Papa Francesco invita i seminaristi a non perdere il senso sacerdotale

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Ricevendo i seminaristi della Calabria papa Francesco ha detto loro che la formazione è un compito importante, ricordando le bellezze della regione, nonostante i fatti di ‘cronaca’:

“Anche se la vostra terra a volte sale alla ribalta della cronaca portando alla luce vecchie e nuove ferite, mi piace ricordare che siete figli dell’antica civiltà greca e ancora oggi custodite tesori culturali e spirituali che uniscono l’Oriente e l’Occidente. Omero, nell’Odissea, narra che Ulisse, verso la fine del suo viaggio, approdò ad un lembo di terra da cui poté ammirare la bellezza di due mari.

Questo fa pensare alla vostra terra, gemma incastonata tra il Tirreno e lo Ionio. Ed essa brilla anche come luogo di spiritualità, che annovera importanti Santuari, figure di santi e di eremiti, nonché la presenza della Comunità greco-bizantina.

Tuttavia, questo patrimonio religioso rischierebbe di restare solo un bel passato da ammirare, se non ci fosse ancora oggi, da parte vostra, un rinnovato impegno comune per promuovere l’evangelizzazione e la formazione sacerdotale”.

Quindi la bellezza invita a rimanere, come fecero gli apostoli con Gesù, come raccontato nel vangelo dell’apostolo Giovanni: “Si riferisce ai primi discepoli che seguono Gesù e ci ricorda che questo è il fondamento di tutto: rimanere con il Signore e mettere Lui a fondamento del nostro ministero; altrimenti cercheremo soprattutto noi stessi e, pur impegnandoci in cose apparentemente buone, sarà per riempire il vuoto che abbiamo dentro…

Questa è la vostra vocazione: fare strada con il Signore, l’amore del Signore. Stando attenti a non cadere nel carrierismo, che è una peste, è una delle forme di mondanità più brutte che possiamo avere, noi chierici, il carrierismo”.

E’ un invito a non diventare ‘funzionari’: “Noi a volte cerchiamo una ‘ricetta’ facile, Gesù invece inizia con una domanda che ci invita a guardarci dentro, per verificare le ragioni del nostro cammino. E oggi vorrei rivolgere a voi questa domanda…

E’ molto triste quando trovi sacerdoti che sono funzionari, che hanno dimenticato l’essere pastori di popolo e si sono trasformati in chierici di Stato, come quelli delle corti francesi, ‘monsieur l’Abbé’, erano chierici di Stato. E’ brutto quando si perde il senso sacerdotale.

Magari cerchiamo il ministero sacerdotale come un rifugio dietro cui nasconderci o un ruolo per avere prestigio, invece che desiderare di essere pastori con lo stesso cuore compassionevole e misericordioso di Cristo…

Ecco, ricordiamoci questo: il Seminario è il tempo in cui fare verità con noi stessi, lasciando cadere le maschere, i trucchi, le apparenze. E in questo processo di discernimento, lasciarvi lavorare dal Signore, che farà di voi pastori secondo il suo cuore. Perché il contrario è il mascherarsi, il truccarsi, l’apparire, che è proprio dei funzionari, non dei pastori di popolo ma dei chierici di Stato”.

La domanda fondamentale riguarda la ricerca per un’evangelizzazione aperta al mondo: “Questo discernimento è oggi più che mai necessario, perché nel tempo in cui è tramontata una certa cristianità del passato, si è aperta davanti a noi una nuova stagione ecclesiale, che ha richiesto e richiede ancora una riflessione anche sulla figura e sul ministero del prete.

Non possiamo più pensarlo come un pastore solitario, chiuso nel recinto parrocchiale o in gruppi di pastori chiusi; occorre unire le forze e mettere in comune le idee, i cuori, per affrontare alcune sfide pastorali che sono ormai trasversali a tutte le Chiese diocesane di una Regione.

Penso, per esempio, all’evangelizzazione dei giovani; ai percorsi di iniziazione cristiana; alla pietà popolare, voi avete una ricca pietà popolare, che ha bisogno di scelte unitarie ispirate al Vangelo; ma penso anche alle esigenze della carità e alla promozione della cultura della legalità. Quest’ultimo lo sottolineo: la cultura della legalità”.

Ecco il motivo per cui occorre essere vigilanti: “Questo processo si sta avviando in molte parti del mondo ed è naturale che vi sia qualche resistenza e qualche fatica nel compiere questo passo.

Ma ricordiamoci che l’attaccamento alla nostra storia e ai luoghi significativi della nostra tradizione non deve impedire alla novità dello Spirito di tracciare sentieri da percorrere, specialmente quando il cammino della Chiesa lo richiede. Il Signore ci domanda l’atteggiamento della vigilanza, perché non ci succeda ‘come ai giorni di Noè’, quando la gente, tutta intenta alle cose di sempre, non si accorse che arrivava il diluvio.

Abbiamo bisogno di occhi aperti e cuore attento per cogliere i segni dei tempi e guardare avanti! Raccomando a tutti, non solo ai vescovi, raccomando di discernere cosa vuole lo Spirito Santo per le vostre Chiese.

E questo lo devono fare i Vescovi (la decisione), ma lo dovete fare tutti voi per dire ai Vescovi cosa sentite e come, le idee… E’ tutto il corpo della diocesi che deve aiutare il Vescovo in questo discernimento. Poi lui si assume la responsabilità della decisione”.

(Foto: Santa Sede)

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