Giornata dell’acqua: un grido d’allarme per la sua mancanza

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“Oggi si celebra la Giornata Mondiale dell’Acqua. Tornano alla mente le parole di San Francesco d’Assisi: ‘Laudato si’ mi’ Signore per sora acqua, la quale è molto utile et umile et pretiosa et casta’. In queste parole semplici sentiamo la bellezza del creato e la consapevolezza delle sfide che implica il prendersene cura. In questi giorni si svolge a New York la seconda Conferenza dell’Acqua dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Prego per il buon esito dei lavori ed auspico che l’importante evento possa accelerare le iniziative in favore di quanti soffrono la scarsità di acqua, questo bene primario. L’acqua non può essere oggetto di sprechi e di abusi o motivo di guerre, ma va preservata a beneficio nostro e delle generazioni future”.

Al termine dell’udienza generale di mercoledì 22 marzo papa Francesco ha fatto questo appello affinchè l’acqua sia un bene primario per tutti nella Giornata mondiale per l’acqua, perché l’utilizzo di acqua a livello globale è aumentato di 6 volte ed oltre 2.000.000.000 di persone non hanno acqua potabile, mentre più di 4.000.000 non dispongono di servizi igienici sanitari adeguati, secondo il rapporto dell’Oms-Unicef del 2014), per cui secondo il saveriano p. Filippo Rotar Martir è una grave carenza che minaccia la salute umana:

“Senz’acqua (potabile e sicura) non c’è vita, futuro e sopravvivenza. Per questo motivo, l’acqua non è una merce, ma un bene di tutti. Con la privatizzazione, potrebbe diventare un privilegio di pochi, soggetto alle leggi del mercato. Per curarsi, l’umanità deve operare una conversione ecologica globale. La recente Pandemia ci chiede di andare verso un nuovo modello e un nuovo modo di vivere, che ascolti tanto il grido della terra quanto il grido dei poveri”.

E’ un invito ad un buon utilizzo per questa risorsa: “A livello personale, valorizzare l’acqua implica cambiare i nostri stili di vita, vincendo una certa resistenza. Significa svuotare il nostro cuore di cose e riempirlo di relazioni. Il contributo di tutti è utile, dai piccoli gesti quotidiani alle attenzioni domestiche. Usare l’acqua in modo razionale, ridurre il suo consumo, non inquinarla, non sprecarla. Piuttosto, condividerla con chi ne ha più bisogno.

In Italia, il consumo di acqua dipende molto poco da ciò che facciamo come singoli (solo una piccola parte) e molto di più (per il 90%) dall’agricoltura e dall’allevamento. Quindi, bisogna creare coscienza tra persone, gruppi, settori della società, religioni…

L’impegno personale e comunitario, per essere efficace, deve diventare anche politico, altrimenti ogni sforzo, pur lodevole, sarà votato al fallimento. Come credenti e cristiani possiamo confidare sulle comunità, sulla preghiera, sullo Spirito che infonde coraggio per affrontare le odierne, grandi e inevitabili difficoltà.

La situazione è già molto grave, bisogna agire con urgenza. Gli impatti ambientali colpiscono miliardi di persone. Chi ha a cuore la Pace mondiale e il futuro dell’umanità difende, fin da subito, il diritto universale all’acqua. Non possiamo più attendere!”

Infatti secondo Cittadinanzattiva nel 2022 una famiglia media ha speso € 487 per la bolletta idrica con on un aumento del 5,5% rispetto all’anno precedente. Gli aumenti si registrano in tutti capoluoghi di provincia, unica eccezione Forlì-Cesena che registra una piccola variazione all’ingiù dello 0,6%. Si parla di un incremento che supera il 20% per province come Bolzano (+26,3%), Savona (+25,5%) e Trento (+21%), mentre si supera il 10% in altri dodici capoluoghi: Milano, Belluno, Sondrio, Como, Novara, Verbania, Chieti, Pescara, Pavia, Cremona, Catania, Messina.

Ed ancora: Frosinone resta in testa alla classifica delle province più care con una spesa media annuale di € 883 (in aumento del 4,2% rispetto al 2021), mentre Isernia conquista la palma di capoluogo più economico con € 174. A livello regionale, la Toscana è la regione più costosa, Molise la più economica, in Trentino Alto Adige l’aumento più consistente.

Le regioni centrali si contraddistinguono in media per le tariffe idriche più elevate (€ 664, +5,2% rispetto al 2021). In Toscana la spesa media per famiglia è più elevata (€ 770 euro, +5,5%) e tutti i suoi capoluoghi di provincia, ad eccezione di Carrara, rientrano nella top ten delle città più care per l’acqua. Il Molise invece è la più economica, con una spesa media a famiglia di € 181. Il Trentino Alto Adige, che pure si conferma tra le regioni dove l’acqua costa meno, registra la variazione più cospicua rispetto all’anno precedente, +24,3%.

Inoltre la dispersione idrica nei capoluoghi di provincia è pari in media al 36,2% e raggiunge il 42,2% come territorio complessivo italiano. In alcune aree del Paese (soprattutto Sud e Isole) si disperde più della metà dei volumi d’acqua immessi in rete.

Nel 2021, rispetto all’anno precedente, è aumentato il numero di capoluoghi di provincia (da 11 a 15) in cui sono state adottate misure di razionamento dell’acqua per uso domestico su tutto o parte del territorio comunale. A Palermo si sono registrati 183 giorni di sospensione del servizio, 182 a Trapani e Agrigento. Su tutto il territorio di Cosenza l’acqua è stata razionata, con precise fasce orarie, tutti i giorni dell’anno; ad Enna solo in alcuni quartieri.

Mentre secondo Coldiretti sono circa 300.000 le imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dall’emergenza siccità del Centro Nord con la situazione più drammatica che si registra nel bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell’agroalimentare Made in Italy e la metà dell’allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo:

“L’inverno ha lasciato l’Italia del nord a secco con precipitazioni al di sotto della media dopo un 2022 in cui è caduta il 30% di pioggia in meno con danni stimati in € 6.000.000.000 all’agricoltura nazionale. Gli effetti sono evidenti con i grandi laghi che hanno ora percentuali di riempimento che vanno dal 22% del lago di Como al 37% del lago di Garda fino al 44% di quello Maggiore mentre il livello idrometrico del fiume Po al Ponte della Becca è sceso a -3,2 metri, come in piena estate, e si registra anche lo scarso potenziale idrico stoccato sotto forma di neve nell’arco alpino ed appenninico”.

 E’ la preoccupazione di molte aziende agricole: “La mancanza di precipitazioni sta condizionando le scelte delle aziende agricole che si stanno spostando da mais e riso verso colture come soia e frumento. Per le semine del riso si stima un taglio di 8mila ettari e risultano al minimo da 30 anni.

Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea, dal grano duro per la pasta alla salsa di pomodoro, dalla frutta alla verdura fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come Parmigiano reggiano e il Grana Padano ed i salumi più prestigiosi come il prosciutto di Parma o il Culatello di Zibello.

A preoccupare è anche l’innalzamento dei livelli del mare in Italia con l’acqua salata che sta già penetrando nell’entroterra bruciando le coltivazioni nei campi e spingendo all’abbandono l’attività agricola. La risalita del cuneo salino, ossia l’infiltrazione di acqua salata lungo i corsi dei fiumi, rende inutilizzabili le risorse idriche e gli stessi terreni con uno scenario che è più che preoccupante per l’economia agricola proprio nella valle del Po”.

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