Novantottesimo giorno del #ArtsakhBlockade. Aliyev continua a minacciare l’uso della forza contro l’Artsakh e l’Armenia

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 19.03.2023 – Vik van Brantegem] – Gli Armeni dell’Artsakh non stanno solo combattendo per la loro sopravvivenza, stanno combattendo per le loro montagne e il loro Paese ancestrale. Per loro, vivere in Artsakh significa coraggio. Stanno lottando per dei valori, per la libertà contro il regime autocratico dell’Azerbajgian, che spara sui propri cittadini mentre protestano per la mancanza di acqua.

Nel 98° giorno del #ArtsakhBlockade, nessun cambiamento per la situazione in Arsakh/Nagorno-Karabakh. Continua il blocco stradale nel Corridoio di Berdzor (Lachin) sull’autostrada Goris-Berdzor (Lachin)-Stepanakert che collega l’Artsakh con l’Armenia. Dal 12 dicembre 2022 tutto il transito e il traffico civile sono fermi. Solo i veicoli del Comitato Internazionale della Croce Rosse e del contingente di mantenimento della pace russo transitano per scopi umanitari.

Il dittatore guerrafondaio e genocida dell’Azerbajgian, Ilham Aliyev, minaccia: lascia che pulisca etnicamente il Karabakh, o attaccherà l’Armenia [QUI] #StopArtsakhBlockade #StopAliyev.

Come abbiamo riferito ieri 18 marzo 2023, Aliyev ha lanciato nuove minacce all’Armenia e l’Artsakh, rivolgendosi al popolo azero in occasione dell’inizio delle vacanze di Nowruz, con un discorso nel villaggio di Talish, del distretto di Tartar dell’Azerbajgian (nella parte della provincia di Martakert della Repubbblica di Artsakh, occupata dalle forze armate dell’Azerbajgian con la guerra dei 44 giorni di fine 2020) [QUI].

In occasione del suo viaggio per promuovere il programma di reinsediamento illegale nei territori occupati della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, durante la visita al villaggio di Talish, Aliyev ha affermato, in aggiunta a quanto abbiamo già riferito ieri: «Durante l’occupazione, ho ripetutamente affermato che se la questione non viene risolta pacificamente, libereremo le nostre terre natali dagli invasori attraverso la guerra. Notate quanto è diventata imprudente la leadership armena. Volevano privare il popolo azero dei suoi legittimi diritti dicendo “Il Karabakh è l’Armenia, punto e basta”. Sfortunatamente, le forze dietro l’Armenia, inclusi i Paesi che all’epoca co-presiedevano il Gruppo di Minsk dell’OSCE, non hanno reagito in alcun modo a questa dichiarazione, e ora, dopo che l’Azerbajgian ha liberato la sua terra natale, basta guardare quanti passi ingiusti vengono compiuti contro di noi e quanti loschi affari vengono commessi. I patroni dell’Armenia, i Paesi coinvolti nella politica di aggressione dell’Armenia ci hanno dichiarato una guerra dell’informazione. In qualche Paese organizzano alcune conferenze e simposio relativi agli affari interni dell’Azerbajgian, alcuni Paesi filo-armeni riconoscono l'”indipendenza del Nagorno Karabakh”, che non è sulla mappa del mondo e non esiste nel territorio dell’Azerbajgian. Che cosa significa? Significa che durante l’occupazione, l’unico scopo di tutte quelle forze era di perpetuare questa occupazione. Non volevano risolvere il conflitto, ma congelarlo».

Ilham Aliyev, Presidente della Repubblica di Azerbajgian, 19 marzo 2023 ore 05.55: «C’è una condizione affinché possano vivere comodamente su un’area di 29.000 km2: l’Armenia deve accettare le nostre condizioni».
Tural Ganjali, Membro del Parlamento della Repubblica di Azerbaigian, in rappresentanza della città di Khankendi (cioè, la capitale della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh, quindi, rappresenta solo se stesso), Responsabile della piattaforma di esperti “Baku Network”, 19 marzo 2023 ore 05,22: «Se la Repubblica di Armenia vuole vivere entro 29.000 km2 quadrati, deve ricambiare le proposte di pace dell’Azerbajgian».

Le condizioni di “pace” dell’Azerbajgian sono:

1. Lasciare alla sua misericordia genocida 120.000 Armeni del Nagorno-Karabakh che sta congelando/muore di fame dal 12 dicembre 2022 con il #ArtsakhBlockade.
2. Consegnare la metà dell’Armenia sovrana – tra cui il cosiddetto “Zangezur occidentale” [Syunik, la provincia più meridionale dell’Armenia, che confina con la provincia di Vayots Dzor a nord, l’exclave della Repubblica Autonoma di Nakhchivan dell’Azerbajgian a ovest, l’Azerbajgian a est e l’Iran a sud; la sua capitale e città più grande è la città di Kapan; è collegata con l’Artsakh attraverso il Corridoio di Berdzor (Lachin)] – all’Azerbajgian.

Questo per iniziare. Poi, seguirà il cosiddetto “Azerbajgian occidentale” (l’Armenia per intero).

«Formalmente, anche in epoca sovietica, il territorio dell’Armenia era di 29.800 km2. Dove sono gli altri 800 km2? Di che tipo di riconoscimento territoriale reciproco parla Ilham Aliyev?» (David Galstyan, giornalista armeno).

Il autocrate dell’Azerbajgian Aliyev ha chiarito una cosa cruciale: se l’Artsakh/Karabakh cade, non si fermerà qui. L’Azerbajgian non è interessato alla pace, vuole l’Artsakh e l’Armenia. Il messaggio del dittatore dell’Azerbajgian Aliyev è mostrato sotto la mappa qui sopra: «Torneremo nelle nostre terre storiche!» (l’Azerbajgian occidentale, cioè l’Armenia). Le parti colorate sono le province dell’Armenia.

Dr. Ali Demirdas: «Aliyev: “L’Armenia deve adempiere ai suoi obblighi, altrimenti parleremo la lingua che capiranno”».

«Perché dico che molti nella società turca sono ancora genocidi. Ecco un studioso di The Fulbright Program (il programma di scambio internazionale di punta del governo degli Stati Uniti: “Costruire la comprensione reciproca in un mondo complesso e in evoluzione da 75 anni”), con dottorato di ricerca dall’Università della South Carolina e anni di lavoro con il International Studies Program del College di Charleston, un programma interdisciplinare presso la School of Languages, Cultures & World Affairs, pubblica con orgoglio l’incitamento all’odio anti-armeno del despota dell’Azerbajgian e le minacce di una nuova guerra/aggressione, mentre il #ArtsakhBlockade continua» (Nara Matini).

Gli “eco-attivisti” azeri che intrappolano 120.000 persone nel Nagorno-Karabakh sono tornati a cantare “il più grande soldato è il nostro soldato!”, a ciò che il governo dell’Azerbajgian assurdamente ancora sostiene sia una “eco-protesta”. Nessuno ci crede, neanche loro stessi.

«Loro non sono Ucraine, non interessano al mondo. Fino a quando gli Armeni subiranno il piano di genocidio del regime del dittatore Aliyev? Quante linee rosse deve attraversare il sanguinario dittatore Aliyev prima di essere finalmente condannato?» (Nanou Likjan).

«La guerra è finita, ma l’Azerbajgian rifiuta di liberare i prigionieri di guerra; occupa altri villaggi e alture in Artsakh; invade l’Armenia in diverse occasioni e conquista territorio strategicamente importante per circa 150 km2, ha bombardato 36 città dell’Armenia; dal 12 dicembre ha imposto il genocida #ArtsakhBlockade» (Nara Matini).

«Oggi a Sotk, villaggio armeno al confine con l’Azerbajgian. È stato pesantemente bombardato durante un attacco dell’esercito dell’Azerbajgian che ora controlla diverse aree circostanti e altri territori dell’Armenia. Gli abitanti locali temono ulteriori imminenti offensive azere» (Luca Steinman, giornalista italiano).

Quotidiana violenza azera in Artsakh. I soldati dell’Azerbajgian hanno sparato contro un agricoltore 34enne che stava eseguendo lavori con un trattore nei campi del villaggio di Taghavard, nella regione di Martuni di Artsakh. Quasi tutti i giorni vengono registrate violazioni azere in Artsakh. Dal cessate il fuoco del 9 novembre 2020, la parte occidentale del villaggio di Taghavard è sotto il controllo militare dell’Azerbajgian e la parte orientale è rimasto sotto il controllo dell’Artsakh. Durante la prima metà di luglio 2021, circa 38 case sono state demolite nella metà occidentale, rimangono postazioni militari. Ci sono stati numerosi episodi di violazione del cessate il fuoco e tensioni proprio in quest’area, dal 18 maggio 2021 all’11 marzo 2023.

La pratica del terrore contro la popolazione civile dell’Artsakh dimostra che Aliyev sta portando avanti una politica di pulizia etnica.

L’unità delle forze speciali della base militare del distretto militare meridionale russo in Armenia ha condotto un addestramento pianificato presso la loro base militare a Gyumri, con azioni pratiche per contrastare i gruppi di sabotaggio nemici. Durante l’addestramento, è stato svolto uno scenario in cui un gruppo di sabotaggio e ricognizione di un finto nemico ha tentato di attaccare un posto di blocco del complesso. I militari dell’unità delle forze speciali hanno eliminato le forze “nemiche” utilizzando armi standard, mezzi per simulare esplosioni e munizioni a salve. Sempre durante l’addestramento, i militari hanno perlustrato il territorio per il rilevamento di esplosivi con l’ausilio di attrezzature e attrezzature speciali, nonché di squadre cinologiche di cani da guardia. Al termine dell’azione di addestramento, le forze speciali hanno eseguito esercizi sulla pratica di tecniche di combattimento corpo a corpo, guida di veicoli, nonché azioni quando il “nemico” utilizza sostanze velenose nel rispetto delle norme per l’uso dei dispositivi di protezione individuale.

Indice – #ArtsakhBlockade [QUI]

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