Papa Francesco: la sfida della misericordia è la pace

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Giovedì intenso per papa Francesco che, ricevendo la Commissione delle Conferenze Episcopali dell’Unione Europea, organismo nato nel 1980 per accompagnare il processo europeo, che ha come presidente mons. Mariano Crociata, ha chiesto di mantenere l’unità nella diversità, e guardare alla pace, al di là di ogni reciproco interesse:

“Su questo primo punto è decisivo precisare che quella europea non può essere un’unità uniforme, che omologa, ma al contrario deve essere un’unità che rispetta e valorizza le singolarità, le peculiarità dei popoli e delle culture che la compongono. Pensiamo ai padri fondatori: appartenevano a Paesi diversi e a culture differenti: De Gasperi e Spinelli italiani, Monnet e Schuman francesi, Adenauer tedesco, Spaak belga, Beck lussemburghese, per ricordare i principali.

La ricchezza dell’Europa sta nella convergenza delle diverse fonti di pensiero e di esperienze storiche. Come un fiume vive dei suoi affluenti. Se gli affluenti vengono indeboliti o bloccati, tutto il fiume ne risente e perde forza. L’originalità degli affluenti. Bisogna rispettare questo: l’originalità di ogni Paese”.

Ecco l’unità nella diversità: “La sfida è proprio questa: l’unità nella diversità. Ed è possibile se c’è una forte ispirazione; altrimenti prevale l’apparato, prevale il paradigma tecnocratico, che però non è fecondo perché non appassiona la gente, non attira le nuove generazioni, non coinvolge le forze vive della società nella costruzione di un progetto comune”.

In questa ‘sfida’ all’unità un’importanza riveste l’ispirazione cristiana: “Non c’è dubbio che nella fase originaria essa ha giocato una parte fondamentale, perché era nei cuori e nelle menti degli uomini e delle donne che hanno iniziato l’impresa. Oggi molto è cambiato, certo, ma rimane sempre vero che sono gli uomini e le donne a fare la differenza. Perciò il primo compito della Chiesa in questo campo è quello di formare persone che, leggendo i segni dei tempi, sappiano interpretare il progetto Europa nella storia di oggi”.

E la seconda sfida riguarda la pace: “La storia di oggi ha bisogno di uomini e donne animati dal sogno di un’Europa unita al servizio della pace. Dopo la seconda guerra mondiale, l’Europa ha vissuto il più lungo periodo di pace della sua storia. Nel mondo però si sono susseguite diverse guerre. Nei decenni scorsi alcune guerre si sono trascinate per anni, fino ad oggi, tanto che si può parlare ormai di una terza guerra mondiale.

La guerra in Ucraina è vicina, e ha scosso la pace europea. Le nazioni confinanti si sono prodigate nell’accoglienza dei profughi; tutti i popoli europei partecipano all’impegno di solidarietà con il popolo ucraino. A questa corale risposta sul piano della carità dovrebbe corrispondere, ma è chiaro che non è facile né scontato, un impegno coeso per la pace”.

Mentre ai partecipanti al convegno dell’Accademia Alfonsiana ha sottolineato che la teologia morale deve aiutare la comprensione della Bibbia: “Ogni proposta teologico-morale ha in ultima analisi questo fondamento: è l’amore di Dio la nostra guida, la guida delle nostre scelte personali e del nostro cammino esistenziale.

Di conseguenza, teologi moralisti, missionari e confessori sono chiamati ad entrare in un rapporto vivo con il Popolo di Dio, facendosi carico specialmente del grido degli ultimi, per comprenderne le difficoltà reali, per guardare all’esistenza dalla loro angolazione e per offrire loro risposte che riflettano la luce dell’amore eterno del Padre…

A voi si chiede una proposta che risponda ad un discernimento pastorale carico di amore misericordioso, rivolto a comprendere, perdonare, accompagnare e soprattutto integrare. Essere ecclesiale suppone questo: integrare”.

E’ un invito alla ‘via media’ di sant’Alfonso: “La proposta bioetica deve essere attenta ai drammi reali delle persone, che spesso si trovano confuse di fronte ai dilemmi morali della vita. Per questo vi raccomando di rendere accessibili i frutti del vostro lavoro usando il ‘linguaggio del popolo’ ed elaborando proposte di vita morale praticabili e umanizzanti. ‘Il linguaggio del popolo.

Mi raccomando, non dimenticatevi del santo popolo fedele di Dio! Ma non a livello di pensiero, ma a partire dalle tue radici che stanno nel santo popolo di Dio; non dimenticare che tu sei stato preso dal gregge, tu sei di loro, non dimenticare l’aria del popolo, il pensiero del popolo, il sentire del popolo”.

Quindi per il papa i problemi si risolvono camminando: “E parlo di cammino, cammini adeguati, non soluzioni matematiche, cammini adeguati. I problemi si risolvono camminando ecclesialmente come popolo di Dio. E camminare con le persone nello stato morale in cui stanno.

Camminare con loro e cercare una via per risolvere i loro problemi, ma camminare, non seduti come dottori che con il dito alzato condannano senza preoccuparsi. Negli ultimi anni abbiamo affrontato questioni morali gravi come le migrazioni e la pedofilia; oggi vediamo l’urgenza di aggiungerne altre, come i profitti concentrati nelle mani di pochi e la divisione dei poteri globali”.

Infine ai partecipanti al corso promosso dalla penitenzieria apostolica papa Francesco ha invocato i ‘focolai della misericordia’: “Non dimentichiamo che siamo in una lotta soprannaturale, una lotta che appare particolarmente virulenta nel nostro tempo, anche se conosciamo già l’esito finale della vittoria di Cristo sulle potenze del male. La lotta, però, c’è ancora e la vittoria si attua realmente ogni volta che un penitente viene assolto. Nulla allontana e sconfigge di più il male della divina misericordia.

E su questo io vorrei dirvi una cosa: Gesù ci ha insegnato che mai si dialoga con il diavolo, mai! Alla tentazione nel deserto Lui ha risposto con la Parola di Dio, ma non è entrato in dialogo. Nel confessionale state attenti: mai dialogare con il ‘male’, mai; si offre ciò che è giusto per il perdono e si apre qualche porta per aiutare ad andare avanti, ma mai fare lo psichiatra o lo psicanalista; per favore, non si entri in queste cose! Se qualcuno di voi ha questa vocazione, la eserciti altrove, ma non nel tribunale della penitenza. Questo è un dialogo che non è conveniente fare nel momento della misericordia”.   

(Foto: Santa Sede)

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