I personaggi del racconto della Passione (3). Gli apostoli.

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Un altro personaggio al centro dei testi evangelici della Passione è il gruppo degli apostoli. La morte di Gesù costituisce per questo gruppo uno spartiacque. Infatti prima sono in dodici, dopo saranno in undici. Inoltre per loro è il momento decisivo per capire la persona di Gesù, il loro Maestro che hanno seguito, lasciando le loro case in Galilea e la loro professione, insomma lasciando un posto certo, sicuro.

Gli apostoli, certo, agiscono come un gruppo, ma anche come singoli: tra di essi spiccano Giuda Iscariota e Pietro, entrambi traditori, benché per differenti motivi. Quando Gesù fa il suo ingresso a Gerusalemme è facile immaginare il loro entusiasmo, la loro gioia, la loro felicità: si sentono gasati perché quel Nazareno, che hanno seguito, è osannato e loro sono i più stretti collaboratori. È ipotizzabile che in quel momento abbiano pensato: “Finalmente ora andremo al potere”.

Già si vedevano con un incarico importante. Ma Gesù li stupisce, li sbalordisce: a cena, nell’ultima cena, lava loro i piedi come uno schiavo e dice che il vero successo sta nel servizio. Va perfino oltre: con il segno del pane e del vino, anticipando l’evento della sua morte, dichiara di essere pronto al sacrifico di sé non solo per loro, ma per tutta l’umanità. E infine, davanti agli occhi sbigottiti ed esterrefatti degli apostoli, Gesù si lascia catturare dalle guardie guidate da Giuda Iscariota, l’unico apostolo che ha baciato il Maestro.

La paura invade il loro animo tanto da lasciare Gesù pressoché solo nel processo davanti al Sinedrio e al Calvario durante i momenti strazianti della sua agonia. Non poteva immaginare una simile fine, non potevano supporre un tale destino tanto che faticheranno a credere nel Risorto: “Come quel Gesù, che so essere morto, è vivo?”.

Gli apostoli ci insegnano a comprendere che la fede in Gesù deve essere anche capace di lasciarci nello stupore perché Lui è sempre oltre ogni nostra comprensione, è sempre oltre ogni nostra, pur buona, convinzione, è sempre oltre ogni nostra visione. Quando crediamo di aver compreso tutto, Gesù viene e ci sbalordisce, ci apre orizzonti nuovi, ci dischiude strade non battute, traccia percorsi inediti.

Gesù è la novità di Dio, novità sempre da scoprire perché mistero inesauribile, indefinibile. Gesù è la fantasia di Dio che, anche quando tutto sembra perduto, tutto cessato, tutto immobile, fisso, rigido come il corpo di un cadavere, capovolge la sorte e offre una speranza che prima faticava a prendere forma. Gesù è il sogno realizzato di Dio: la sua gloria è l’uomo vivente!

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