Una Via Crucis che insegna la pace con i testimoni della guerra

Condividi su...

“Se diciamo semplicemente passo dopo passo, il nostro pensiero corre subito a chi cammina lentamente o speditamente. Se parliamo, invece, di passi in salita, il nostro pensiero va a chi con gli scarponi procede sui sentieri di montagna e con fatica raggiunge la meta. La salita di Gesù al Calvario non è assimilabile né al cammino in pianura, né a quello dello scalatore, esperto o amatoriale che sia. La salita di Gesù è un impegno di cui Lui si è caricato per ciascuno di noi.

Un protagonista umiliato e nello stesso tempo impegnato a salvare tutti costruendo una comunità di pace e un mondo di fratelli e sorelle che in prima persona, sebbene con i loro limiti, sono invitati a realizzare qualcosa di ‘indispensabile’ per l’umanità: la pace. Vogliamo anche noi percorrere con Cristo la via del Calvario con l’aiuto di veri testimoni della pace.

Uomini e donne che hanno creduto che la guerra non solo è un’avventura senza ritorno, ma soprattutto è una tragedia che provoca solo fame e distruzione. Vogliamo credere che questa via crucis non sia un percorso devozionale, ma una vera pro-vocazione”.

Questa è l’introduzione del volume ‘I passi della pace’, una via Crucis, scritto da Mimma Scalera e don Antonio Ruccia, parroco e docente di Teologia pastorale alla Facoltà teologica di Bari, al quale chiediamo di spiegarci quali sono i passi della pace: “La deprecabile situazione bellica dell’Ucraina che stiamo vivendo, ormai da oltre un anno, finisce per farci provare due atteggiamenti completamente diversi.

Il primo quello dell’indifferenza, come se fosse un qualcosa che non ci riguarda, e il secondo quello di sostegno ma solo della forza bellica da parte dei più forti che decidono della vita e della morte di quanti vivono la situazione concreta della guerra.

Solo una residua parte parla di modi per porre termine a questa incresciosa realtà e soprattutto dei passi da porre in essere per arrivare alla pace. La via crucis che propongo è scritta ‘sotto le bombe’ con l’ausilio di testimoni che hanno segnato la strada per la costruzione di una società della fraternità e dell’amore”.

In cosa consiste questa proposta?

“Si tratta di un testo che non rientra nell’ambito di una pia pratica devozionale, ma di una catechesi itinerante che possa essere in grado di entrare nel cuore di tutti, uomini e donne,  a cominciare dai giovani. Se riflettiamo un attimo, ci accorgiamo che nelle diverse ‘stazioni’ della via crucis difficilmente sostano i giovani.

Sembra che siano impegnati altrove. La via crucis, ‘i passi della pace’, mostra (attraverso i testi provocatori a cui fa riferimento) che è proprio la pace la strada alternativa che è necessario percorrere, passo dopo passo, per oltrepassare anche la croce e proseguire mostrando che la pace è possibile”.

Perché Gesù ha scelto di percorrere la strada della croce per tracciare la via della pace?

“A volte il linguaggio di Gesù sembra strano. Infatti, Dio avrebbe potuto salvarci anche senza sofferenza e soprattutto evitando la croce. Ma Lui non ha scelto questa strada a caso. Lui ha fatto suo il messaggio di Roma.

Mentre la superpotenza romana attraverso la croce indicava la sua forza, Gesù da oltre duemila anni risponde che la croce è segno di pace e che solo attraverso l’amore per tutti si può fermare la strage legalizzata della guerra che passa dalla costruzione degli armamenti alle nuove frontiere delle armi nucleari pronte ad essere usate per tenere sotto scacco i paesi più poveri creando nuove sacche di fame e di ingiustizie”.

Perché la Via Crucis è una provocazione?

“Per due motivi. E’ una pro-vocazione perché richiama tutti i cristiani a lasciarsi coinvolgere in processi di pace e a non rimanere sul ciglio delle strade solo fermandosi emotivamente a guardare il passaggio di qualunque crocifisso della nostra società contemporanea.

E’ una provocazione perché, insieme a uomini e donne come madre Teresa di Calcutta, dom Helder Camara, san Francesco d’Assisi, la serva di Dio, Santa Scorese, mons. Oscar Romero, don Lorenzo Milani, don Tonino Bello, Martin Luter King e lo stesso papa Francesco, siamo chiamati a diventare strettissimi collaboratori di un’umanità in cui nessuno è un nemico. Al limite potremmo rimanere avversari, ma non nemici perché tutti siamo fratelli”.

In quale modo è possibile diventare costruttori di pace?

“Nessuno deve pensare di diventare un eroe della pace. Anzitutto ognuno deve percorrere la strada della pace insieme agli altri e non pensare di poter realizzare la pace da solo. Soprattutto deve cercare di coinvolgere gli altri in processi educativi e realizzativi che siano in grado di denunciare ogni forma di oppressione e violenza.

Denunciare la corsa agli armamenti, educare alla non-violenza, bloccare lo spreco alimentare, creare un nuovo movimento contro la costruzione delle atomiche, svegliare le coscienze di tanti ragazzi e giovani che si sono assopite nei pantani dell’indifferenza, vuol dire diventare costruttori di pace e consacrati ad essere schiodanti di quell’umanità sofferente che è ancora barbaramente appesa sulle croci che si stagliano sulle strade della nostra opulenza”.   

Quali sono i testimoni che possono aiutarci a compiere i passi della pace?

“La Via Crucis non finisce quando la si è celebrata in chiesa o in qualche luogo simbolo di degrado. Questa via crucis comincia quando, finita la sua celebrazione, attraverso i testimoni della pace che parleranno con i testi che sono stati riportati, veniamo stimolati a cercare le strade per fermare le guerre in corso e cominciamo a diventare testimoni di pace”. 

(Tratto da Aci Stampa)

Free Webcam Girls
151.11.48.50