Un’intelligenza femminile posta al servizio della cultura e della fede.

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«Generosa testimone della fede… eminente figlia d’Israele e figlia fedele della Chiesa». Con queste parole Giovanni Paolo II, nell’ottobre del 1998, sintetizzò la straordinaria figura di Santa Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein), la carmelitana scalza morta nel campo di sterminio di Auschwitz – Birkenau il 9 agosto del 1942.
Edith Stein è stata davvero una tra le figure più eminenti della cultura moderna, un prototipo di donna che ha saputo vivere la propria vocazione con l’entusiasmo e il coraggio di chi non si adegua agli stereotipi del mondo, e di chi – nonostante i pregiudizi culturali riservati spesso alle donne – è capace di esprimere i doni di una intelligenza femminile posta al servizio della cultura, della verità e della fede.

«Presi casualmente un libro in biblioteca; portava il titolo “Vita di santa Teresa narrata da lei stessa”. Cominciai a leggere e non potei più lasciarlo finché non ebbi finito. Quando lo richiusi, mi dissi : questa è la verità». La storia di conversione della giovane ebrea, filosofa e monaca carmelitana inizia con il racconto di questo incredibile episodio che cambierà radicalmente la sua vita. La sua personalità poliedrica ci permette di osservare gli aspetti della vocazione cristiana da angolature diverse. Dal punto di vista culturale Edith Stein, infatti, si adopera con tutta la sua intelligenza per ricercare la verità, non soltanto come conoscenza filosofica e teoretica, ma come atteggiamento fondamentale per la vita di ogni uomo. Nel campo della ricerca e della filosofia diventerà uno dei massimi esponenti del suo tempo, inizialmente come assistente del grande filosofo Edmund Husserl ed in seguito come docente universitaria e conferenziera presso i maggiori atenei tedeschi.
La vera svolta culturale e religiosa vissuta da Teresa Benedetta della Croce è l’incontro con Cristo. In questa nuova dimensione Edith Stein percepisce un rinnovato senso di corresponsabilità che il Carmelo le permette di vivere con pienezza. Alla morte del maestro e amico Husserl – commenta Francesco Salvarani, autore di una recente biografia – “Edith era certa dell’onestà intellettuale e morale del grande filosofo, che aveva seguito, amato e difeso, pur non condividendo la svolta neokantiana che in lui aveva preso la fenomenologia. Ma la scoperta di Cristo, e di tutto ciò che consegue, le aveva dato quel senso di corresponsabilità che nutriva soprattutto per le persone verso le quali si sentiva in debito di riconoscenza. Nel Carmelo la responsabilità la viveva in universalità e pienezza” (Edith Stein. La grande figlia d’Israele, della Chiesa, del Carmelo, Ed. Ares, Milano 2009).

Dopo la conversione al cattolicesimo avvenuta nel 1922 Edith Stein decide di entrare nell’Ordine di S. Teresa dove vestirà l’abito di carmelitana con il nome di Suor Teresa Benedetta della Croce. «Ho avuto sempre la convinzione che il Signore mi avesse preparato nel Carmelo qualcosa che soltanto lì potevo trovare»; «Anche qui siamo in via, poiché il Carmelo è un’alta montagna, e bisogna salirla fino alla cima. Ma è una grazia troppo grande l’essere in cammino, e nella preghiera io penso spesso a colei che vorrebbe tanto essere al mio posto. Aiutami a diventar degna della grazia di vivere nel santuario più intimo della Chiesa; aiutami a offrirmi per coloro che devono lottare all’esterno». Gli anni che seguiranno saranno per lei e per il suo popolo (gli ebrei) quelli più drammatici. L’ingresso al Carmelo diventa per Edith Stein la sintesi di tutta la sua vita : da un lato essa sperimenta che non si può arrivare alla conoscenza della verità se non attraverso l’esperienza cristiana, dall’altro sente l’urgenza di offrire a Dio tutta se stessa per amore del suo popolo, partecipando così all’opera redentrice di Cristo attraverso la sofferenza della Croce. «L’amore per la Croce non è affatto in contraddizione con la gioia del nostro esser figli di Dio. Dare il nostro contributo a portare la Croce di Cristo è fonte di una letizia forte e pura, e coloro ai quali è concesso e che lo fanno, sono figli di Dio nel senso più vero e più pieno».

Il 7 agosto 1942 Suor Teresa Benedetta della Croce, insieme ad altri ebrei cattolici, fu deportata presso il campo di sterminio di Auschwitz e successivamente uccisa in una camera a gas domenica 9 agosto. E’ stata beatificata il 1 maggio 1987 e canonizzata l’11 ottobre 1998 dal Papa Giovanni Paolo II. Il 2 ottobre 1999 lo stesso Papa l’ha proclamata compatrona di Europa. «Ciò che non era nel mio progetto – scriveva la giovane filosofa – era nel piano di Dio. E se questo accade ripetutamente, si fa più viva in me la convinzione di fede che per Dio non esiste il caso, che tutta la mia vita è già disegnata nel piano della provvidenza divina fin nei minimi particolari».

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