Da Cipro un invito a non disperdere la Chiesa nel Medio Oriente

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Fino al 23 Aprile si è svolto a Nicosia, nell’isola di Cipro, il simposio per il decimo anno dalla promulgazione dell’esortazione apostolica sinodale ‘Ecclesia in Medio Oriente’ dal titolo ‘Radicati nella speranza’, avviato su iniziativa delle agenzie componenti della ROACO, Riunione Opere Aiuto alle Chiese Orientali, con l’organizzazione della AOCTS, Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, coordinati dal loro presidente Sua Beatitudine Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme dei latini, che nella prolusione ha ricordato i punti principali dell’esortazione postsinodale ‘Ecclesia in Medio Oriente’ di papa Benedetto XVI:

“Nella prima parte del documento, dopo aver fornito delle linee fondamentali circa il contesto mediorientale, ci si concentra soprattutto sui seguenti temi: l’ecumenismo, cui centro e frutto è la fede: la situazione mediorientale è un ‘appello pressante alla santità della vita’ ed al rinsaldamento della comunione, all’ ‘ecumenismo spirituale’ ed all’ ‘ecumenismo diaconale nei campi caritativo ed educativo.

Benché l’unità ecumenica non consista solo nell’uniformità di ‘tradizioni e di celebrazioni’ si auspica l’intensificazione della ‘communicatio in sacris’, di accordi per una ‘pastorale ecumenica d’insieme’, specie per quanto riguarda i matrimoni tra cattolici e ortodossi e una traduzione comune del Padre Nostro, che in lingua araba si recita in modo diverso perfino tra Chiese cattoliche”.

Un altro punto importante per il Medio Oriente, sottolineato dal patriarca di Gerusalemme dei latini, è il dialogo interreligioso, richiesto dalla natura stessa della Chiesa e dalla sua vocazione universale: “Il dialogo interreligioso, che è richiesto dalla natura stessa della Chiesa e dalla sua vocazione universale. In Medio Oriente, tale dialogo, ‘basato sui legami spirituali e storici che uniscono i cristiani agli ebrei e ai mussulmani’, lungi dall’essere meramente pragmatico o strategico, poggia invece su ‘basi teologiche’.

Gli ebrei e i musulmani, senza ovviamente escludere le altre religioni minoritarie, sono in Medio Oriente gli interlocutori privilegiati e quindi oggetto di particolare attenzione e stima nel documento, benché ovviamente vada evidenziato lo speciale legame storico e sociale con i musulmani, nei cui paesi i cristiani ‘devono godere di piena cittadinanza’; tutto ciò mediante il necessario passaggio dalla mera tolleranza alla vera libertà religiosa e l’intensificarsi del dialogo trilaterale”.

Ed ha delineato i futuri orientamenti per la Chiesa mediorientale, tra cui spicca la formazione: “Per formazione intendiamo non solo la catechesi, che è certamente necessaria e da ripensare e rinnovare, ma anche, più in generale, il recupero di una vera identità cristiana, che non sia solo di carattere sociale e culturale.

In un mondo sempre più secolarizzato, il contributo che le Chiese in Medio Oriente possono dare è proprio un ripartire dal cuore della fede. Siamo storicamente il cuore e la culla del Vangelo, e da qui può ancora ripartire il richiamo alla bellezza del Vangelo e, perché no, un ‘riscatto’ per l’intera Chiesa universale, dinnanzi alle dure crisi e tristi scandali che sta attraversando.

In contesti così lacerati come quello del Medio Oriente, segnati da fatti drammatici locali e da sconvolgimenti globali, ci deve sempre accompagnare la speranza che è figlia della fede. La fede è, tra l’altro, un modo di stare nella vita, di leggerla, di essere sentinelle nella notte, ben fermi sulla torre di guardia, aspettando l’alba e leggendo i segni dei tempi.

La prima, cruciale, sfida da accogliere è quindi recuperare il nostro rapporto centrale con la fede, che diventa un modo nuovo di stare dentro un Medio Oriente assai cambiato rispetto a tredici anni fa. Essere Chiesa in Medio Oriente è per noi certo una grazia peculiare ma costituisce anche invito ad accettare, ad accogliere la realtà in cui siamo con le sue particolarità, le sue fatiche, i suoi conflitti”.

Anche mons. Paolo Martinelli, vicario apostolico dell’Arabia del Sud, ha focalizzato l’intervento sulla formazione cristiana: “Il tempo dell’educazione è quello della ricerca di un senso per cui crescere e formarsi. Si educa e si forma sempre ad un senso delle cose. Se la vita non ha una meta ultima positiva, è possibile informare ma non formare; è possibile trasmettere nozioni ma non educare.

Formare è un gesto umano con cui ci si protende verso il futuro, verso una meta degna di essere raggiunta. Il primo gesto di ogni ripartenza è educare, curare il rapporto tra le generazioni. Educare e curare la formazione cristiana in tutti i suoi aspetti è sempre segno di speranza”.

Il prof. Youssef Kamal El-Hagel, docente all’Università dello Spirito Santo di Kaslik, in Libano, ed ex-consultore della Commissione per le relazioni religiose con i musulmani (CRRM) del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso (PCID) alla Santa Sede, ha evidenziato il valore della fraternità umana:

“E’ vero che il Medio Oriente è stato particolarmente afflitto dalla proliferazione del fondamentalismo religioso dopo la pubblicazione dell’esortazione. Lo Stato Islamico (noto anche come ISIS o Daesh) ha fatto decine di vittime in Medio Oriente (e all’estero) sia tra i cristiani che tra i musulmani, provocando una massiccia migrazione di cristiani, sempre più numerosi, dalle loro terre ancestrali, verso luoghi più sicuri all’interno del Medio Oriente (Giordania, Kurdistan, Libano) o verso il vasto mondo.

Ma non bisogna prendere per buono il nome di questa organizzazione. Non è ‘islamica’. E’ solo terrorismo cieco. Tuttavia, questo è solo il lato oscuro della storia degli ultimi dieci anni. C’è anche quello luminoso, ed è più duraturo. L’Esortazione voleva mostrare ‘l’apertura a un autentico dialogo interreligioso basato sulla fede nell’unico Dio, il Creatore’.

Papa Benedetto XVVI la intendeva, a questo proposito, ‘come una tabella di marcia per gli anni a venire’. Ebbene, la tabella di marcia è stata portata avanti fino in fondo da papa Francesco e dallo sceicco Ahmad At-Tayyeb, Grande Imam di Al-Azhar, fino alla firma del documento profetico sulla Fraternità umana per la pace nel mondo e la convivenza ad Abu Dhabi, il 4 febbraio 2019”.

La conferenza è stata chiusa il da mons. Claudio Gugerotti, prefetto delle Chiese orientali e presidente del Simposio, che ha rivolto alcune parole all’assemblea per chiudere le discussioni che si sono svolte nei giorni precedenti, sottolineando la ‘bellezza’, gli sforzi e le iniziative delle Chiese cattoliche in Medio Oriente, nonché il loro ‘coraggio’ e la loro ‘ricchezza’, evidenziando anche alcuni dei punti principali discussi durante la conferenza: ‘Spesso crediamo che Dio si aspetti sempre che siamo noi a parlare’, sottolineando la necessità per la Chiesa di ‘ascoltare’ per ‘camminare insieme’ come un unico corpo.

(Foto: Patriarcato di Gerusalemme)

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