Centoduesimo giorno del #ArtsakhBlockade. L’Azerbajgian sta fuorviando la comunità internazionale con la narrazione dell’integrazione degli Armeni di Artsakh

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 23.03.2023 – Vik van Brantegem] –.Il Primo Ministro dell’Armenia, Nikol Pashinyan, ha scritto oggi in un post su Twitter: «Ci sarà un trattato di pace tra Armenia e Azerbajgian e si baserà sulle dichiarazioni ufficiali congiunte adottate al più alto livello. Non ci sarà una nuova escalation! La comunità internazionale deve sostenere con forza questa narrazione».

Città di Jardar nella regione di Martuni della Repubblica di Artsakh. Popolazione 5.000. La città ha 4 scuole, 2 asili, 3 chiese. 1.000 soldati di Jardar hanno partecipato alla Seconda Guerra Mondiale, 450 non sono mai tornati. I cittadini di Jardar hanno diritto alla nostra solidarietà. Il silenzio, la neutralità, l’equidistanza tra aggressore e aggredito uccide gli Armeni. Puoi gli Azeri piangono perché muoiono anche loro soldati, mandati ad aggredire l’Armenia e l’Artsakh.

Come abbiamo riferito, ieri pomeriggio alle ore 16.20, un militare armeno, Arshak Sargsyan (nella foto sopra), è stato ucciso a seguito di un’aggressione azerbajgiana vicino a Yeraskh, in Armenia, in una grave violazione del cessate il fuoco. Il Ministero della Difesa armeno ha confermato la notizia: «Il Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia condivide il forte dolore per la perdita ed esprime cordoglio ai familiari, parenti e co-militari del soldato caduto». Aveva solo 18 anni. Il Signore benedica la sua anima. Che egli riposi in pace.

Il soldato armeno è stato ucciso dal fuoco di un cecchino azero vicino a Yeraskh, nel territorio sovrano dell’Armenia, dopo che il Coordinatore per le comunicazioni strategiche del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, ha chiesto l’allentamento e la fine della violenza tra Armenia e Azerbajgian. Ieri 22 marzo in una conferenza stampa, quando gli è stato chiesto della posizione del governo Biden sul conflitto del Nagorno-Karabakh, Kirby ha detto: “Non vogliamo vedere nessuna di queste violenze e vogliamo che tutte le parti prendano le misure appropriate per ridurre la tensione e fermare la violenza”. Kirby ha rifiutato di dare una risposta quando gli è stato chiesto se gli Stati Uniti considerino o meno motivo di preoccupazione la presenza delle forze di mantenimento della pace russe nel Nagorno Karabakh. “In generale, quello che abbiamo detto prima è che esortiamo tutte le parti qui a ridurre l’escalation”, ha detto Kirby. Poi, la giustificazione del Segretario di Stato Blinken per gli Stati Uniti che forniscono aiuti e addestramento militari all’Azerbajgian, uno stato aggressore che attacca i suoi vicini e viola i diritti dei suoi cittadini, sembra essere che l’Azerbajgian è vicino all’Iran.

Equiparare l’aggressore e l’aggredito incoraggia ulteriormente l’aggressore. Le sanzioni parlano più delle parole. Sanzioni per Aliyev, sanzioni per l’Azerbajgian.

L’Ambasciatore dell’Azerbajgian nei Paesi Bassi è stato convocato al Ministero degli Esteri dei Paesi Bassi per comunicare la necessità di attuare la decisione della Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite e sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin). 13 gruppi parlamentari dei Paesi Bassi hanno inviato interrogazioni scritte al Ministro degli Esteri, Wobke Hoekstra, in relazione all’ordine della Corte Mondiale del 22 febbraio scorso all’Azerbajgian di sbloccare il Corridoio di Berdzor (Lachin). Il Ministro degli Esteri dei Paesi Bassi ha sottolineato che le decisioni della Corte internazionale di giustizia sono giuridicamente vincolanti, pertanto i Paesi Bassi hanno pubblicamente invitato le autorità azere ad attuare questa decisione.

Nel frattempo, i virtuosi Paesi Bassi continuano a investire in Azerbajgian. Poi, questo passo diplomatico non ha alcun significato fino a quando non viene eseguita un’azione vera e visibile per fermare l’Azerbajgian. Parole vuote mentre comprano gas azero (che è pur sempre russo). Altro Paese da aggiungere alle illusioni degli Armeni di essere salvati da qualcuno.

Penny Wong, Senatore per l’Australia Meridionale, Capo della maggioranza governativa al Senato, Ministro degli Esteri australiano, ha scritto in un post su Twitter oggi: «Mesi fa ho chiesto una telefonata con il Ministro degli Esteri iraniano. Oggi abbiamo parlato. Ho espresso direttamente la condanna dell’Australia per la brutale repressione delle proteste da parte dell’Iran, l’esecuzione di manifestanti e l’oppressione delle donne e delle minoranze. L’Australia sta dalla parte del popolo iraniano».

Perché Wong non fa la stessa cosa con l’Azerbajgian e per il popolo armeno? Gli Armeni possono aggiungere l’Australia alle illusioni di essere salvati da qualcuno.

Equidistanza, evitando di distinguere aggressore e l’aggredito anche nella posizione della Russia, che chiede la ripresa dei colloqui armeno-azerbaigiani

Oggi, la Russia ha espresso preoccupazione per il numero crescente di incidenti che si verificano nel Nagorno-Karabakh, dove ha circa 2000 forze di mantenimento della pace: «Siamo davvero preoccupati per la crescente retorica ostile e il crescente numero di incidenti nel Nagorno-Karabakh, nonché per la riluttanza delle parti a raggiungere un accordo per risolvere la situazione attorno al Corridoio di Lachin», ha detto in una conferenza stampa Maria Zakharova, Portavoce del Ministero degli Esteri russo, aggiungendo che non esiste alternativa al processo di pace. «Siamo risoluti in questa materia e riaffermiamo la nostra posizione», ha aggiunto.
Zakharova ha chiesto la ripresa dei negoziati armeno-azerbajgiano: «Invitiamo le parti a mostrare moderazione nelle loro dichiarazioni e azioni, a riprendere i negoziati in tutte le direzioni dell’accordo armeno-azerbajgiano, compreso lo sblocco dei collegamenti di trasporto, la delimitazione dei confini, la preparazione del trattato di pace, lo svolgimento di incontri tra personaggi pubblici e parlamentari e altro», ha detto.

Zakharova ha anche commentato la posizione della Russia nei confronti del coinvolgimento dell’Occidente in questa vicenda: «I problemi principali sono emersi non appena si è presentato. Dietro il discorso sul desiderio di pace e di aiuto, vediamo cose nel processo reale che contraddicono completamente le dichiarazioni dell’Occidente», ha detto Zakharova.

Il Viceministro degli Esteri della Repubblica Islamica dell’Iran, Ali Bagheri Kani, riferisce quanto segue dopo un viaggio ufficiale in Armenia alla presenza serie speculazioni che l’Azerbajgian stia preparando un’altra offensiva militare: «In un incontro con i funzionari del nostro vicino, Armenia, è stato sottolineato che la “politica di vicinato” significa “l’Iran è l’elemento permanente di pace e stabilità nella regione”. Teheran continua il suo movimento costruttivo per la stabilità nel Caucaso con un impegno maggiore».

Media armeni avevano riferito: «La visita in Armenia del Viceministro degli Esteri iraniano, Ali Bagheri Kani, ha lo scopo di prevenire una possibile guerra».

Il Comandante delle forze di terra del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica dell’Iran, Mohammad Pakpour, visita il confine con l’Armenia e l’Azerbajgian, verifica le capacità di difesa delle truppe di stanza nell’area tra le speculazioni sullo scoppio di una nuova guerra (Fonte: media iraniane).

Il Comandante della Guardia di frontiera dell’Iran, Ahmad Ali Godarzi, visita il confine settentrionale del Paese con l’Azerbajgian, vicino al ponte Khoda Afarin, esprimendo il “bisogno di pace e stabilità lungo i confini” e visitando le truppe (Fonte: media iraniane).

Violazioni impunite degli accordi internazionali da parte dell’Azerbajgian lo incoraggiano a ricorrere a nuove provocazioni, ha avvertito oggi 23 marzo alla riunione del governo il Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan: «Una di queste orrende provocazioni è avvenuta ieri, quando l’esercito azero ha ucciso il militare delle forze armate dell’Armenia, Arshak Sargsyan, con colpi di cecchino mirati. Trasmetto le condoglianze alla famiglia e agli amici del militare di leva e attiro l’attenzione della comunità internazionale sul fatto ovvio che l’Azerbajgian sta sviluppando la situazione verso una nuova escalation».

Inoltre, l’assurda narrativa dell’Azerbajgian sull’“Azerbajgian occidentale” è un esplicito atto di invasione del territorio sovrano dell’Armenia, ha avvertito Pashinyan: «Nel complesso, devo sottolineare che questa narrazione mostra ancora una volta, che fin dall’inizio il nostro governo ha interpretato correttamente i messaggi dell’Azerbajgian, e la ragione per cui il conflitto del Nagorno-Karabakh è irrisolto è la politica e la narrativa dell’Azerbajgian di dubitare del diritto all’esistenza della Repubblica di Armenia».

Pashinyan ha affermato che l’ultimo famigerato discorso del leader azero Ilham Aliyev a Talish, costituisce un atto di aggressione contro l’Armenia e una grave violazione degli accordi. Il leader azero ha detto il 18 marzo che l’Armenia deve accettare i termini dell’Azerbajgian, altrimenti “non ci sarà un trattato di pace”: «Questo non può essere definito altro che un atto di aggressione contro la Repubblica di Armenia e una grave violazione degli accordi raggiunti al più alto livello. Perché? Perché la dichiarazione adottata nella riunione del quadrilatero del 6 ottobre 2022 afferma: Armenia e Azerbajgian hanno confermato il loro impegno nei confronti della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione di Alma Ata del 1991 attraverso la quale entrambi riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale e la sovranità. Hanno confermato che sarebbe stata una base per il lavoro delle commissioni di delimitazione delle frontiere. Questa è una dichiarazione adottata dallo stesso leader azero. Una dichiarazione simile è stata adottata il 31 ottobre a Sochi da me, dal Presidente russo e dal leader azero. Abbiamo concordato di astenerci dall’uso della forza o dalla minaccia della forza nelle Dichiarazioni di Praga e di Sochi».

Il Primo Ministro armeno ha aggiunto che dopo queste dichiarazioni, che stabiliscono direttamente che i confini delle repubbliche sovietiche si trasformino in confini nazionali, l’Azerbajgian continua a parlare di realizzare una delimitazione basata su alcune “mappe storiche”, il che è del tutto inaccettabile perché contraddice gli accordi. Pashinyan ha aggiunto che le violazioni degli accordi da parte dell’Azerbajgian sono la ragione per cui l’Armenia insiste per disporre di affidabili meccanismi internazionali di negoziazione per l’attuazione degli accordi raggiunti sul trattato di pace tra Armenia e Azerbajgian, o per i diritti e la sicurezza del popolo del Nagorno Karabakh nello formato Stepanakert-Baku.

L’Azerbajgian ha celebrato il centesimo giorno del suo blocco del Corridoio di Lachin interrompendo la fornitura di gas al Nagorno Karabakh, ha detto Pashinyan alla riunione del governo: «Questo è accaduto dopo il discorso del leader azero – che non si può definire altro che aggressivo – nel villaggio di Talish nel Nagorno-Karabakh, sottoposto a pulizia etnica. Quello che è successo nel villaggio di Talish è una prova sostanziale, fondamentale, della politica di pulizia etnica e di genocidio dell’Azerbajgian. In questo villaggio – spopolato dagli Armeni a seguito della guerra dei 44 giorni, l’Azerbajgian sta demolendo le case appartenenti agli Armeni per diritto di proprietà e sta invece costruendo case destinate agli Azeri. Ciò di cui ci allarmavamo da così tanto tempo ora è realtà».

Pasanyan ha affermato che distruggendo le proprietà degli Armeni a Talish, rimuovendo le iscrizioni armene dagli antichi monumenti armeni, l’Azerbajgian sta mostrando il suo modello di integrazione o garanzia dei diritti e della sicurezza degli Armeni nel Nagorno-Karabakh: «Queste azioni sono illegali e contraddicono esplicitamente la clausola 7 della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, che afferma che gli sfollati interni e i rifugiati devono tornare nel territorio del Nagorno-Karabakh e nelle aree adiacenti sotto la supervisione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Ciò significa che il 18 marzo doveva essere segnato dal ritorno della popolazione armena a Talish, invece che dall’atto di vandalismo di distruggere le loro case».

Il Primo Ministro armeno ha osservato che queste azioni della leadership azera sono state seguite dalla dichiarazione rilasciata dagli sfollati armeni del Nagorno Karabakh e delle regioni adiacenti [*]: «In qualità di uno dei destinatari di questa dichiarazione, desidero sottolineare chiaramente che ritengo giustificata la loro richiesta e che il governo della Repubblica di Armenia deve adottare tutte le misure politiche e diplomatiche per proteggere i diritti degli autori e dei beneficiari della dichiarazione».

[*] I rappresentanti della popolazione armena sfollata con la forza del Nagorno-Karabakh e delle regioni limitrofe, il 20 marzo 2023 hanno rilasciato una dichiarazione, osservando che decine di migliaia di armeni oggi sono privati del diritto di vivere nella loro patria a causa della guerra dei 44 giorni del 2020 e degli sfollamenti forzati effettuato dall’Azerbajgian, chiedendo all’UNHCR, al Primo Ministro armeno Pashinyan, al Presidente russo Putin e al Presidente azero Aliyev di organizzare il loro ritorno:

«Anche la popolazione di decine di migliaia di Armeni della regione di Shahumyan e della sotto-regione di Getashen è stata sfollata con la forza dall’Azerbajgian negli anni ’90. Considerato che, ai sensi della clausola 7 della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, i leader della Repubblica di Armenia, della Repubblica dell’Azerbajgian e della Federazione Russa hanno assunto l’obbligo di garantire il ritorno degli sfollati interni e dei rifugiati nel Nagorno-Karabakh e nelle regioni adiacenti sotto la supervisione del Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che fino ad oggi non ha avuto luogo.
Tenendo conto della necessità di ripristinare i diritti della popolazione sfollata con la forza del Nagorno-Karabakh, nonché degli obblighi assunti dall’Azerbajgian ai sensi della clausola 7 della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, chiediamo con questa lettera al Presidente della Repubblica dell’Azerbajgian Ilham Aliyev riconoscere l’urgente imperativo di ripristinare i diritti violati dei rifugiati armeni, garantire il loro ritorno sicuro e dignitoso nelle loro terre storiche e negli ex insediamenti in conformità con gli obblighi assunti, i diritti umani e il diritto umanitario.
Invitiamo il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, Nikol Pashinyan, in qualità di firmatario della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, a mostrare un approccio coerente nella questione dell’avvio di tutti i meccanismi legali e politici internazionali che mireranno a garantire l’attuazione del diritto internazionale obblighi dell’Azerbajgian. Allo stesso tempo, chiediamo la creazione di ulteriori meccanismi per la protezione più efficace dei diritti e degli interessi dei rifugiati, sollevando e avanzando le loro legittime richieste.
Chiediamo al Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin di garantire l’attuazione dei termini della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020 attraverso i meccanismi previsti dal diritto internazionale e tutte le possibili leve politiche, tenendo conto del fatto che è un Capo di Stato dello Stato firmatario della dichiarazione, e quindi garante dell’attuazione dei termini della dichiarazione.
Ci rivolgiamo all’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, con lo scopo di organizzare, supervisionare e garantire il ritorno della popolazione armena sfollata dei territori sotto il controllo dell’Azerbajgian, nonché sostenere garanzie internazionali efficaci e applicabili per garantire la sicurezza delle persone di ritorno , compreso il dispiegamento di forze di mantenimento della pace.
Allo stesso tempo, richiamiamo l’attenzione dell’Alto Commissario sul fatto che le autorità azere stanno attualmente attuando programmi di ripopolamento illegale di Azeri nei nostri insediamenti, impedendo il nostro ritorno e appropriandosi illegalmente delle nostre proprietà.
Presentiamo questa lettera come organizzazioni che rappresentano gli interessi e agiscono per conto dei rifugiati e degli sfollati forzati della Guerra dei 44 giorni del 2020 nel Nagorno Karabakh e della Prima Guerra del Nagorno Karabakh.
NKR Unione di rifugiati ONG – Saro Saryan
Maternità ONG – Hasmik Mikayelyan
Centro scientifico Kajar Center ONG – Mher Harutyunyan
Centro per il sostegno e lo sviluppo delle donne e dei bambini ONG – Inessa Asryan
Unione dei rifugiati per la giustizia ONG – Angela Tamrazyan
Associazione delle donne rifugiate ONG – Ruzanna Avagyan
La nostra casa ONG – Anahit Tovmasyan
Disoccupazione di Hadrut ONG – Meri Davtyan
Centro creativo per bambini di Hadrut ONG – Ira Tamrazyan


In risposta alla domanda dei media, l’amministrazione regionale di Syunik ha informato ieri mattina, che la sera del 21 marzo due soldati russi con lievi ferite alla testa (non armi da fuoco) sono stato curati al pronto soccorso del centro medico di Goris e sono stati immediatamente dimessi.

«Numerosi rapporti non ufficiali, in particolare sui social media e sui portali di notizie armeni (alcuni generalmente affidabili), hanno riferito che le forze armate dell’Azerbajgian hanno aperto il fuoco su un veicolo delle forze di mantenimento della pace russe, che a quanto riferito, stavano prendendo parte agli sforzi di ricerca per i militare armeno che si era perso in territorio sotto controllo azero [come abbiamo riferito ieri [QUI]]. Alcuni fonti affermano che sono stati leggermente feriti da danni collaterali causati dai proiettili, non dai proiettili stessi, altri hanno affermato che uno era morto in ospedale per le ferite.
Poi sono arrivate altre notizie: i media controllati dal governo armeno hanno pubblicato immagini [QUI] (abbastanza credibili) del veicolo russo a cui è stato sparato, affermando che stavano cercando di mediare per riportare indietro il militare disperso, con una bandiera russa sul loro veicolo, come concordato con la parte azera. Due militari russi sono stati portati in ospedale in Armenia. Nessun dettaglio sulle ferite dei due militari, che sono state ufficialmente segnalate come non in pericolo di vita.
In una foto si vede qualcosa che assomiglia a sangue sulla neve appena dietro il sedile del conducente in una delle immagini, ma non si è sicuri del motivo per cui ci dovrebbe essere la neve nella macchina per cominciare. Forse è scoppiata una colluttazione o qualche altra cosa che li ha costretti ad aprire le finestre. Mancanza di dettagli qui.
Un’altra foto mostra quelli che sembrano essere due soldati armeni (modello mimetico sui caschi nel riflesso del finestrino dell’auto), che molto probabilmente hanno risposto all’evento per evacuare i due militari russi feriti.
Qualunque cosa sia, nessun serio canale mediatico russo ne ha parlato, solo alcuni minori che hanno citato solo fonti armene. Non ci sono molte informazioni disponibili su questo incidente.
Ma se fosse vero, potrebbe essere una leva importante per la Russia contro l’Azerbajgian, simile alle forze azere che hanno abbattuto il Mi-24 russo vicino al confine Nakhichevan-Armenia l’8 novembre 2020, che molto probabilmente ha posto fine alla guerra del Nagorno Karabakh il giorno successivo.
Un possibile modo per valutarlo potrebbe essere se si assistesse per un po’ a una diminuzione della violenza da parte delle forze azere lungo la linea di contatto del Nagorno Karabakh o al confine armeno.
Per ora, senza molti altri dettagli, rimangono solo speculazioni su cosa sia realmente accaduto.
Alla fine, il Ministero della Difesa armeno ha riferito che il giorno dopo essersi perso, il militare è stato ritrovato a seguito delle operazioni di ricerca e soccorso. Nessun dettaglio fornito» (Nagorno Karabakh Observer).

Combinati in una foto tre esempi come nelle ultime 24 ore, le forze armate dell’autocrate azero Ilham Aliyev hanno portato la pace nel Caucaso meridionale, aprendo il fuoco il tre diversi direzioni:
1: Un militare armeno si è perso nella nebbia ed è stato inseguito dai militari azeri, ha ritrovato la strada oggi ma secondo alcune fonti, mentre lo cercavano 2 militari russi sono rimasti feriti sotto il fuoco azero.
2: L’esercito azero ha aperto il fuoco contro i civili dell’Artsakh vicino alla città di Charter, nella regione di Martuni dell’Artsakh.
3: Un militare armeno è stato ucciso vicino al villaggio di Yeraskh dal fuoco dell’Azerbajgian proveniente da Nakhijevan.
X: L’area del blocco in corso del Corridoio di Lachin

«Video che mostra gruppi militari azerbajgiani che indossano l’uniforme militare dell’esercito armeno. Questa è un’altra prova delle possibili provocazioni azere in corso al momento».

Il Ministro degli Esteri dell’Artsakh non esclude il dispiegamento di forze di mantenimento della pace internazionali

In una conferenza stampa svolta oggi, al Ministro degli Esteri della Repubblica di Artsakh/Nagorno Karabakh, Sergey Ghazaryan, è stato chiesto di commentare le osservazioni del Primo Ministro armeno, Nikol Pashinyan, sulle forze di pace russe del 16 marzo scorso. Ghazaryan ha dichiarato di non escludere il possibile dispiegamento di forze di mantenimento della pace internazionali in Nagorno-Karabakh, ma ha sottolineato che una questione del genere richiederebbe decisioni difficili e un lavoro massiccio per avviare tali meccanismi: «Una cosa è ovvia, la componente di sicurezza è della massima importanza per l’Artsakh, ed è quasi impossibile senza la presenza delle forze di mantenimento della pace. Più quel meccanismo è perfezionato, meglio è».
Ha detto che la soluzione di questi problemi dipenderà dall’entità dello sviluppo del meccanismo. Ad esempio, ha detto, se il numero delle forze di mantenimento della pace russe dovesse essere dieci volte superiore, forse ci sarebbero altre possibilità: «E lei sa che la questione del dispiegamento di forze di mantenimento della pace internazionali è sempre stata discussa all’interno del processo del gruppo di Minsk dell’OSCE, e non escludiamo anche un tale formato, forse coinvolgendo altri Paesi, organizzazioni internazionali, ma non è una questione che può essere risolto con decisioni facili».

Per il Ministro degli Esteri dell’Artsakh colloqui diretti con l’Azerbajgian sono possibili solo in formato internazionale con garanzie

Ghazaryan ha dichiarato che un processo negoziale diretto con l’Azerbajgian è possibile solo in un formato internazionale e in condizioni di garanzie per l’adempimento degli obblighi. Ha ricordato che si sono svolti incontri mediati dalla Russia tra l’Artsakh e l’Azerbajgian relativi a varie questioni umanitarie e tecniche. Ha sottolineato che l’Azerbajgian ha tentato di stravolgere l’ordine del giorno dell’ultimo incontro. L’obiettivo di quell’incontro era discutere questioni relative alle interruzioni delle forniture di elettricità e gas, ha affermato.
Quando gli è stato chiesto in quale caso gli incontri potrebbero diventare negoziati Ghazaryan ha risposto: «I tentativi dell’Azerbajgian di stravolgere l’ordine del giorno della riunione sono inaccettabili. Ma allo stesso tempo, siamo pronti ad avere incontri nello stesso formato, con la mediazione delle forze di mantenimento della pace russe, per la soluzione delle questioni di cui sopra».
Parlando di un processo negoziale completo, Ghazaryan ha affermato: «Abbiamo ripetutamente affermato che tali incontri possono aver luogo solo in un formato internazionale. Le motivazioni sono piuttosto chiare».
Ghazaryan ha osservato che se l’Azerbajgian viola gli accordi raggiunti nei colloqui del gruppo di Minsk dell’OSCE, allora violerebbe sicuramente anche gli accordi bilaterali: «Solo in un formato internazionale, e le garanzie di adempimento degli obblighi devono essere la componente più importante di tale processo».

Il Ministro degli Esteri dell’Artsakh avverte di insediamenti illegali azeri nei territori occupati

L’Azerbajgian sta popolando illegalmente gli insediamenti armeni dell’Artsakh sotto la sua occupazione dalla guerra del 2020, ha avvertito il Ministro degli Esteri dell’Artsakh, Sergey Ghazaryan: «La dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020 contiene una clausola in base alla quale le parti si sono assunte l’obbligo di creare tutte le condizioni sotto la supervisione dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati per garantire il ritorno dignitoso dei nostri connazionali. Tuttavia, in questa situazione, quando ogni giorno l’Azerbajgian rilascia dichiarazioni sull’uso della forza o con minaccia della forza, ciò è escluso. Stiamo dicendo che le parti devono adempiere ai loro obblighi, prima di tutto la parte azera, che sta violando i termini della dichiarazione».

Il leader dell’Artsakh escludono l’”integrazione” con l’Azerbajgian

Armeni e Azeri hanno vissuto nel Nagorno-Karabakh per un certo periodo di tempo in passato, ma non si sono mai integrati l’uno con l’altro e la narrazione dell’integrazione generata dall’Azerbaigian non è mai stata realtà, hanno detto oggi il Ministro degli Esteri dell’Artsakh, Sergey Ghazaryan, in conferenza stampa. Ha escluso l’incorporazione degli Armeni del Nagorno Karabakh in Azerbajgian.
Ghazaryan ha affermato che la posizione ufficiale del governo dell’Artsakh riguardo alla narrativa dell’integrazione azera rimane la stessa: «L’Artsakh continuerà la sua lotta per il riconoscimento internazionale di esercitare il suo diritto all’auto-determinazione», ha affermato, aggiungendo che la Russia, gli Stati Uniti e la Francia – i co-Presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE – sono responsabili della situazione attuale, dato che i negoziati sono in corso da molti anni all’interno del Gruppo di Minsk dell’OSCE.
Ghazaryan ha menzionato le ultime molteplici provocazioni dell’Azerbajgian: «Le prove della parte armena sono così tante che è molto chiaro, visibile e comprensibile per tutti, compresi i partner internazionali, che non può esserci una convivenza degli Armeni dell’Artsakh e dell’Azerbajgian, questo è semplicemente escluso».
Nonostante le difficoltà derivanti dal blocco, il popolo dell’Artsakh rimane impegnato nel percorso che ha scelto e farà tutti gli sforzi necessari, aspettandosi la partecipazione attiva di tutti i partner, compresa la diaspora armena.

Nel frattempo, il Ministro di Stato dell’Artsakh, Gurgen Nersisyan, ha affermato che lavoreranno per presentare in modo completo e chiaro le origini e l’essenza del conflitto alla comunità internazionale.
Parlando della narrativa sull’integrazione dell’Azerbaigian, Nersisyan ha detto: «In effetti, gli Armeni dell’Artsakh e gli Azeri hanno vissuto nell’Artsakh per un certo periodo di tempo, ma non si sono mai integrati tra loro. Durante l’intero periodo di tempo, numerosi crimini d’odio sono stati perpetrati dall’Azerbajgian contro gli Armeni dell’Artsakh a causa della loro etnia. E la narrazione generata dall’Azerbaigian, la cosiddetta integrazione, non è mai stata realtà dal XX secolo». L’Azerbajgian sta cercando di fuorviare la comunità internazionale avanzando questa narrazione, ha aggiunto.

La costruzione del tratto Tegh-Kornidzor dell’autostrada interstatale Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert nella regione di Syunik dell’Armenia, che aggiunge il ponte sul fiume Khakari (Aghavno) (visto nella foto), fino a dove inizia il Corridoio di Lachin (foto di David Galstyan, giornalista dell’Armenia).

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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