Centro Astalli: la migrazione è complessità da studiare

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Presentato a Roma il rapporto annuale del Centro Astalli: nel 2022 sono stati 18.000 gli utenti degli 8 enti della loro rete territoriale, di cui 10.000 a Roma, evidenziando che nel 2022 il numero di persone in fuga nel mondo ha superato la soglia dei 100.000.000 ma solo una piccola percentuale di questi cerca una vita migliore in Europa.

In Italia sono arrivati via mare 105.129 migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. Alla fine dell’anno erano nel circuito dell’accoglienza 107.677 persone. Altri 170.000 sono arrivati dall’Ucraina, di cui solo il 20% ospitati in strutture d’accoglienza; la maggior parte è stata accolta da familiari e connazionali.

L’esperienza positiva con i profughi ucraini, che hanno usufruito della protezione temporanea, di contributi economici e della possibilità di entrare da subito nel mondo del lavoro, non è stata però messa a frutto con tutti gli altri arrivati dal Mediterraneo o dalla rotta balcanica: afgani, siriani, somali, nigeriani, anche loro in fuga da conflitti.

I conflitti armati sono tra le principali cause delle migrazioni forzate. Sono quasi 60, secondo alcuni osservatori, le guerre nel mondo. Se infatti scorriamo l’elenco delle prime dieci nazionalità da cui provengono le persone sfollate (se si fa eccezione per il Venezuela che occupa il secondo posto) troviamo al primo posto la Siria, dilaniata da oltre 10 anni di conflitto, al terzo l’Ucraina e poi l’Afghanistan, il Sud Sudan, il Myanmar, la Repubblica Democratica del Congo, il Sudan, la Somalia, la Repubblica Centro Africana. Alle guerre si legano spesso senza soluzione di continuità altre cause come le disuguaglianze, la privazione di diritti e i cambiamenti climatici.

Presentando il rapporto il presidente del Centro Astalli, p. Camillo Ripamonti, ha sottolineato la complessità con l’invito a non cadere in uno stile propagandistico: “Una complessità che va assunta evitando di cadere nell’errore, spesso propagandistico, fatto dai governi di voler gestire il problema delle migrazioni, specie se irregolari, con misure restrittive che non risolvono, ma rendono ancora più difficoltosi, i viaggi di chi non ha alternative alla fuga.

Paradossalmente sono proprio le legislazioni securitarie, respingenti e spesso non rispettose dei diritti umani, la causa dei flussi irregolari. Le migrazioni non sono un’emergenza, ma un fenomeno da comprendere e poi da governare con lungimiranza e coraggio, ciò che è ancora mancato all’Europa nel 2022”.

Ed ha affermato che colui che fugge non è un irresponsabile, ma uno che non ha alternativa: “I migranti forzati, che fuggono dalle persecuzioni e dai conflitti, e con loro anche i migranti vittime di disuguaglianze, non possono aspettare il momento migliore per partire, ma si affidano alla situazione possibile, anche se questa gli è proposta dal peggiore degli aguzzini senza scrupoli. Non abbiamo di fronte persone irresponsabili, ma persone senza alternative”.

La situazione è drammatica per chi fugge anche nei Paesi di arrivo, perché è ostacolato: “Nel 2022 non solo non abbiamo creato alternative, ma sempre più spesso abbiamo ostacolato chi fugge. Molti di questi migranti in fuga, infatti, sono bloccati alle frontiere dell’Europa: in Libia, in Turchia, e ora ci prodighiamo perché questo avvenga anche in Tunisia.

Ed allora alla domanda ‘Dov’è tuo fratello/sorella in Europa?’, dovremmo rispondere: bloccato alle frontiere. E questo non fa altro che ritardare e rendere più pericolosi i viaggi (la tragedia di Cutro è solo uno degli ultimi drammatici esempi). Coloro che arrivano, i sopravvissuti, avranno sul loro corpo e nella loro mente traumi che avremmo potuto loro evitare, se avessimo organizzato vie sicure”.

E le persone ‘vulnerabili’ sono sempre in aumento: “A Roma hanno raggiunto addirittura il 50% delle presenze in alcune delle nostre strutture. Una popolazione di persone che se non accompagnate, considerandole da subito parte della nostra comunità e strutturando per loro percorsi specifici, saranno molto presto destinate a esserne escluse, a esserne ai margini.

Statistiche nazionali, poi, dicono come la popolazione migrante sia maggiormente a rischio povertà, e nell’esperienza del Centro Astalli, molti nuclei monoparentali e familiari di rifugiati (un terzo delle circa 1.000 persone che a Roma si sono rivolte al servizio di accompagnamento sociale) si muovono su questo spartiacque pericoloso, soprattutto in questo tempo di postpandemia”.

Nel rapporto si è sottolineato che nello scorso anno sono arrivati via mare in Italia 105.129 migranti, di cui 13.386 minori non accompagnati. Il sistema di accoglienza nazionale ha registrato alla fine del 2022 un totale di presenze pari a 107.677 persone.

La maggior parte di questi posti continua a essere offerta da centri di accoglienza straordinaria (CAS) che non sempre garantiscono servizi essenziali nei percorsi di accompagnamento, rimanendo spesso delle oasi nel deserto nelle periferie delle aree urbane.

La Rete territoriale del Centro Astalli che gestisce, in modalità diffusa, sia centri di accoglienza straordinaria (a Trento, Vicenza, Padova) che centri del Sistema Accoglienza e Integrazione – SAI (a Bologna, Palermo, Roma, Trento), continua a vedere nella rete SAI, che alla fine del 2022 accoglieva solo 33.848 persone, il sistema da ampliare e su cui investire, affinché a tutti possa essere garantito un efficace supporto all’integrazione, secondo standard nazionali uniformi.

Secondo il rapporto “l’accoglienza diffusa, che porta con sé una quotidiana interazione tra cittadini e rifugiati, indica la strada per costruire un’Italia diversa, più preparata a cogliere le opportunità dell’incontro. A Roma, Trento, Vicenza, Padova si conferma l’impegno delle congregazioni che si aprono all’accoglienza di rifugiati.

Delle 1.308 persone accolte in totale dalla Rete del Centro Astalli, 240 rifugiati sono state inserite in percorsi di semi-autonomia in comunità di ospitalità in collaborazione con ordini religiosi, in cui si sono sperimentate, con buoni risultati, anche forme di co- housing tra studenti universitari rifugiati e italiani. Due dei ragazzi ospitati, provenienti dal Sud Sudan e dal Burundi, sono arrivati a Roma grazie al programma dei Corridoi universitari per rifugiati (UNICORE) promosso dall’UNHCR”.

Inoltre tra le nazionalità dei 234 utenti della scuola di italiano (+33% gli iscritti rispetto al 2021) spiccano quella ucraina, afgana (raddoppiata rispetto al 2021) e somala (quasi triplicata). Il 42% degli iscritti sono donne: un dato che evidenzia come sono molte le rifugiate che desiderano investire nella loro autonomia attraverso apprendimento e formazione.

Emerge un aumento di circa il 10% di coloro che si sono rivolti allo sportello di orientamento al lavoro. Si registra una crescente domanda di occupazione che va di pari passo con l’aumento dell’offerta in molti settori che si erano fermati durante la pandemia.

I dati espressi dal servizio di accompagnamento sociale evidenziano tre aspetti: le famiglie e le donne sole con bambini (un terzo del totale) sono coloro che nel corso dell’anno hanno subìto maggiormente gli effetti negativi della crisi economica e del relativo aumento del costo della vita.

In secondo luogo l’investimento sulla formazione si conferma un bisogno rilevante per molti rifugiati che sempre più desiderano investire in un progetto di integrazione che valorizzi le loro capacità. Infine il digital divide che colpisce in generale le fasce più vulnerabili della popolazione, diventa un tema dirimente per molti migranti forzati. Le azioni di contrasto in tal senso si dimostrano essenziali, e per questo sempre più sono le richieste per la riuscita dei percorsi di inclusione sociale.

(Foto: Centro Astalli)

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