La Chiesa ricorda i missionari martiri

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Oggi ricorre la XXXI^ Giornata dei Missionari Martiri, nella data che ricorda l’assassinio di mons. Oscar Romero, avvenuta il 24 marzo 1980 in San Salvador, a memoria del suo impegno al fianco del popolo salvadoregno, oppresso da un regime elitario incurante della sorte dei più poveri e dei lavoratori, come racconta Giovanni Rocca, segretario nazionale di ‘Missio Giovani’:

“All’epoca dei fatti, la morte dell’arcivescovo di San Salvador per mano di un sicario degli squadroni della morte agli ordini del governo non passò inosservata. Tra i contadini e gli operai, i quali sin da subito gli attribuirono l’appellativo di ‘Santo de America’, nacque un vero e proprio culto, immagine degli oppressi che si rialzavano contro l’oppressore:

il proprio Paese, che fino a quel momento li aveva considerati scarti di una società che necessitava di evolversi, ad imitazione del modello degli stati nordamericani, sfruttandone la forza lavoro, impiegando donne a bambini per sminare i campi, placando ogni rivolta aprendo il fuoco sulla folla.

Proprio in occasione del funerale, al quale partecipavano in migliaia chiedendo giustizia per il fratello, padre e guida assassinato, l’esercito mitragliò sui fedeli. Fu un massacro senza misura. Negli anni a venire, numerose donne e uomini iniziarono a recarsi in pellegrinaggio sulla sua tomba e presto la storia e il nome di Oscar Romero si diffusero nel mondo, dando vita ad iniziative e reti di preghiera per gli ultimi e gli impoveriti”.

Nel 1992 l’allora Movimento Giovanile delle Pontificie Opere Missionarie, oggi Missio Giovani, propose alla Chiesa italiana la celebrazione di una Giornata che facesse memoria di quanti ogni anno perdono la vita durante il proprio servizio pastorale, affinché fosse chiaro che i missionari e le missionarie uccise, poiché fedeli al Vangelo fino all’ultimo istante, sono germogli di una fede nuova, rafforzata dall’impegno a prendersi cura di chi soffre o è schiacciato da sistemi ingiusti e scarsamente inclusivi.

Don Giuseppe Pizzoli, direttore della ‘Fondazione Missio’, ha sottolineato che il martirio è sottoposto all’opera dello Spirito Santo: “La testimonianza non può essere significativa e veritiera se non è sottoposta all’azione dello Spirito Santo.

E’ lo Spirito Santo che guida i discepoli e i missionari nell’opera di evangelizzazione ed il loro impegno avrà successo nella misura i cui saranno docili all’azione dello Spirito: ‘E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono’.

Nessun discepolo-missionario può esporsi per ingenuità personale o per semplice slancio eroico a situazioni di pericolo; in tal caso non potrebbe essere riconosciuto come martire.

Soltanto sotto l’azione dello Spirito il missionario trova il coraggio della fedeltà e della perseveranza fino alla fine, anche in situazioni, certamente non volute e non cercate, che possono esporlo anche al rischio per la propria stessa vita. Soltanto in questi casi, ossia nella docilità allo Spirito Santo, il martirio può essere accolto come un dono e come una corona di vittoria!”

Nell’anno 2022, secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, organo di informazione delle Pontificie Opere Missionarie dal 1927, sono stati uccisi nel mondo 18 missionari e missionarie: 12 sacerdoti, 1 religioso, 3 religiose, 1 seminarista, 1 laico.

A livello continentale, il numero più elevato si registra in Africa, dove sono stati uccisi 9 missionari (7 sacerdoti, 2 religiose), seguita dall’America Latina, con 8 missionari uccisi (4 sacerdoti, 1 religioso, 1 religiosa, 1 seminarista, 1 laico) e quindi dall’Asia, dove è stato ucciso 1 sacerdote.

Negli ultimi anni sono l’Africa e l’America ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica: dal 2011 al 2021 per 8 anni l’America e per 3 anni l’Africa). Dal 2001 al 2021 il totale dei missionari uccisi è di 526:

“Le poche notizie sulla vita e sulle circostanze che hanno causato la morte violenta di questi 18 missionari e missionarie, spiega il rapporto dell’Agenzia Fides, ci offrono immagini di vita quotidiana, in contesti particolarmente difficili, contrassegnati dalla violenza, dalla miseria, dalla mancanza di giustizia e di rispetto per la vita umana”. Spesso hanno condiviso la stessa sorte dei missionari anche altre persone che erano con loro.

Come ha scritto papa Francesco nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale dello scorso anno si tratta di testimoni di Cristo che offrono la vita fino alla fine: “Ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. L’essenza della missione è il testimoniare Cristo, vale a dire la sua vita, passione, morte, e risurrezione per amore del Padre e dell’umanità”.

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