nostri territori; esse costituiscono un aiuto alle famiglie e, in non pochi casi, significano prevenzione e accompagnamento per chi è in difficoltà personale o familiare, integrando, se del caso, il servizio pubblico”.
Inoltre la fede cristiana ha generato forme di sostegno ai lavoratori: “La fede cristiana, infine, ha generato nelle terre di san Marco molteplici forme di sostegno per e tra i lavoratori; pensiamo alle mutue, alle casse rurali, alla gestione del risparmio, alle banche ‘popolari’ legatissime al territorio e alle persone che lo abitano.
Ed ancora pensiamo all’insieme di imprese cooperative che nei differenti ambiti socioeconomici hanno offerto e offrono opportunità a persone e famiglie, soprattutto svantaggiate, operando un continuo e dinamico intreccio tra persona e società, creando solidarietà e sussidiarietà e dando corpo a quelli che sono i principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa”.
Concludendo l’omelia il patriarca Moraglia ha riproposto il motto della città (‘Pax tibi Marce evangelista meus’) come ‘programma’ di vita: “…sia il nostro impegno, la nostra preghiera, in particolare oggi in cui la pace sembra merce così rara. L’intercessione dell’evangelista Marco sostenga la fede del nostro popolo e come comunità cristiane ci renda più inseriti ‘in Cristo’, attraverso i doni di grazia che Dio continua ad elargire alla sua Chiesa”.
(Foto: Patriarcato di Venezia)