Fondazione Cariplo: in 15 anni le famiglie povere sono raddoppiate

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Nelle settimane scorse la Fondazione Cariplo ha presentato il primo rapporto sulle disuguaglianze, ‘Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze’, un lavoro di ricerca finalizzato a creare conoscenza sulle diverse dimensioni della disuguaglianza, ma anche a portare all’attenzione del dibattito pubblico il tema delle disuguaglianze attraverso una nuova prospettiva che possa essere utile per sviluppare insieme nuove e più efficaci soluzioni per lo sviluppo di società più inclusive e fornire uno strumento di conoscenza per addetti e non addetti ai lavori.

Il lavoro è stato illustrato in un evento, a cui hanno partecipato, oltre al Presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti, Filippo Artoni (Direttore sede di Milano, Fondazione Enaip Lombardia), Enrica Chiappero (Ordinario di Politica Economica dell’Università di Pavia), Attilio Fontana (Presidente Regione Lombardia), Carlo Messina (Amministratore Delegato Intesa Sanpaolo), Carlo Ratti (Architetto e Urbanista, Direttore MIT SenseableCity Lab di Boston), Anna Scavuzzo (Vicesindaco di Milano), Andrea Sironi (Presidente di Assicurazioni Generali), card. Matteo Zuppi (Presidente Conferenza Episcopale Italiana); che ha fatto seguito alla presentazione del rapporto da parte dei curatori Federico Fubini (Vicedirettore del Corriere della Sera), Valentina Amorese (Programme officer Area Ricerca Scientifica, Fondazione Cariplo), Gian Paolo Barbetta (Fondazione Social Venture Giordano Dell’Amore Evaluation Lab, Milano).

‘Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze’ non è un mestiere semplice. L’ascensore sociale da decenni si è inceppato e per i giovani di oggi è difficile modificare in maniera consistente la propria situazione economica e culturale di partenza. La Fondazione Cariplo ha presentato ieri a Milano il suo primo rapporto sulle diseguaglianze, dedicato all’istruzione.

Il punto di partenza del rapporto è la nuova ondata di povertà innescata dalla pandemia. Nel 2021 erano 2.000.000 le famiglie in condizione di povertà assoluta, più del doppio rispetto al 2005. Dal 1980 ad oggi la società si è polarizzata. Il percorso di istruzione obbligatoria non è in grado di sostenere gli studenti più svantaggiati.

Le fragilità si propagano e si sommano: esiste una compresenza tra diverse forme di esclusione e di povertà. Chi ha un maggiore livello di studio ha condizioni di salute generale migliori. In Italia solo l’8% dei giovani con genitori senza un titolo di studio superiore riesce a laurearsi (22% la media Ocse).

La seconda parte della ricerca ha messo in relazione le diseguaglianze di partenza con le aspettative dei giovani. Il territorio di Milano ha fatto da ‘incubatore’ per un’analisi sul campo. Sono stati intervistati gli adolescenti di un liceo classico del centro e di un istituto di formazione professionale in periferia.

I primi hanno mostrato maggiore fiducia negli altri e in se stessi, i secondi maggiore determinazione. Il 55% dei liceali pensano di andare all’estero per studiare o lavorare rispetto ad un 29% degli altri studenti.

Nell’intervento il presidente della Cei, card. Matteo Zuppi, ha sottolineato la necessità di una risposta che chiami in gioco tutti gli attori: “La povertà è aumentata: dobbiamo domandarci perché è successo? Dobbiamo farci tutti un esame di coscienza, non abbiamo sentito il grido di dolore chi sta indietro di noi, non abbiamo fatto abbastanza o abbiamo fatto cose che non servono. La pandemia ci ha fatto aprire gli occhi e ci ha spinto verso una dimensione sinodale, tutte le istituzioni devono lavorare insieme”.

Per il card. Zuppi è necessario cambiare il punto di vista: “La povertà diventa un destino, come si evince anche dal rapporto Caritas: una volta non era così… Oggi non è il merito che crea le possibilità ma il punto di partenza. Vorrei fare una campagna pubblicitaria per le scuole professionali che devono diventare di serie A.

In Europa abbiamo bisogno di manodopera ma non la facciamo arrivare e questo non va bene. Quella dei minori non accompagnati è la diseguaglianza peggiore, perché sono tanti e con difficoltà riusciamo a dare loro delle possibilità”.

Mentre il presidente della Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti, ha sottolineato la necessità di costruire il tessuto sociale dell’Italia: “Stiamo parlando del fatto che il futuro di un Paese si costruisce investendo sulle persone.

Questo è quello che abbiamo cercato di mettere a disposizione, sulla base di dati che ci dicono che abbiamo difficoltà nel sostenere le persone a partire dai primi momenti della loro vita. Quindi chi ha già delle opportunità può dare un contributo e chi ne ha meno ne trarrà degli svantaggi e non sarà in grado di dare un contributo.

Questo ci dice che ciò che urta la nostra coscienza civile danneggia anche la costruzione del futuro del nostro Paese. Allo stesso tempo, ci dice che bisogna lavorarci insieme. E’ da qui che possiamo costruire un’agenda: non tanto attraverso una proposta di soluzioni singole ma condividendo insieme quale sia il problema cruciale per il futuro delle nostre persone; quello è il tema da cui dobbiamo partire”.

E la conclusione è stata molto chiara: “L’Italia è anche il Paese in Europa con il record di NEET (under 30 che non studiano e non lavorano). E, in coerenza con questi dati, l’Italia è anche il Paese in Europa con crollo maggiore delle nascite da coppie under 30. Detto questo, è anche vero che ci sono tanti giovani di talento che frequentano le nostre scuole e università, pronti a mettersi in gioco a servizio della comunità.

Nostro compito quello di sostenerli e aiutarli in questa direzione. Dunque, per molte ragioni sia di equità sia di efficienza è fondamentale lavorare per valorizzare il potenziale di tutte le persone, a partire dai nostri giovani. Infatti, non solo non è giusto lasciare indietro alcuni dei nostri ragazzi, partiti in condizione di svantaggio, ma come abbiamo visto, si tratta anche di un fenomeno dannoso per tutti noi, che di certo l’Italia non può permettersi.

Per far fiorire il nostro Paese servono le competenze e le potenzialità di tutti i giovani italiani. Partendo da ciò che di buono già esiste in Italia possiamo certamente lavorare per fare un passo in avanti e contribuire a ridurre le disuguaglianze di oggi in modo da favorire un domani meno disuguale”.

(Foto: Fondazione Cariplo)

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