Processo 60SA in Vaticano. Come potrebbe essere condannato Becciu di fronte all’evidenza, che non è emersa nessuna prova delle accuse ignominiose?

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 20.03.2023 – Antonino Solarino] – Ho sempre creduto nell’innocenza del Cardinale Angelo Becciu. Non solo per motivi affettivi, onorandomi di essere suo amico, non solo perché ho sempre stimato il cristiano e il galantuomo, ma per aver letto con scrupolo ogni documento a cui è stato possibile accedere e ogni testimonianza del processo a cui, in maniera ignominiosa, è stato sottoposto.

Angelo Becciu, dalla giustizia vaticana e dalla stampa che conta, ha subito la stessa infamia che ha subito Enzo Tortora.

Nelle infinite udienze non è emersa nessuna prova. Al contrario, anche molti testimoni chiamati dall’accusa lo hanno scagionato.

È emerso con chiarezza che:

1. Del palazzo di Londra il Papa era informato. Lo ha confermato l’attuale Sostituto della Segretario di Stato, l’Arcivescovo Peña Parra. La perdita economica è maturata nel tentativo di acquistare tutta la proprietà del palazzo per rilevare 30.000 azioni, per poi scoprire che non erano state acquistate le uniche 1.000 azioni necessarie per poter veramente disporre della proprietà. Operazione quest’ultima fatta dopo che Becciu non era più alla Segreteria di Stato.
Non solo. Peña Parra testimonia di non aver potuto contare sulla correttezza di Perlasca è che quest’ultimo  ha firmato atti senza essere autorizzato. Inoltre è stato il Papa a dare l’autorizzazione a trattare con Torzi.

2. Anche della Marogna e del tentativo di liberare la suora rapita, il Papa era informato e infatti, Peña Parra testimonia che, non fidandosi di Perlasca, chiese e ottenne dal Papa un’autorizzazione preventiva per fare bonifici alla Marogna.

3. È emersa l’inaffidabilità di Perlasca, che per salvare sé stesso dal processo, ha svenduto il Cardinal Becciu con la complicità di due donne che hanno montato un dossier. Abbiamo conosciuto il ruolo della Ciferri e la Chaouqui. La prima mossa da affetto per Perlasca, la seconda da odio per Becciu.

4. Sono cadute le accuse sulle ingerenze di Becciu per il contributo alla cooperativa Spes, espressione della Caritas di Ozieri. Nessuna truffa, nessun peculato. Solo soldi spesi per i poveri. Nessuna ingerenza del Cardinal Becciu. I Vescovi di Ozieri su questo punto sono stati categorici con la loro testimonianza.

5. Il Vescovo di Como ha testimoniato che mai Becciu è intervenuto per esercitare pressioni improprie su Perlasca. Cade anche l’accusa di subornazione.

Ci domandiamo: come potrebbe essere condannato Becciu di fronte a queste evidenze? Come si potrebbe condannare Becciu che ha condiviso con il Papa le scelte?

Sembra chiaro che:

1. Becciu ha svolto con coscienza i compiti che gli sono stati affidati dai suoi superiori.

2. Non è stato trovato nessun soldo che possa essere stato utilizzato impropriamente.

3. Becciu ha cercato fino all’ultimo di proteggere il Papa e la Segreteria di Stato per la riservatezza necessaria sul “caso Marogna” (che in realtà era il caso “liberazione suora rapita”), perché inevitabilmente avrebbe creato imbarazzo nei rapporti con le altre istituzioni con cui la Segreteria di Stato, per conto del Papa, intrattiene rapporti diplomatici.

4. Becciu non ha intimidito in nessun modo Perlasca da cui invece è stato sporcato e svenduto.

Alcune riflessioni e alcune domande sul processo vanno fatte. Richiedono risposte necessarie per far diventare questa pagina dolorosa, per le persone coinvolte e per la Chiesa tutta, una occasione per migliorare e riflettere sulla giustizia e sulle discutibili prassi nello Stato Vaticano

Speriamo dopo questo processo che:

1. Mai nessuno sia “crocifisso preventivamente”. Non può essere questo il modello di giustizia che la Chiesa offre al mondo. Il Papa su questo è sembrato incerto: prima ha contribuito a mettere Becciu alla gogna di fronte al mondo per un articolo di giornale. Poi dopo due anni gli riconosce il diritto alla presunzione di innocenza senza scusarsi per il ritardo con cui lo ha fatto. Poi afferma che il problema non sono i processi ma i reati lasciando, suo malgrado intendere, con l’improprio esempio del dito e la luna, che il reato fosse certo come certa è l’esistenza della luna.

2. La giustizia vaticana non può permettersi dei Promotori di Giustizia che prima che per l’accusa non abbiano passione per la verità. È incredibile che sia stato dedicato più tempo al pane di Ozieri che al Palazzo di Londra. Che si promettano impunità totali in cambio di accuse. Che non siano depositati tutti gli atti per permettere agli avvocati delle difese di conoscere l’impianto accusatorio. Che si applicano norme, richieste al Papa con i rescripta, con valore retroattivo. Che venga resa pubblico lo scambio di lettere tra il Papa e Becciu nascondendo le lettere che scagionano Becciu e permettono una visione integrale e veritiera di quanto avvenuto. Che si procurano dolori enormi alle persone e ai loro familiari per inseguire ipotesi non supportati da fatti concreti. È un elenco che potrebbe continuare.

La misericordia senza giustizia e verità non regge. Ci consola sapere che il dolore innocente non lascia indifferente Dio che se ne fa carico. Ma speriamo con tutto il cuore che la Chiesa della giustizia divina non sia immagine troppo distante.

Vedremo da qui alla sentenza se la giustizia sarà all’altezza della verità che fin qui è emersa o se è meglio che un innocente sia sacrificato per salvare le facce di coloro che della giustizia dovrebbero essere garanti.

Esprimo infine una preoccupazione. Molta stampa, tradizionalmente anticlericale, ha portato avanti la narrazione del Papa buono circondato da cardinali e vescovi corrotti. Assecondare e alimentare questa narrazione non fa il bene della Chiesa che ha certamente bisogno di purificazione, ma non merita di essere delegittimata in modo così ingiusto. Questa spettacolarizzazione lascerà molte macerie che potevano e dovevano essere evitate.

Indice – Caso 60SA [QUI]

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