132° giorno del #ArtsakhBlockade. Non ho più parole di fronte alle menzogne e per coloro che si cullano nelle loro sciocchezze

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 22.04.2023 – Vik van Brantegem] – Non so più come dirlo, quello sto a dire da centotrentadue giorni, mentre il mondo sta guardando da un’altra parte, facendo finta di non vedere, ma fingendo di essere solidale con il popolo ucraino. Fingendo, perché quello che succede agli altri – vicini e lontani – non interessa proprio per niente. Non è che gli Armeni non hanno più futuro, è il mondo che è condannato dall’indifferenza (e non potete dire, quando sarà troppo tardi, non lo sapevo). Oggi prendo una pausa, perché i silenzi e gli urli del mondo (secondo il caso), che sono la stessa manifestazione della medesima indifferenza, mi fanno schifo… oggi più che al solito.

Per far capire cose intendo, cito da un articolo di Mattia Spanò pubblicato oggi sul blog di Sabino Paciolla, su un altro caso, caratterizzato da «un’impressionante mole di pettegolezzi, chiacchiere e reported speech, a fronte di scarsissimi fatti certi», rilevando «che la vera vittima di queste prodezze è la verità. Sia quella particolare che quella universale». Lo condividerò in un prossimo articolo.

Per il momento interessa, in riferimento a quanto ho scritto prima, questo stralcio: «La gente, oberata di informazioni per lo più negative e denigratorie, è pervenuta ad una forma raffinatissima di indifferenza tanto al male quanto al bene. Non è interessata alla verità, ma a delle conclusioni purché siano. Ottenute quelle cancella tutto ciò che riguarda non solo il presunto male, ma l’autore e tutto ciò che ha fatto e detto. La gente non pensa, si limita a ruminare il pensiero ricevuto, il quale inevitabilmente esce in altra forma dal foro opposto al cavo orale. Non pensando, non capisce e soprattutto non perdona, non vaglia niente e nulla trattiene di ciò che vale. Non ha certezze, né morali, né spirituali, né fattuali. Pensiamo ciò che viene da altri pensato, crediamo ciò che altri credono, riponiamo fiducia in chi ce la estorce con la violenza. Ci rifiutiamo di fare i conti con la realtà, che talvolta è cruda e crudele, ma lo è incomparabilmente meno della menzogna». Concludendo: «La menzogna è così umana, così redditizia. Fino al giorno del Giusto Giudice, che presto o tardi arriva per tutti. Quel giorno, non sono sicuro che ognuno di noi sarà così terribilmente impaziente di conoscere tutta la verità, o non pietirà piuttosto l’estremo favore divino: essere lasciato a cullarsi nelle sue sciocchezze. Temo sarà accontentato».

Dal Caucaso meridionale e dal popolo Armeno dell’Artsakh abbandonato nell’indifferenza, questo è tutto, per oggi.

Foto di copertina: buona sera Artsakh, c’è chi ti pensa (Foto di Sevak Asryan).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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