Papa Francesco: la preghiera è il cuore dell’azione cristiana

Condividi su...

Nell’udienza generale in piazza san Pietro, papa Francesco ha continuato il ciclo di catechesi riguardante lo zelo apostolico, ‘La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente’, offrendo una meditazione sul tema ‘Testimoni: il monachesimo e la forza dell’intercessione. Gregorio di Narek’, che è stato un teologo, poeta e scrittore religioso armeno, annoverando tra le sue opere un commentario al Cantico dei Cantici e numerosi panegirici (tra i quali uno in onore alla Madonna):

“Siamo partiti da san Paolo e la volta scorsa abbiamo guardato i martiri, che annunciano Gesù con la vita, fino a donarla per Lui e per il Vangelo. Ma c’è un’altra grande testimonianza che attraversa la storia della fede: quella delle monache e dei monaci, sorelle e fratelli che rinunciano a sé, rinunciano al mondo per imitare Gesù sulla via della povertà, della castità e dell’obbedienza e per intercedere a favore di tutti”.

Introducendo la meditazione papa Francesco ha sottolineato la missione dei monaci: “In realtà, i monaci sono il cuore pulsante dell’annuncio, la loro preghiera è ossigeno per tutte le membra del Corpo di Cristo, la preghiera loro è la forza invisibile che sostiene la missione.

Non a caso la patrona delle missioni è una monaca, Santa Teresa di Gesù Bambino… E questo è l’amore: è l’amore che si esprime pregando per la Chiesa, lavorando per la Chiesa, nei monasteri”.

Ed ha proposto la conoscenza di san Gregorio di Narek: “E’ un monaco armeno, vissuto attorno all’anno Mille, che ci ha lasciato un libro di preghiere, nel quale si è riversata la fede del popolo armeno, il primo ad abbracciare il cristianesimo; un popolo che, stretto alla croce di Cristo, ha tanto sofferto lungo la storia.

E san Gregorio trascorse nel monastero di Narek quasi tutta la vita. Lì imparò a scrutare le profondità dell’animo umano e, fondendo insieme poesia e preghiera, segnò il vertice sia della letteratura sia della spiritualità armena”.

Si è concentrato ad evidenziare una sua caratteristica: “L’aspetto che in lui più colpisce è proprio la solidarietà universale di cui è interprete. E fra i monaci e le monache c’è una solidarietà universale: qualsiasi cosa succede nel mondo, trova posto nel loro cuore e pregano. Il cuore dei monaci e delle monache è un cuore che prende come un’antenna, prende cosa succede nel mondo e prega e intercede per questo. E così vivono in unione con il Signore e con tutti”.

Attraverso la preghiera i monaci e le monache sono nel mondo: “E come ha fatto Gesù i monaci prendono su di loro i problemi del mondo, le difficolta, le malattie, tante cose e pregano per gli altri. E questi sono i grandi evangelizzatori. I monasteri come mai vivono chiusi ed evangelizzano?

Perché con la parola, l’esempio, l’intercessione e il lavoro quotidiano, i monaci sono un ponte di intercessione per tutte le persone e per i peccati. Loro piangono anche con le lacrime, piangono per i loro peccati (tutti siamo peccatori) ed anche piangono per i peccati del mondo, e pregano e intercedono con le mani e il cuore in alto”.

La preghiera, quindi, è una ‘riserva’ per l’umanità: “Pensiamo un po’ a questa (mi permetto la parola) ‘riserva’ che noi abbiamo nella Chiesa: sono la vera forza, la vera forza che porta avanti il popolo di Dio e da qui viene l’abitudine che ha la gente, il popolo di Dio, quando incontra un consacrato, una consacrata di dire: ‘Prega per me, prega per me’, perché sai che c’è una preghiera d’intercessione.

Ci farà bene, nella misura che noi possiamo, visitare qualche monastero, perché lì si prega e si lavora. Ognuno ha la propria regola, ma lì hanno le mani sempre occupate: occupate con il lavoro, occupate con la preghiera. Che il Signore ci dia nuovi monasteri, ci dia monaci e monache che portino avanti la Chiesa con la loro intercessione”.

Mentre, dopo la catechesi, ha ricevuto i membri della ‘Catholic Extension Society’ per l’assistenza alle diocesi missionarie: “ari amici, vi incoraggio a continuare a esprimere ‘lo stile di Dio’ nell’opera che svolgete. Lo stile di Dio non è mai distante, distaccato o indifferente. Al contrario, è uno stile di vicinanza, compassione e tenerezza…

Auspico che il vostro servizio rispecchi sempre queste qualità, vicinanza, compassione e tenerezza (cercanía, compasión y ternura), mostrando che il Signore si avvicina alla nostra vita, che è mosso a compassione per quanti si trovano in situazioni difficili, che il suo amore ci chiama a metterci in relazione con Lui e a vedere il nostro prossimo come un vero fratello o una vera sorella.

La Chiesa è dunque grata per ogni espressione di carità fraterna e di sollecitudine verso chi è nel bisogno, perché così l’amorevole misericordia di Dio diviene visibile e il tessuto della società si consolida e si rinnova”.

(Fonte: Santa Sede)

Free Webcam Girls
151.11.48.50