P. Nardelli racconta la Chiesa missionaria di papa Francesco

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Era la sera del 13 marzo 2013 ed il card. Jorge Mario Bergoglio era eletto vescovo di Roma assumendo il nome di Francesco. Nei giorni successivi all’elezione, il pontefice affermava: ‘E’ venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi. E’ per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato’. Fin dall’inizio del suo ministero san Francesco è stato per il papa fonte di ispirazione, dall’enciclica ‘Laudato sì’ all’enciclica ‘Fratelli tutti’.

Così i frati minori della Porziuncola di Assisi sabato 4 marzo hanno celebrato il decennale del pontificato con un incontro dal titolo ‘Il racconto di un Pontificato’ attraverso le testimonianze del card. Beniamino Stella e dei giornalisti Stefania Falasca e Gianni Valente, a cui è seguita la presentazione del  volume ‘La Chiesa popolo missionario’ del frate francescano dell’Ordine dei Frati Minori, p. Fabio Nardelli, che offre un innovativo contributo teologico di rilettura del ministero petrino di papa Francesco, come ha scritto nella prefazione il card. Luis F. Ladaria, recependo: ‘in un discorso rigorosamente ecclesiologico l’insegnamento dottrinale e pastorale di Papa Francesco sul ‘santo popolo fedele di Dio’, come primo soggetto missionario dell’annuncio evangelico’ ed individua nella fraternità universale il fondamento e il fine del processo sinodale.

Il card. Beniamino Stella (che dopo l’ordinazione sacerdotale nel 1966 venne destinato dal suo vescovo mons. Albino Luciani, ossia il beato Giovanni Paolo I, all’Accademia ecclesiastica) è stato una delle prime e significative nomine di papa Francesco che pochi mesi dopo la sua elezione gli ha affidato l’incarico di prefetto del dicastero per il clero e lo ha creato cardinale nel primo concistoro del 22 febbraio 2014. Sia nel suo intervento in sala che nell’omelia della Messa ha letto i dieci anni di pontificato nella prospettiva della storia di Abramo.

I coniugi Gianni Valente e Stefania Falasca, avendo avuto modo di conoscere il vescovo e cardinale Jorge Mario Bergoglio ben prima della sua elezione pontificia, nei loro interventi hanno citato le interviste concesse a loro dall’allora card. Jose Mario Bergoglio rispettivamente a Stefania Falasca nel 2007 e a Gianni Valente nel 2009. Inoltre hanno commentato anche le parole del cardinale Jorge Bergoglio durante una delle congregazioni pre-Conclave che nel 2013 lo elesse papa.

Al termine dell’incontro abbiamo chiesto a p. Nardelli abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui la Chiesa è un popolo missionario: “La vocazione missionaria compete dall’origine a tutta la Chiesa, rappresentata non solo dai Dodici ma anche da altri discepoli, inviati allo stesso modo ad evangelizzare. Il Concilio Vaticano II mette in luce la dimensione evangelizzatrice di tutta la Chiesa, in quanto Popolo di Dio, nella diversa articolazione dei suoi soggetti: cristiani laici, religiosi, pastori.

Tutti nella Chiesa, secondo la Costituzione ‘Lumen gentium’, in forza del Battesimo sono chiamati all’annuncio del Vangelo. La missione, perciò, non è solo per ‘pochi’ specialisti ma per ‘tutti’ i battezzati in quanto Popolo di Dio, secondo il carisma e il ministero ricevuto”.

Per quale motivo per Papa Francesco il ‘popolo di Dio’ è il primo soggetto missionario dell’annuncio evangelico?

“Dall’inizio del suo pontificato, papa Francesco ha manifestato la sua predilezione per la categoria ecclesiologica ‘Popolo di Dio’ e nella Esortazione apostolica ‘Evangelii gaudium’ha affermato che il ‘soggetto dell’evangelizzazione è ben più di un’istituzione organica e gerarchica, poiché anzitutto è un popolo in cammino verso Dio’ (n^ 111).

Egli, in questi primi dieci anni di pontificato, ha voluto avviare una ‘riforma missionaria’ della Chiesa, recuperando la funzione attiva del Popolo di Dio, per favorire così la responsabilità missionaria e profetica della Chiesa nella sua totalità e di ogni battezzato in quanto discepolo-missionario. Il Popolo di Dio, pertanto, è ‘protagonista’ della missione e attivo nella costruzione del Regno di Dio”.

Quale rapporto esiste tra missione e visione evangelizzatrice dei sacramenti dell’iniziazione cristiana?

“La natura missionaria del Popolo di Dio è fondata sull’iniziazione cristiana. Ogni membro del corpo di Cristo rende testimonianza della fede vivendo in maniera degna la vocazione battesimale, e partecipa alla dignità sacerdotale di Cristo nell’esercizio del suo ‘triplex munus’(sacerdotale, regale e profetico).

Il Battesimo quindi può essere ritenuto quale sorgente dell’impegno missionario di tutti i cristiani e la partecipazione all’Eucarestia diventa per ognuno una esperienza reale del mistero della salvezza che deve essere annunciato.

Per questo è giusto dire che con l’iniziazione cristiana ‘ogni membro del Popolo di Dio è diventato discepolo-missionario’ (EG 120) perché, mediante gli stessi sacramenti, il credente viene abilitato a una partecipazione attiva alla missione profetica di tutta la Chiesa”.

In quale modo interpretare la missione alla luce del cammino sinodale della Chiesa?

“Il fondamento teologico della ‘sinodalità missionaria’ cattolica è la fraternità: la Chiesa, ordinata in modo gerarchico e costituita dalla diversità dei carismi e ministeri, è soggetto evangelizzatore e il vero scopo della prassi sinodale nella Chiesa non può essere altro se non l’annuncio del Vangelo ad essa affidato per mandato divino.

Per questo, l’unità nella differenza sono per la Chiesa due elementi inscindibili, che vanno tenuti insieme anche attraverso una lettura carismatica della comunità ecclesiale, come ha scritto san Paolo nella Prima lettera ai Corinzi: vi sono diversi ministeri e carismi, ma unità di missione.

In realtà, nella fase attuale di ascolto e consultazione del cammino sinodale, è stato messo in luce il valore della diversità che rende feconda la riflessione e l’opera ecclesiale, e spinge tutta la Chiesa verso una più autentica fraternità universale”.

Per quale motivo per papa Francesco la missione è sinodalità?

“Pronunciando il famoso discorso del 17 ottobre 2015, in occasione del 50° anniversario dell’istituzione del Sinodo dei vescovi, papa Francesco ha riproposto l’immagine di una Chiesa sinodale, che cammina insieme nell’ascolto dei bisogni degli uomini, ma soprattutto nella decisione coraggiosa di annunciare a tutti il Vangelo.

Per questo, tra le due espressioni, si può cogliere una specie di osmosi, in quanto la missione è il fine ultimo di ogni ‘processo sinodale’ e, nello stesso tempo, la sinodalità è lo stile con cui vivere la funzione evangelizzatrice all’interno della Chiesa, che è tutta missionaria.

Anche di recente papa Francesco è ritornato sul tema, affermando che ‘la sinodalità trova la sua sorgente e il suo scopo ultimo nella missione: nasce dalla missione ed è orientata alla missione’.

In verità, la sua azione riformatrice vuole significare in modo chiaro che una ‘Chiesa missionaria’ è, per sua natura, una ‘Chiesa sinodale’, protesa alla realizzazione di una fraternità universale”.

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