I cattolici e l’Islam, dal Concilio a Papa Francesco

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Il saluto di Papa Francesco all’ Angelus domenicale per la conclusione del mese di Ramadan ha fatto molto rumore nelle pagine dei giornali. Un saluto “ai musulmani del mondo intero, nostri fratelli,” con l’augurio “che cristiani e musulmani si impegnino per promuovere il reciproco rispetto, specialmente attraverso l’educazione delle nuove generazioni.” Il saluto è il compimento del lavoro che da più di 40 anni la Santa Sede svolge guidata dai Pontefici e dalla  “Nostra Aetate”  il testo del Concilio che rilancia il dialogo interreligioso.

Il messaggio per il Ramadan viene inviato ogni anno al mondo islamico e nel 1991 fu scritto da Giovanni Paolo II nel delicato frangente della Guerra del Golfo.” Ai miei cari fratelli e sorelle dell’Islam”, scriveva il Papa. Il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l’ufficio del Santo Padre incaricato del dialogo con le altre tradizioni religiose, “da sempre cerca modi semplici, efficaci e concreti per incoraggiare le Chiese locali ad avviare e approfondire relazioni amichevoli con i seguaci delle altre religioni. Uno dei modi più efficaci per promuovere sane relazioni interreligiose è quello di partecipare, con empatia e rispetto, ai momenti significativi della vita degli altri. Tra questi momenti vi sono le importanti ricorrenze

annuali delle varie famiglie religiose.” Spiega Miguel Ángel Ayuso Guixot, M.C.C.J. Segretario del PCDI.

Non si tratta solo di  saluti informali.  Il PCDI ha inviato il suo primo messaggio ai musulmani di tutto il mondo per l’Id-al-Fitr nel 1967 e dal 1973 in poi il messaggio viene inviato dal presidente del Pontificio Consiglio. “L’obiettivo principale del messaggio- spiega Ayuso Guixot- è, innanzi tutto, di condividere la gioia dei musulmani mentre celebrano la loro importante festa religiosa. La lettera diventa un’occasione per avviare relazioni, lì dove non esistono, o approfondirle, dove già esistono. La lettera non è mai stata solo un semplice augurio, ma contiene sempre un messaggio su un tema di interesse religioso comune a cristiani e musulmani ed è un’occasione per invitare a una riflessione e a un’azione comune per il bene della famiglia umana.”

La dimostrazione è nei temi che anno dopo anno sono stati al centro del messaggio  Ad esempio, il primo tema è stato: “Cerchiamo di costruire un mondo nuovo”. In esso si diceva, tra l’altro: “Lasciate che l’odio sia sostituito dall’amore, la diffidenza dalla comprensione, l’indifferenza dalla solidarietà”. L’ultimo tema lo scorso anno era: “Educare i giovani cristiani e musulmani alla giustizia e alla pace”, considerato da entrambi di primaria importanza e urgenza ed “insieme dono di Dio e opera umana, da costruire incessantemente. Essa è frutto della giustizia ed un effetto della carità. “.

Da parte musulmana il riscontro è caloroso I Rappresentanti Pontifici di vari Paesi ricevono anche risposte dai musulmani. “Spesso – prosegue Ayuso Guixot -sono risposte premurose in cui discutono i punti sollevati nella lettera dal punto di vista islamico. A volte rispondono scrivendo semplici parole di gratitudine, incoraggiamento e solidarietà spirituale, alcuni ricambiano gli auguri in occasione di una festa cristiana. Insomma, si può dire che il messaggio aiuta a costruire un clima di comprensione e di amicizia tra cattolici e musulmani.”

Da ricordare che Giovanni Paolo II chiamo “fratelli” i musulmani almeno una diecina di volte e fu il primo Papa a visitare una moschea, Benedetto XVI pregò nella moschea di Istanbul a fine novembre del 2006, a pochi mesi da quel discorso di Ratisbona che certa stampa aveva letto frettolosamente alla ricerca del titolo strillato facendone nascere un “incidente”. Il testo era rivolto all’Occidente e al dialogo tra fede e ragione, ma le forzature portarono vittime e rivolte da parte di un mondo che leggeva solo i titoli dei giornali.

Ma Benedetto invitò il mondo islamico a Castelgandolfo per chiarire l’equivoco, e a novembre pregò in moschea a fianco all’ Iman, nel 2009 fu accolto nella moschea di Amman dal principe Gazhi promotore della lettera “ Un mondo comune tra noi e voi” che segna un passo storico nei rapporti tra cattolici ed islamici.

Insomma una strada lunga, non priva di difficoltà, che parte dal Concilio che dichiarava : “l’alta considerazione della Chiesa per i musulmani”, dal momento che “che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra (…), cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti di Dio anche nascosti (…) attendono il Giorno del Giudizio (…) hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno” (Nostra Aetate, 3)

Papa Francesco si inserisce perfettamente in questa linea e prosegue il cammino sul sentiero tracciato con il suo personale stile.

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