La Caritas Italiana propone due misure contro la povertà

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Un contributo per la riforma delle politiche di contrasto alla povertà ed una proposta in parte alternativa rispetto alle bozze di revisione del Reddito di cittadinanza circolate nelle scorse settimane sono state presentate dalla Caritas Italiana al Governo italiano durante un tavolo di confronto, tra loro complementari: l’Assegno Sociale per il Lavoro (AL) e il Reddito di Protezione (REP).

La prima (AL) si rivolge alle persone in difficoltà economica senza lavoro da un determinato periodo di tempo (occupabili) e prive di sostegni pubblici per la disoccupazione e ha come obiettivo il re-inserimento lavorativo. La seconda (REP) è destinata, invece, alle famiglie in povertà e con essa si intende garantire loro una vita dignitosa con percorsi di reinserimento sociale e/o di avvicinamento al mercato del lavoro, come ha spiegato don Marco Pagniello, direttore di Caritas Italiana:

“La proposta è il frutto del lavoro realizzato da un composito gruppo di operatori di Caritas diocesane, studiosi esperti del settore, membri di uffici della CEI e si radica nell’impegno quotidiano dell’ampia rete delle Caritas sui territori in favore delle persone in povertà”.

Essa si basa su tre principi di fondo: assicurare il diritto a un’esistenza dignitosa per chiunque sia caduto in povertà, come avviene in tutta Europa, indipendentemente dalla sua condizione lavorativa; coniugare diritti e doveri, ovvero combinare la garanzia di un’esistenza dignitosa con la richiesta alle persone di aderire a un progetto di cambiamento/miglioramento della propria vita; superare la confusione tra l’obiettivo dell’inserimento lavorativo e quello della tutela di ultima istanza, prevedendo due misure distinte con finalità diverse e adottando come criterio di distinzione quello della vicinanza delle persone al mercato del lavoro.

Infatti in questi mesi la Caritas italiana ha elaborato tale proposta seguendo tre direzioni: partire dai poveri, ovvero puntare a raggiungere tutti coloro che si trovano nelle peggiori condizioni e non sono stati raggiunti dalle misure nazionali in questi anni o non hanno ricevuto un supporto adeguato alla loro situazione di bisogno; considerare le misure di contrasto alla povertà nelle due componenti inscindibili fra loro:

il contributo economico e i servizi alle persone; ricavare insegnamenti, spunti pratici e indicazioni operative dalla realtà dell’applicazione delle misure che si sono susseguite negli ultimi sei anni in Italia e che Caritas monitora da tempo attraverso la sua rete di servizi e attività (3.500 Centri d’ascolto attivi in tutte le diocesi).

Secondo la Caritas è necessario riflettere sulle politiche contro la povertà per il futuro e da qui ricavare le logiche di fondo e l’impostazione complessiva delle nuove misure, evitando così di ripetere gli errori del passato. Si tratta di progettare interventi che considerino la realtà delle persone in povertà, le loro fatiche ma anche le loro percezioni e aspirazioni.

Al contempo, è utile capitalizzare l’esperienza degli operatori e delle operatrici dei servizi pubblici, delle amministrazioni ai vari livelli di governo e delle organizzazioni sociali sui territori dal cui lavoro quotidiano passa la realizzazione degli interventi:

“Contrastare la povertà è un processo lungo che richiede sforzi congiunti e un impegno collettivo da portare avanti insieme con concretezza, competenza e dialogo costruttivo: solo così possiamo sperare in un futuro migliore per milioni di persone in povertà nel nostro paese”.

E nel rapporto sulla povertà presentato nello scorso ottobre dalla Caritas è emerso che nel 2021i poveri assoluti in Italia sono stati 5.571.000, di cui 1.400.000 bambini. Le famiglie in povertà assoluta risultano 1.960.000, pari a 5.571.000 persone (il 9,4% della popolazione residente).

L’incidenza si conferma più alta nel Mezzogiorno (10% dal 9,4% del 2020) mentre scende in misura significativa al Nord, in particolare nel Nord-Ovest (6,7% da 7,9%).

In riferimento all’età, i livelli di povertà continuano ad essere inversamente proporzionali all’età: la percentuale di poveri assoluti si attesta infatti al 14,2% fra i minori (1.400.000 i bambini e i ragazzi poveri), all’11,4% fra i giovani di 18-34 anni, all’11,1% per la classe 35-64 anni e al 5,3% per gli over 65.

Tra il 2020 e il 2021 l’incidenza della povertà è cresciuta più della media per le famiglie con almeno 4 persone, le famiglie con persona di riferimento di età tra 35 e 55 anni, i bambini di 4-6 anni, le famiglie degli stranieri e quelle con almeno un reddito da lavoro.

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