No all’utero in affitto

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 24.03.2023 – Vik van Brantegem] – Il Parlamento approvi con urgenza una legge per rendere l’utero in affitto un reato universale e sanzionare i cittadini italiani che si recano all’estero per affittare un utero, comprare un bambino e alimentare l’aberrante “mercato dei figli”. Difendiamo il diritto dei bambini di crescere col loro papà e la loro mamma.

Ieri la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati ha deciso di iniziare l’esame delle proposte di legge per rendere l’utero in affitto un reato universale, cioè punibile anche se commesso fuori dai confini italiani. Firma subito questa petizione di Pro Vita & Famiglia Onlus per chiedere alla maggioranza di governo di garantire un esame veloce e intransigente, che raggiunga l’obiettivo nel minor tempo possibile [QUI].

Nicola Porro durissimo: «Solo gli allocchi pensano sia gestazione solidale e generosa»

«Chi pensiate che si metta ad affittare il proprio utero? Forse donne miliardarie che girano in Porsche e hanno l’autista? Ma certo, sicuramente per generosità e altruismo». È il sarcastico ma durissimo commento del giornalista Nicola Porro, che affida in un video sui suoi social, la propria opinione sull’utero in affitto. «Il problema – spiega Porro – non sono i diritti dei figli delle coppie gay, ma questo famoso utero in affitto, che vogliono chiamare in mille modi diversi [maternità surrogata, gestazione per altri, gestazione solidale, gestazione solidale per altri] ma sempre utero in affitto rimane». Mai e poi mai, sottolinea, una donna facoltosa si mettere in pancia un bambino per nove mesi che poi sarà di altre due persone. «Semmai – spiega – lo farà una povera donna ucraina, bisognosa di fare soldi e portare il pane a casa. Altro che donne comuni per generosità e altruismo, come pensano gli allocchi». «Detto questo – prosegue Nicola Porro – c’è da ricordare che anche all’interno del Partito Democratico se ne sta discutendo, perché ci sono molte femministe ovviamente contrarie. Io stesso – precisa – che sono un liberista e sono per il libero mercato su tutto, mi fermo davanti a certe pratiche come per esempio il mercato degli organi». Altrimenti, iniziamo a toglierci un rene, un polmone – o appunto l’utero – e vendiamo qualsiasi cosa.

Simone Cristicchi contro l’utero in affitto: «Cicogna 2.0»

Il noto cantautore e attore teatrale Simone Cristicchi – non di certo tacciabile di conservatorismo, di essere un bigotto né esponente di associazioni pro life o pro family – si è espresso sui social tracciando un ritratto conciso ma allo stesso tempo eloquente e drammatico di ciò che rappresenta quella pratica barbara e disumana dell’utero in affitto. “Cicogna 2.0” l’altrettanto eloquente titolo. Lo stesso Cristicchi – a margine del post – ha inoltre spiegato: «Spero che questo post non fomenti inutili polemiche, ma sia uno spunto di riflessione per gente di buon senso, per chi non si adegua al pensiero unico, e vuole approfondire cosa ci sia dietro tanti slogan vuoti». Appunto. Gli slogan vuoti – e pericolosissimi – di chi vorrebbe far adeguare il mondo intero (e l’Italia) a quel pensiero unico che vede i bambini come merce da comprare al supermercato.

Cicogna 2.0
Jelena è nata e vive in un piccolo paese del Kosovo.
Jelena è una roda, una cicogna. Nessuno deve sapere quale sia il suo lavoro; è un segreto, soprattutto per amici, parenti e villaggio.
Ha prestato il suo utero a chi non poteva avere figli, anzi, in un mondo dove le parole rivestono estrema importanza, ha venduto, noleggiato, affittato il proprio utero, perché nel mondo ricco, eterosessuale ed omosessuale, il figlio è un diritto, che se non si ottiene per grazia, fortuna e natura, si compra con il danaro.
Il costo di un bambino fatto e finito, esente da difetti, con ragionevole garanzia, varia da 35.000 a 50.000 euro; la quota che percepisce la cicogna, la donna, che ha subito l’impianto, che lo ha portato in grembo per nove mesi e che lo ha partorito, solitamente è di 5.000 euro. Spesso le “rode” vengono convinte a vendersi, spinte anche una povertà estrema che apparentemente non lascia scelta.
I negozi dove commissionare il “prodotto” sono sparsi ovunque, alla portata delle diverse esigenze e possibilità:
Biotexcom, Kiev, Ucraina
Mediterranean Fertility Institute, Creta, Grecia
Feskov, Praga, Repubblica Ceca
Interfertility, Madrid, Spagna
Human resources, Charkiv, Ucraina
Gestife, Barcelona, Spagna
Growing generations, Londra, Regno Unito, con filiali negli Stati Uniti e in Canada, loro però sono cari; per il tuo bambino su misura, puoi arrivare a spendere sino a 3 volte di più, 150.000 euro.
Vorrei vivere in un mondo dove la maternità surrogata venga abolita, e dove invece tanti bambini orfani e privi di futuro possano essere adottati, e cresciuti con Amore da coppie che non possono avere figli.


Borselli categorica: «I figli non sono merce da banco»
Intervista a cura di Gloria Callarelli per Pro Vita & Famiglia Onlus


Tiene banco in queste ore la questione dell’utero in affitto: un tema che sta facendo dibattere la politica e anche l’opinione pubblica, aprendo ad un confronto che ci si augura in futuro possa avere un punto fermo importante. Sulla questione è intervenuta anche l’opinionista, giornalista e conduttrice Hoara Borselli che ha gentilmente concesso un’intervista ai nostri microfoni.

Si parla molto di utero in affitto in queste ore. Lei che ne pensa?
Io ho sempre ritenuto la pratica dell’utero in affitto un abominio. Non è altro che una sorta di mercificazione del corpo della donna, donna che viene ridotta niente più che in schiavitù. Molto spesso, nella maggior parte dei casi, viene sfruttata la sua condizione di miseria per mettere a disposizione il suo utero che non è una scatola, non è un contenitore, non è una culla. L’utero è parte di una donna e all’interno di esso viene concepito un figlio con il quale si instaura un rapporto viscerale per nove mesi: pensare di strappare poi questo bambino alla donna è un atto di una violenza inaudita.

Nonostante questa violenza, oggi pare essere diventato in alcuni luoghi del mondo anche normalità…
Oggi ci sono fiere sull’utero in affitto, ci sono i dépliant, ci sono le varie possibilità di scelta, ci sono vari piani, il gold, il silver, il piano vip in base a quello che si vuole acquistare e alla possibilità economica che si ha…si può arrivare anche a poter sceglierne la fisionomia quasi…se lo si vuole maschio, femmina, se si vuole di pelle chiara o con un determinato tipo di colore di occhi. Tutto questo…l’idea che si possa comprare un bambino e farselo a propria immagine e somiglianza è antinaturale.

Che ne pensa della possibilità di ritenere questa pratica reato universale?
Sono favorevole alla presa di posizione di chi ritiene questa pratica un reato universale, oggi sappiamo che è reato solo in Italia, e vorrei che non se ne parlasse più. Troppo spesso non si considera lo stato psicologico di devastazione che si crea alla donna sfruttata per portare in grembo un figlio solo per soddisfare l’esigenza e la volontà di persone che lo vogliono acquistare. Tra l’altro…Ovviamente solo chi ha i soldi potrà ricorrere a questa pratica, chi non ha i soldi non lo farà. Sappiamo esserci tantissimi bambini adottabili: la battaglia vera di buon senso è quella di far sì che si possano accelerare le pratiche per le adozioni. Non andarsi a comprare i bambini a piacimento. I figli non sono merce da banco.

CEI: «Figli non sono un prodotto, no alla mercificazione della donna»

«Tutelare i figli significa che mai possono essere considerati un prodotto o l’oggetto di un pur comprensibile desiderio». Sono le parole dei vescovi italiani, a conclusione del Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana a Roma, nella consueta riunione primaverile. Per quanto riguarda l’utero in affitto, quindi, la CEI sottolinea che «molte persone ormai, pur con idealità diverse, riconoscono come inaccettabili pratiche che mercificano la donna e il nascituro». Una presa di posizione importante, soprattutto alla luce dei recenti fatti di attualità e delle proposte di legge che vogliono, si spera, rendere la maternità surrogata reato universale. La CEI ribadisce inoltre ciò che aveva già espresso in passato e sempre sulla scia delle posizioni di Papa Francesco. In particolare lo scorso 10 giungo, infatti – nel corso di un’udienza alle associazioni familiari cattoliche – il Pontefice era stato perentorio: «La dignità dell’uomo e della donna è minacciata anche dalla pratica inumana e sempre più diffusa dell’utero in affitto, in cui le donne, quasi sempre povere, sono sfruttate, e i bambini sono trattati come merce».

No all’utero in affitto
La petizione di Pro Vita & Famiglia Onlus


Attualmente, l’utero in affitto è illegale in Italia. La legge – di fatto – punisce solo chi organizza, pratica o commercializza l’utero in affitto nel territorio italiano, ma non chi va a sfruttarlo all’estero e poi torna in Italia coi bambini comprati a caro prezzo. Quindi, molte coppie si recano all’estero per sfruttare questa pratica barbara e disumana e tornano poi in Italia chiedendo allo Stato di essere riconosciuti come i “genitori” dei neonati che portano con sé. Questa situazione alimenta un perverso “turismo procreativo” e lascia senza alcuna protezione i bambini comprati e le madri sfruttate all’estero da questo vero e proprio “mercato dei figli”.

Le proposte di legge che il Parlamento sta iniziando a esaminare possono assestare un colpo mortale all’orrendo mercato dei figli, punendo anche chi lo alimenta fuori dai confini italiani. La petizione di Pro Vita & Famiglia Onlus chiede al Parlamento di approvare con urgenza una legge per rendere l’utero in affitto un reato universale, per sanzionare i cittadini italiani che si recano all’estero per affittare un utero e comprarsi un bambino.

Sostieni questa causa urgente firmando adesso la petizione [QUI], perché è altissimo il rischio che l’iter avviato in Parlamento non raggiunga l’obiettivo a causa della potenza mediatica e politica delle lobby LGBTQAI+ e delle cosiddette “Famiglie Arcobaleno” (l’associazione che comprende anche coppie omosessuali che si recano all’estero per praticare l’utero in affitto o la procreazione artificiale tra donne). Anche nella coalizione di centrodestra ci sono elementi fortemente affini alle istanze di queste lobby, che potrebbero mettere i bastoni tra le ruote e far naufragare quest’occasione storica. Per questo, è fondamentale aumentare la pressione sul Parlamento e sulla Commissione Giustizia della Camera, chiedendo che non ci siano tentennamenti e si proceda spediti verso l’approvazione di una legge che renda l’utero in affitto punibile anche se commesso all’estero.

La macchina da guerra “arcobaleno” si è già messa in moto per far naufragare questa legge e difendere l’osceno mercato dei bambini comprati con l’utero in affitto. Il Partito Democratico guidato dall’estremista Elly Schlein si è già schierato al fianco delle lobby.

Se i disegni di legge per rendere l’utero in affitto un reato universale non riceveranno ora il sostegno di decine di migliaia di cittadini, le lobby riusciranno ad affossare questo tentativo. Non basta solo dirsi contro l’utero in affitto. È necessario prendere posizione ed esercitare un’effettiva pressione sulle istituzioni affinché questa pratica barbara sia punita anche se commessa all’estero. Firmare questa petizione di Pro Vita & Famiglia Onlus è un modo di partecipare attivamente ed efficace, disponibile ad ogni cittadino [QUI].

Postscriptum

1. Non è difficile poi, capire perché sia così burocraticamente complicato adottare un bambino.

2. «Ora assistiamo ad uno strano “sinistro” fenomeno. Gli adepti di una delle più grandi e infauste ideologie della storia vanno dicendo che il modo di far figli (ovvero un rapporto sessuale tra un uomo e una donna) e il diritto di un bambino ad una madre e a un padre (cioè tutto ciò che la natura rende valido per ogni specie, ad ogni latitudine e longitudine e in ogni tempo) è diventato una ideologia.
Perché sia chiaro: ideologia è tutto ciò che ha bisogno di essere costruito a tavolino per infinocchiare gli sprovveduti.
Non è ideologico tutto ciò che non serve che lo spieghi, perché è già dentro di te come un dato di fatto, inalienabile, precedente a te e alla società in cui vivi.
“Eh, ma la scienza oggi permette di…” di fare cosa? Non è scienza quella che altera in modo radicale le cose disposte dalla natura. È come raddrizzare o deviare il corso di un fiume per creare spazio dove costruire case. Si può fare, come no? Ma prima o poi quel fiume si riprenderà il suo percorso, con gravi danni per coloro che nel frattempo si sono costruiti la casa. L’ecologia non è solo rispetto dell’ambiente. È rispetto di tutto quello che da sempre la natura ha stabilito per far sì che la Vita avanzi. Vi sono regole che devono essere rispettate.
“Ma allora anche quando stai male devi scegliere di non curarti e di lasciar fare alla natura” è l’altra mistificazione ancora una volta ideologica. No, perché quando la scienza aiuta a mantenere vivo un uomo e a curare le sue malattie, risponde al bene dell’umanità. La medicina ippocratica questo insegna.
Dobbiamo accettare di poter solo accogliere e curare la vita che non siamo noi a iniziare, ne nel quando ne nel come. Il resto è fuffa, ideologica. NON FATEVI INFINOCCHIARE!» (Daniela Scavolini).

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