A Tolentino Enrico Beruschi racconta l’umorismo di Guareschi
E’ stato Alberto Cola di Tolentino con il racconto ‘Il mondo nuovo’ il vincitore del Premio Colsalvatico ‘L’umorismo, un modo di guardare la realtà’, giunto alla IX edizione nei suoi 20 anni di vita, con le interruzioni dovute al terremoto prima ed al covid poi.
Secondo classificato il racconto ‘Big Ronaldo’ di Silvano Bertaina (Govone – CN), terzo ‘Fil rouge’ di Vittorio Fasce (Genova), quarto ‘Diavolo bianco’ di Massimiliano Falavigna (Isola della Scala – VR), quinto ‘Contromisure’ di Gianfranco Martuscelli (Vibonati – SA). Riconoscimento anche a Francesca Mairani (Montescudo-Montecolombo – RN) per il racconto ‘La segretaria di redazione’, segnalato dalla Giuria tecnica e presente. Segnalati anche i racconti ‘Oliver’ (Gianluca Papadia, Pozzuoli – NA) e ‘Porta Pia’ (Marco Bottoni, Castelmassa – RO).
Alla graduatoria finale si è arrivati solo al termine del conteggio dei voti della Giuria dei lettori, presieduta dal libraio Francesco Pagnaneli, espressi ad inizio serata e mediati con quelli della Giuria tecnica che ha consentito la selezione dei cinque racconti finalisti (pubblicati nell’antologia ‘Io e te siamo un disastro’ – Ed. Leardini, insieme a tre segnalati e ad altri tre di Tullio Colsalvatico).
La Giuria tecnica – composta da Gianfranco Lauretano (presidente, scrittore, critico e direttore della rivista letteraria clanDestino), Fabrizio Altieri (scrittore), Gianna Belloni (vicepresidente Circolo Culturale ‘Tullio Colsalvatico’), fr. Roberto Brunelli (scrittore), Fulvio Fulvi (giornalista Avvenire e scrittore), Giacomo Gardini (vincitore della ottava edizione del Premio Colsalvatico) – ha accolto i singoli autori comunicando le motivazioni della loro scelta, dopo la lettura di un breve stralcio dei racconti da parte dell’attore Matteo Canesin.
La serata, svolta al Politeama di Tolentino e condotta da Giulia Merelli, è stata impreziosita dalla presenza di Enrico Beruschi, il noto comico che ha appena compiuto 50 anni di carriera e che ha sorpreso il pubblico con la sua simpatia e bravura. Un umorismo immediato e di grande efficacia, sempre garbato ed intelligente. Veramente eccezionale l’interpretazione offerta con la lettura di brevi brani tratti da ‘Lo zibaldino’ di Giovannino Guareschi.
Una serata contraddistinta dal clima di una grande festa che ha coinvolto tutti i presenti: scrittori, giurati, attori, pubblico ed organizzatori, “Tutti egualmente responsabili del successo del Premio: in primo luogo gli amici storici Gianfranco Lauretano (dal 2004) e Fabrizio Altieri (dal 2010) con cui si decide ogni volta se dare avvio alla successiva edizione in base al gusto che si prova a ritrovarci di nuovo a lavorare insieme;
così come gli altri giurati e lettori che si coinvolgono, gli scrittori che inviano racconti, tutti gli amici che si coinvolgono in vari aspetti dell’organizzazione, ed infine il pubblico che gradisce l’impostazione del Premio che ha tra le sue principali finalità quella di coinvolgere più persone possibili in una esperienza in cui l’umorismo è realmente uno sguardo verso la realtà e non un’evasione da essa o un argomento di cui parlare in un periodo dell’anno”, come affermato da Franco Maiolati, presidente del Circolo Culturale ‘Tullio Colsalvatico’.
Per ribadire che l’umorismo è proprio un modo di guardare le realtà e non un’evasione, non una distrazione dai bisogni del mondo, ad ognuno – scrittori, giurati, ospiti, aziende – è stata consegnata una formella riproducente un particolare degli affreschi del Cappellone di San Nicola (i libri, nella volta di San Gregorio e San Luca), elaborata (con il consenso della Comunità Agostiniana) dal Laboratorio della Carità costituito nell’ambito del Circolo Colsalvatico per sostenere l’azione dell’Associazione AVSI nel mondo. In questa situazione i fondi raccolti tra il pubblico sono destinati ai terremotati di Aleppo (Siria); già sono state inviate somme per i profughi ucraini ed avviato il sostegno a distanza di due bambini.
Enrico Beruschi come si passa da ragioniere a comico?
“Dico sempre ai ragazzi di andare avanti per la propria strada con gli occhi aperti, perché magari il tuo tram passa da quelle parti e se non hai gli occhi aperti non te ne accorgi. Il ‘successo’ nasce anche dal caso. Io ero uno che a scuola faceva divertire; i miei compagni di scuola, Cochi e Renato, erano diventati famosi. Quando ho iniziato a fare cabaret avevo 31 anni, perché prima ero stato vice direttore della Galbusera… Quasi per caso mi hanno ‘buttato’ in scena e mi è piaciuto”.
Per quale motivo l’umorismo è una cosa seria?
“Perché l’umorismo è importante; ci sono cose belle nell’umorismo, che è vedere sorridere la gente. Io, passando gli anni (sono ad 80 anni), mi accorgo che facendo le riflessioni sulla vita vissuta dico che ho la fortuna di dire cose per cui la gente sorride”.
Perché per la sua comicità si è ispirato proprio a Giovannino Guareschi?
“Ho imparato a leggere con Guareschi. Nel referendum del 1946 nella scelta tra monarchia e repubblica avevo quasi 5 anni; c’erano i manifesti e quello che mi ha incuriosito era cosa volevano dire quei segni; era la scrittura, ma non lo sapevo. Mio papà mi ha spiegato (cosa che nessuno ci crede, ma si dice che da piccolo fossi un bambino intelligente e sapevo leggere in stampatello). In prima elementare ero una ‘bestia’ perché non capivo il motivo per cui si doveva scrivere in corsivo. Poi dopo ho imparato”.
Perché in teatro ama leggere Guareschi invece di recitarlo?
“Mi impongo di leggerlo per essere preciso. Potrei recitarlo a memoria ma non lo faccio, perché sono contrario. Leggendolo mi concentro di più e riesco dare il meglio al pubblico”.
Cosa può dire ai giovani Giovanni Guareschi?
“Può dire molte cose, perchè nei suoi scritti, che non sono solo quelli su don Camillo, prevedeva cose che erano all’avanguardia. Riguardando ‘Candido’ ci sono battute che andrebbero bene anche oggi. Solo che se le facessero oggi cadrebbe il ‘mondo’, perché è difficile andare controcorrente. Nel mio piccolo tento di andare controcorrente”.
(Foto: facebook)