Per il papa i corridoi umanitari evitano le tragedie nel Mediterraneo
‘Una via praticabile per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani’: questi sono per papa Francesco i corridoi umanitari, avviati nel 2016 come risposta alla situazione sempre più drammatica nella rotta Mediterranea, ricevendo in udienza i rifugiati giunti in Europa attraverso i corridoi umanitari, insieme alle famiglie e ai rappresentanti delle Comunità che li accolgono e ne curano l’integrazione, che sono la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche e della Tavola Valdese, la Chiesa italiana attraverso la Caritas.
Ringraziando il papa per l’udienza Daniela Pompei, rappresentante della Comunità di Sant’Egidio, che fino ad oggi sono state salvate 6080 vite umane: “Siamo in tanti oggi: confusi tra chi è stato accolto e chi ha aperto le porte della sua casa e del suo cuore, in questo abbraccio che sono i corridoi umanitari.
Essi sono nati dalla memoria dolorosa delle morti in mare, sono nati dal pianto e dalla preghiera. La preghiera e il dolore ci hanno aiutato a non rassegnarci: a riflettere, a lottare per costruire una via alternativa ai barconi. La preghiera e il dolore ci hanno spinto, costretto quasi, a quella creatività nell’amore di cui lei Santo Padre tante volte ha parlato”.
I corridoi umanitari sono ‘luce’ per chi cerca salvezza: “Questo è vero per chi è giunto sano e salvo, ma penso anche ai tanti richiedenti asilo che ci scrivono dai paesi in guerra o dai campi profughi.
I Corridoi Umanitari sono una speranza anche per loro: c’è un’altra via possibile oltre a quella disperata dei viaggi in mare. Sono una via quando si vedono solo muri. Santo Padre, oggi qui vediamo il futuro: un popolo misto, di gente diversa ma che costruisce un futuro fraterno e felice. Fratelli tutti!”
Papa Francesco ha evidenziato la necessità dei corridoi umanitari: “Oggi dobbiamo dire che quell’iniziativa è tragicamente attuale, anzi, più che mai necessaria; lo attesta purtroppo anche il recente naufragio di Cutro. Quel naufragio non doveva avvenire, e bisogna fare tutto il possibile perché non si ripeta.
I corridoi gettano dei ponti che tanti bambini, donne, uomini, anziani, provenienti da situazioni molto precarie e da gravi pericoli, hanno infine percorso in sicurezza, legalità e dignità fino ai Paesi di accoglienza. Essi attraversano i confini e, ancor più, i muri di indifferenza su cui spesso si infrange la speranza di tantissime persone, che attendono per anni in situazioni dolorose e insostenibili”.
E rivolgendosi ai migranti ha sottolineato che i corridoi umanitari sono una via praticabile per evitare le tragedie: “Ognuno di voi merita attenzione per la storia dura che ha vissuto. In particolare, vorrei ricordare quanti sono passati attraverso i campi di detenzione in Libia; più volte ho avuto modo di ascoltare la loro esperienza di dolore, umiliazioni e violenze.
I corridoi umanitari sono una via praticabile per evitare le tragedie e i pericoli legati al traffico di essere umani. Tuttavia, occorrono ancora molti sforzi per estendere questo modello e per aprire più percorsi legali per la migrazione.
Dove manca la volontà politica, i modelli efficaci come il vostro offrono nuove strade percorribili. Del resto, una migrazione sicura, ordinata, regolare e sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi. Se non si aiuta a riconoscere questo, il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono vite umane”.
I corridoi umanitari sono un segno di pace: “Questa storia di accoglienza è un impegno concreto per la pace. Sono presenti tra voi parecchi profughi ucraini; a loro voglio dire che il Papa non rinuncia a cercare la pace, a sperare nella pace e a pregare per essa.
Lo faccio per il vostro Paese martoriato e per gli altri che sono colpiti dalla guerra; qui infatti ci sono tante persone che sono fuggite da altre guerre. E questo servizio ai poveri, ai profughi e ai rifugiati è anche un’esperienza forte di unità tra i cristiani. In effetti, questa iniziativa dei corridoi umanitari è ecumenica. E’ un bel segno che unisce fratelli e sorelle che condividono la fede in Cristo”.
E, rivolgendosi ai migranti, il papa ha evidenziato che essi sono una benedizione: “Tutto questo è stato difficile, ma è fecondo. Lo dico anche come figlio di una famiglia di emigrati che ha fatto questo percorso. Il vostro buon esempio e la vostra laboriosità aiutano a smentire le paure e gli allarmi verso gli stranieri.
Anzi, la vostra presenza può essere una benedizione per il Paese in cui vi trovate e del quale avete imparato a rispettare le leggi e la cultura. L’ospitalità che vi è stata offerta è diventata per voi motivo per restituire: infatti alcuni di voi si impegnano nel servizio agli altri che sono nel bisogno”.
Mentre ai giovani del ‘Progetto Policoro’ il papa ha sottolineato che la guerra è il fallimento della politica: “La guerra, è il fallimento della politica. Questo va sottolineato: la guerra è il fallimento della politica. Si alimenta del veleno che considera l’altro come nemico.
La guerra ci fa toccare con mano l’assurdità della corsa agli armamenti e del loro uso per la risoluzione dei conflitti. Mi diceva un tecnico che se per un anno non si facessero armamenti si potrebbe eliminare la fame nel mondo. Dunque, ci vuole una ‘migliore politica’, che presuppone proprio ciò che state facendo voi, cioè educarsi alla pace. Questo è responsabilità di tutti. Fare la guerra ma un’altra guerra, una guerra interiore, una guerra su sé stessi per lavorare per la pace”.
(Foto: Santa Sede)