Don Lello Ponticelli: liberare il cuore per un esame di coscienza
“In effetti, esso è ciò a cui più profondamente anela il cuore di ogni uomo, perché, in fondo, essere perdonati significa essere amati per quello che siamo, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati. E il perdono è un ‘diritto’ nel senso che Dio, nel mistero pasquale di Cristo, lo ha donato in modo totale e irreversibile ad ogni uomo disponibile ad accoglierlo, con cuore umile e pentito”: aveva detto papa Francesco ai partecipanti al 32^ corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica, svoltosi nello scorso anno.
Per questo motivo tra Dio e l’uomo c’è una relazione che attraversa tutte le Scritture, e che nel libro della Genesi trova uno dei punti più alti laddove si evidenzia come, seppur originato da materia e soffio divino, fuori dall’alleanza con Dio l’uomo si scopre mortale.
E’ l’uomo quindi al centro del disegno di Dio, al punto che egli stesso prende forma umana dimostrando totalmente la predilezione per questa sua creatura. E nella sua storia terrena Gesù Cristo dimostra una totale passione per l’uomo in ogni momento della sua vita, nella sfera affettiva, nel dolore, nella festa, sul lavoro, nella vita pubblica.
Da queste sollecitazioni inizio un colloquio con don Lello Ponticelli, docente di psicologia nella Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale di Napoli, psicologo e psicoterapeuta, autore del volume ‘Libera il tuo cuore. Proposte per l’esame di coscienza’: in quale modo si può liberare il cuore?
“Riconoscendo che è schiavo! Ad esempio, di tante paure: la paura di essere non-amabile, di non valere, non essere perdonato… Da soli non lo si può liberare; è necessaria l’esperienza dell’amore gratuito che solo Dio può donarci in Gesù, morto e risorto. Cristo, come ricorda san Paolo, ci ha liberati perché restassimo liberi; il cammino di libertà e liberazione, dunque, dura a vita e necessita anche la nostra collaborazione.
Con la grazia di Dio e la vita evangelica sostenuta dalla preghiera, dai Sacramenti, dalla carità, possiamo essere liberi da tutto ciò che ci chiude nell’egoismo e nelle dipendenze e diventare, tra cadute e riprese, liberi per fare della nostra vita un dono d’amore, felici testimoni e annunciatori di Cristo nella logica delle beatitudini”.
Perché l’esame di coscienza è educazione del cuore?
“Perché ci aiuta a scendere nella verità del nostro io senza maschere; a ritrovare, come ha ricordato papa Francesco, le password per entrare nelle nostre più profonde motivazioni. Ci accompagna alle ‘ragioni del cuore che la ragione non conosce’ (Pascal), a scandagliarne l’abisso d’amore, ma anche di miseria e cattiveria. Ci conduce al perché (origine, scopo, dinamiche) di scelte, azioni e omissioni; distinguendo quanto viene da Dio e quanto dall’angelo delle tenebre”.
Perché è importante l’esame di coscienza nella vita cristiana?
“Per almeno tre motivi: primo, perché la vita cristiana è un cammino di umanizzazione e questo parte dalla conoscenza di se stessi; perciò l’esame di coscienza è pratica anche ‘laica’ apprezzata da non credenti desiderosi di vita autentica.
Secondo, perché è un modo di pregare con le parole della quotidianità che il Papa più volte ci ha consegnato: grazie, scusa, per favore. L’esame di coscienza ci educa alla gratitudine, ad un sano senso di colpa e all’intercessione, diventando antidoto al narcisismo, all’ingratitudine, all’ingordigia, all’indifferenza boriosa e alla pretesa di auto-salvezza prevalenti nella mentalità mondana. Terzo, perché è uno strumento per prepararsi a celebrare con frutto il Sacramento della Confessione”.
Perché ci si confessa sempre meno?
“Vi sorprenderà ma un sociologo, tempo fa, scriveva su Avvenire che i bravi confessori sono sempre molto occupati! Detto questo, la disaffezione c’è e le cause sono tante: un modo sbagliato di far percepire la Confessione come un tribunale o una camera di tortura.
A queste esperienze negative si aggiungono gli scandali: economici, di potere, di abusi compiuti da persone di Chiesa. D’altro canto risentiamo della scristianizzazione e di un mancato senso del peccato.
E laddove non si annuncia la bellezza dell’amore misericordioso di Dio, non si offrono percorsi formativi seri, accoglienza, ascolto rispettoso e delicato, accompagnamento, la disaffezione è e sarà ancora più forte. Tuttavia, intravedo un enorme bisogno di questo Sacramento nella sua bellezza ancora inesplorata, da annunciare e far sperimentare”.
Per quale motivo papa Francesco invita costantemente all’esame di coscienza?
“Infatti ne ha parlato diverse volte, dicendo che questa ‘pratica’ è una grazia cha aiuta a custodire il cuore. In una recente udienza del mercoledì ha aggiunto: Fare l’esame di coscienza, cioè la buona abitudine a rileggere con calma quello che capita nella nostra giornata, imparando a notare nelle valutazioni e nelle scelte ciò a cui diamo più importanza, cosa cerchiamo e perché e cosa alla fine abbiamo trovato. Soprattutto imparando a riconoscere che cosa sazia il mio cuore. Perché solo il Signore può darci la conferma di quanto valiamo…”.
In quale modo si può ‘gustare’ la riconciliazione nella vita quotidiana?
Avendo a cuore quattro sentieri di riconciliazione: con me stesso e la mia storia (passata o recente); con Dio, ringraziandolo per i doni d’ogni giorno; con gli altri, vicini e lontani, perdonando le offese e/o chiedendo perdono; con la natura e l’ambiente che mi circondano.
Ogni giorno posso fare qualche passo, nutrendomi di briciole di ‘pane fatto in casa’: briciole di silenzio, di Vangelo e di preghiera; briciole di gentilezza e di umorismo e tante altre briciole come il farsi prossimo, il voler bene, il fare il bene, lasciarsi voler bene… (a ciascuno il compito di continuare a individuare le ‘briciole’ utili).
L’esame di coscienza a fine giornata, magari davanti al Crocifisso dalle braccia spalancate, è davvero una grazia che aiuta a ‘gustare’ la riconciliazione, oltre al ricorso frequente e desiderato al Sacramento della Confessione.
Termino confidandovi alcune espressioni della Sequenza allo Spirito Santo che mi aiutano sempre a riconciliarmi: Spirito Santo sana ciò che sanguina, drizza ciò che è sviato, scalda ciò che è gelido, bagna ciò che è arido”.
(Tratto da Aci Stampa)