Debora Vezzani racconta l’amore per san Giuseppe

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“Salve, custode del Redentore, e sposo della Vergine Maria. A te Dio affidò il suo Figlio; in te Maria ripose la sua fiducia; con te Cristo diventò uomo. O Beato Giuseppe, mostrati padre anche per noi, e guidaci nel cammino della vita. Ottienici grazia, misericordia e coraggio, e difendici da ogni male. Amen”: è la preghiera che conclude la lettera apostolica ‘Patris corde’, che papa Francesco ha scritto nel 2020 per ricordare i 150 anni della dichiarazione di san Giuseppe patrono della Chiesa universale.

E questa preghiera è diventata canzone, musicata da Debora Vezzani, che ha frequentato la scuola di Mogol in Umbria, il CET, come compositrice di musica pop e come cantante, ottenendo il diploma. Ha vinto concorsi nazionali; è stata premiata da Mogol, Mario Lavezzi, Mara Maionchi, Andrea Mingardi.

Quindi per la festa di san Giuseppe abbiamo chiesto alla cantautrice di raccontarci come è nata la canzone ‘Padre anche per noi’: “Questa canzone non è nata da una mia iniziativa e non è stata una mia idea, come molte mie canzoni. Quando succede così, so che è opera di Dio e sono molto contenta perché so che non è stata opera mia, ma di Dio.

La ‘causa’ è stato don Luigi Maria Epicoco, che un giorno su instagram mi ha scritto, chiedendomi se avevo mai pensato a musicare la preghiera di papa Francesco inserita al termine della lettera apostolica ‘Patris corde’. Ho detto di non averci mai pensato, ma avrei considerato l’idea.

Così, dopo aver salutato don Luigi ho letto questo testo, che non avevo ancora letto; nel leggerlo nella mente è iniziato a scorrere una melodia; praticamente mi sono ritrovata a leggere cantando questo testo, che ho subito registrato nel cellulare appuntando la melodia sgorgata in  me in modo naturale. In quel momento ho capito che era volontà di Dio fare questa canzone”.   

Perché una canzone dedicata a san Giuseppe?

“Non ho deciso io, ma volontà di Dio! Ho considerato la richiesta di don Luigi di fare di una preghiera una canzone. La melodia è sgorgata facilmente. Una volta letta la preghiera non vedevo l’ora di musicare il testo, perché il mio rapporto con san Giuseppe è molto forte e sono quasi 9 anni da quando ho fatto quel ‘famoso contratto’ con san Giuseppe a Medjugorje, da cui è sgorgato l’apostolato che sto portando in giro con lo spettacolo ‘Come un prodigio tour’, una mia testimonianza in parole e musica.

San Giuseppe è il custode di questo apostolato che il Signore mi ha affidato. Grazie a san Giuseppe ho ottenuto, insieme alla famiglia, tanti doni e tante grazie di Dio. Quando è arrivata tale richiesta eppoi la melodia, non vedevo l’ora di ‘omaggiare’ san Giuseppe con questo ulteriore brano, perché prima avevo scritto ‘Ave Giuseppe’.

Don Luigi mi aveva contattato a febbraio 2021 ed avevo intenzione di far uscire la canzone per il 19 marzo, ma io e la mia famiglia ci siamo ammalati di Covid19. Io in modo piuttosto grave con le bombole di ossigeno, avendo tre bambini piccolissimi. E’ stata una prova durissima. Volevo iniziare le registrazioni, ma non avevo la respirazione.

Poi, nel triduo a san Giuseppe, è arrivata la guarigione, risultando negativa al Covid19; da lì si è sbloccato tutto e ci siamo ‘rimessi’ in pista in non pochi mesi. Appena ho avuto quel minimo di fiato indispensabile per poter registrare, sono andata al computer ed ho realizzato questo brano. A quel punto la data del brano doveva essere il 1^ maggio ed è uscita effettivamente la canzone”.

Perché Giuseppe è l’uomo ‘giusto’?

“La mia esperienza di san Giuseppe come uomo giusto è questa: vedo in lui quelle caratteristiche descritte dalla Chiesa: umile, silenzioso, protettore. La giustizia è fare la volontà di Dio; lui è giusto perché fa la volontà di Dio. Sto cercando sempre più di approfondire il vivere nella volontà di Dio e trovo in san Giuseppe un grande ‘esempio’ ed una guida, perché ha fatto la volontà di Dio; ha dato il suo ‘eccomi’ in ogni cosa, ascoltando la voce di Dio ed obbedendo a tutto ciò che Dio gli disponeva nella vita.

Se san Giuseppe ci dà tante grazie, perché intercede presso Dio quando si ricorre a lui. Perché san Giuseppe è così ‘potente’ che intercede presso Dio per ottenerci le grazie? Perché vuole farci vedere che a Dio possiamo affidarci, anche quando abbiamo tanti dubbi.

Con Maria incinta si è trovato con un bel gomitolo da districare, però si è fidato di Dio. Quindi questo è il grande esempio che ci dà: vale la pena fidarsi della volontà di Dio”.

‘Come un prodigio’: cosa è un prodigio?

“Prodigio vuol dire capolavoro, miracolo, meraviglia. Abbino sempre a ‘come un prodigio’ anche uno slogan, fatto mio, nato sulla risposta di Maria all’Angelo nell’Annunciazione. Dopo la conversione mi sono trovata spesso a riflettere sulla data del 25 marzo (che è anche il mio compleanno): cosa vuole dirmi questa data?

Ed ecco lo slogan: renditi disponibile e vedrai meraviglie. Questo ha fatto la Madonna: si è resa disponibile a Dio, che le ha concesso il Prodigio dei prodigi, che è l’Incarnazione del Verbo. Cosa mi dice questa festa dell’Annunciazione?

Maria mi conduce a Dio. Se io mi rendo disponibile a Dio gli strappo un prodigio, perché chi si rende disponibile a Dio vedrà meraviglie. Quindi il prodigio è tutto ciò che accade, quando nella vita diciamo sì a Dio”. 

In quale modo si cerca il ‘volto’ di Dio?

“Si cerca il ‘volto’di Dio ascoltando quella domanda che abbiamo nel nostro cuore. Una domanda che incessantemente chiede il senso della nostra vita. Le famose domande: chi siamo?, da dove veniamo? e dove andiamo? I tratti del ‘volto’ di Dio incominciano a ‘comparire’,quando noi iniziamo ad ascoltare queste domande e ci mettiamo in cammino per ascoltare le risposte.

Questo è il cammino della conversione. In questo cammino incontriamo l’amore di Dio, incontriamo Gesù, che è il ‘volto’ del Padre; quindi incontrando Gesù, incontriamo Dio e troviamo le risposte alle nostre domande.

Io sono un ‘prodigio’ di Dio, perché Dio mi ha creato nel seno di mia madre e mi invita a fidarmi di Lui, perché Lui possa creare meraviglie. Io sono fatta per stare con Dio, che è la fonte di tutti i beni, per vivere le sue meraviglie ed i suoi prodigi sulla terra ed in cielo, come in cielo così in terra”. 

C’è in progetto anche un nuovo lavoro musicale?

“Tantissime cose bollono in pentola, però penso sicuramente di lavorare nei progetti musicali. Quest’anno sono 12 anni da quando ho scritto ‘Come un prodigio’, nel 2011, ed avrei voluto festeggiare il decimo anniversario della nascita di questa canzone, però con le restrizioni a causa del Covid 19 non è stato possibile realizzare gli eventi. Quindi ci troviamo quest’anno liberi di ‘fare’: ancora non c’è niente di certo, ma tante idee… l’anno è appena iniziato ed ho il desiderio di festeggiare l’anniversario di questa canzone con qualche evento, mentre sto scrivendo nuove canzoni”.  

Come si è riavvicinata alla fede?

“Mi sono riavvicinata alla fede con la canzone ‘Come un prodigio’; non subito, ma con gradualità. La canzone è stato l’amo lanciato da Dio, al quale non ho abboccato subito. Poi un po’ ‘ferita’ il Signore ha affondato come il pellegrinaggio a Medjugorie o il ‘contratto’ con san Giuseppe; eppoi mi ha ‘buttato’ sui palchi di tutta Italia in questo apostolato canoro.

Attraverso la musica il Signore si è fatto strada per parlare nel mio cuore e rispondere a quelle domande della vita. Io veramente non sapevo da dove venivo, perché sono stata abbandonata alla nascita ed adottata, seguite da molte ferite affettive.

Poi il Signore è arrivato ed ha iniziato a darmi le risposte, che hanno nutrito le mie domande ed a sanare le ferite. E così, stando con Dio, iniziavano ad arrivare i prodigi, allora ho detto che valeva la pena scommettere su Lui e valeva la pena seguirLo”.

Allora ci puoi raccontare qualcosa di te?

“Sono nata il 25 marzo 1984, festa dell’Annunciazione, del sì di Maria; sono stata abbandonata da mia madre naturale che avendo grandi difficoltà (era orfana anche lei, ma non aveva avuto la fortuna di trovare una famiglia, ed era quindi cresciuta in istituti) non poteva tenermi.

Ma ha comunque detto il suo ‘sì’ scegliendo di darmi la vita, nonostante i medici le consigliassero di abortire. Sono stata adottata nell’adolescenza e poi i miei genitori adottivi si sono separati.

A quel punto mi sono ritrovata a dover scegliere con chi andare a vivere e, avendo all’epoca un ragazzo più grande di me che viveva da solo, ho deciso di andare a convivere con lui.

Per la voglia di formare la famiglia che non avevo mai avuto, ho insistito per sposarmi; lui, non credente, mi ha assecondata, sposandomi per farmi un favore. Il matrimonio, con queste basi, si è inevitabilmente rivelato un disastro e ci siamo separati.

Nel 2011, nel momento più buio della mia vita, culminata con la fine del mio matrimonio, mentre ero in una casa in affitto a raccogliere i pezzi della mia vita, mi è stato chiesto di musicare il salmo 139. L’ho letto tante volte per adattare il testo e comporre la musica.

Le parole parlavano al mio cuore: ‘Sei tu che mi hai creato e mi hai tessuto nel seno di mia madre’… Questa frase, che ho scelto di utilizzare come inizio del ritornello della canzone ‘Come un Prodigio’, mi stava dicendo di non preoccuparmi più di niente, di smettere di disperarmi per il mio sentirmi sola e senza una vera famiglia. Finalmente non ero più orfana, ma figlia di Dio”.

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