Domenica delle palme o della Passione: Benedetto colui che viene nel nome del Signore

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La Domenica delle palme unisce insieme in trionfo regale di Cristo Gesù, che a Gerusalemme viene accolto dalla folla osannante con rami di ulivo e palme al grido profetico: ‘Benedetto colui che viene, il re d’Israele, nel nome del Signore’ ed il racconto drammatico della passione e morte di Gesù in croce, dopo avere subito un duplice processo: quello religioso, presieduto dal Sommo Sacerdote, e quello politico presieduto dal governatore romano Ponzio Pilato.

Gesù entra a Gerusalemme mentre la folla osannante stende i mantelli a terra, agita rami di ulivo in segno di gioia, di pace, d’amore; gli Apostoli pregustano la gioia pasquale mentre lieti si stringono al maestro dicendo: Gesù, vedi la folla come ti vuol bene. Gesù non si illude e risponde agli Apostoli: ancora pochi giorni e questa stessa folla griderà: crocifiggilo, non abbiamo altro re che Cesare.

Non passerà una generazione, dirà Gesù con le lagrime negli occhi, e di questa città non resterà una pietra sull’altra: tutto sarà distrutto. (La predizione si avvera nell’anno 70 d.C. quando i romani metteranno Gerusalemme a ferro e fuoco, il Tempio sarà distrutto e troveranno la morte, dice lo storico Giuseppe Flavio, più di 800.000 ebrei). 

La folla aveva assistito alla guarigione del cieco nato, alla risurrezione di Lazzaro morto e seppellito da quattro giorni, ed intravedeva in Gesù, a ragione, il Messia predetto dai Profeti. Gesù però non si illude, piange sulla città. Questo popolo oggi grida ‘Osanna’, ancora pochi giorni e griderà davanti a Ponzio Pilato: ‘Crocifiggilo, libera Barabba, che era un omicida; non abbiamo altro re che Cesare’.

La lettura biblica della passione e morte di Gesù evidenzia due processi: Uno religioso dove Gesù è accusato di essersi proclamato ‘Figlio di Dio’; ma Gesù ribadisce: se non credete alle mie parole, credete alle opere; esse testimoniano di me. Ma il Sommo Sacerdote si strappa le vesti dicendo: “ha bestemmiato” e a lui fanno eco i componenti del Sinedrio dicendo: ‘è reo di morte’.

Una sentenza di morte però non poteva avere seguito senza la convalida del Governatore Romano, da qui il secondo processo davanti a Ponzio Pilato. L’accusa ora non può essere a carattere religioso ma politico; davanti a Pilato l’accusa contro Gesù è diversa: ‘dice di essere re!  Noi non abbiamo altro re che Cesare; tu, governatore romano, devi punirlo con la condanna morte perché Gesù è contro Cesare’. Pilato si accorge che le accuse erano tutte fasulle ed interrogò Gesù: ‘Sei tu re del Giudei?’; Gesù non negò, confermò dicendo: ‘Sono re, ma il mio regno non è di questo mondo!’

 Pilato si accorge che tutto il processo era una farsa e, volendo liberare Gesù, fa una proposta: in occasione della Pasqua ho sempre liberato un prigioniero; chi volete che io vi liberi: Gesù o Barabba, che era in carcere per omicidio. La folla, aizzata, grida: ‘Barabba, e crocifiggi Gesù’.

Nel racconto del Vangelo due particolari: un pentimento e un suicidio: il pentimento di Pietro, che aveva rinnegato Gesù davanti alla portinaia;  Gesù lo guarda, Pietro esce fuori  e piange amaramente il suo peccato. 

Il suicidio di Giuda: dopo avere tradito Gesù ed averlo venduto per trenta denari, si accorge del suo gravissimo peccato, uscì fuori ed andò ad impiccarsi; Gesù l’aveva chiamato: ‘Amico, con un bacio mi tradisci?’ Pilato, temendo di essere accusato a Cesare, si lava le mani e, da giudice inetto,  consegna Gesù ai suoi crocifissori. I soldati intrecciarono subito una corona di spine per deridere il re dei Giudei. Pilato stesso scriverà la motivazione della condanna: ‘I. N. R. I. – Gesù nazareno re dei Giudei’.

Roma così, la tutrice del Diritto, la Città chiamata a dare la legge a tutti i popoli civili, si macchia di un delitto nefando ed atroce calpestando ‘il Diritto’, mentre il giudice se ne lava le mani. Oggi, carissimi amici, è una giornata assai triste ma Gesù l’ha permesso per essere la vittima pura, santa ed immacolata che ha aperto a noi le porte del Regno dei Cieli.

Se noi siamo cristiani, il nuovo popolo di Dio, è grazie al sacrificio di Gesù in croce che il mondo si è riconciliato con Dio, la terra con il cielo.  Purtroppo siamo tutti figli del peccato, ma le scelte sono due: o quella di Giuda, che andò ad impiccarsi, o quella di Pietro che pianse il suo peccato e Gesù risorto lo riabilitò dicendo: ‘Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle’.

Su Pietro pentito, su questa Pietra è nata la Chiesa di Cristo, che è ‘Una, Santa, Cattolica ed Apostolica’. Di questa Chiesa, grazie al Battesimo che abbiamo ricevuto, siamo tutti parte integrante. La Fede in Dio, la Speranza del Regno e la Carità: l’amore verso Dio e i fratelli, deve sempre unirci ed affratellarci. Allora e solo allora è veramente Pasqua di risurrezione.       

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