L’aborto, il grande inganno. La Sindrome di Down: facciamoli nascere. No all’aborto eugenetico

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[Korazym.org/Blog dell’Editore, 18.03.2023 – Vik van Brantegem] – Che si parli di clima, di gender, di aborto, di eutanasia o di guerra, si segue sempre lo stesso copione e il medesimo disprezzo per la vita. Alla base c’è soprattutto la perdita della consapevolezza su chi veramente siamo, da dove veniamo e dove andiamo. Se ci si rende conto di quello che stanno facendo all’uomo, allora si potrà reagire. Oggi parliamo dell’aborto, il grande inganno.

E della consapevolezza che avere un figlio con la Sindrome di Down è un’avventura speciale, un dono e una benedizione, perché si aprono degli scenari che normalmente non si aprono e cose che si danno per scontate diventano grandi conquiste. Pro Vita & Famiglia Onlus denuncia ancora una volta come la cultura cosiddetta “libertaria”, in realtà mortifera, mostri ogni giorno di più nelle nostre società occidentali il suo volto violento. Atteggiandosi, a parole, come paladina dei diritti e delle libertà e negando nei fatti quelli degli esseri più deboli.  Qualcuno non vuole far nascere i bambini con la Sindrome di Down e strappa i manifesti di Pro Vita & Famiglia Onlus.

Il vero diritto, oggi in Italia negato, è quello di NON abortire

“L’aborto è un diritto” e “l’aborto è la soluzione” sono i mantra che ci vengono ripetuti da radicali, progressisti, media mainstream, femministe e abortisti. E all’elenco si è aggiunto anche Amnesty International. Ma l’aborto non è né un diritto né una soluzione, perché la vita nascente non è mai un problema da risolvere anche quando può apparire imperfetta come succede con le persone con la Sindrome di Down. Il vero diritto, oggi in Italia negato, è quello di NON abortire. E vi spieghiamo perché.

«L’aborto oltre la 12ª settimana è vietato a meno che al figlio non sia, per esempio, rilevata la presenza della Sindrome di Down. È inquietante e discriminatoria una società che permette l’uccisione di una vita a causa di una sua condizione. Le persone con la Sindrome di Down non sono persone di serie B e hanno il diritto di essere riconosciute e custodite al pari di tutte. È evidentemente inquietante una società che con una mano celebra la Giornata di queste persone e con l’altra invita le mamme a eliminarli. Per questo, in occasione della Giornata Mondiale della Sindrome di Down del prossimo 21 marzo abbiamo lanciato – a Roma e nelle principali città italiane – la nostra campagna di affissioni con lo slogan “Facciamoli nascere – #StopAborto”, per l’accoglienza incondizionata di tutti. La politica si impegni a offrire a quelle mamme e a quei papà che vengono a conoscenza della presenza della trisomia 21 per il loro bambino, tutti gli aiuti e le rassicurazioni per superare paure e difficoltà: le persone con Sindrome di Down, possono andare a scuola, lavorare, avere successo nella vita, raggiungere finanche l’indipendenza, ma soprattutto condurre una vita felice!». Così Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus.

Chi odia i bimbi Down, e strappa i manifesti? I paladini dei diritti globali?

«In Italia c’è chi non vuole far nascere i bambini con la Sindrome di Down. E quel qualcuno, per farlo sapere, ha strappato i nostri manifesti sulla Giornata della Sindrome di Down, del prossimo 21 marzo, non a caso proprio nella parte in cui c’era scritto “Facciamoli nascere – #StopAborto”. Non ci arrenderemo alla cultura dello scarto che vorrebbe spingere l’Italia ad inseguire il modello dei Paesi “felici” del Nord Europa, come la Danimarca o l’Islanda, cioè “Down Syndrome free”, dove la corsa alla civiltà perfetta chiede di identificare i bambini con la Sindrome di Down per poterli eliminare. Noi non vogliamo diventare così! Non vogliamo essere una moderna Sparta! Non possiamo e non vogliamo accettare la logica secondo cui in una civiltà perfetta non c’è posto per chi non è uguale agli altri, dove il diverso vada eliminato. Non vogliamo una società incapace di farsi carico dei più fragili. Non vogliamo guardare inermi allo sterminio di quelli che Jérôme Lejeune, scopritore della Sindrome di Down, chiamava i miei – i nostri – piccoli. Sfidiamo chi ha strappato i nostri manifesti a rendersi riconoscibile, palesarsi per affrontare un dibattito pubblico e civile sul tema. Noi, dal canto nostro, non arretriamo e chiediamo con più forza alla politica di offrire a quelle mamme e a quei papà che vengono a conoscenza della presenza della trisomia 21 per il loro bambino, tutti gli aiuti e le rassicurazioni per superare paure e difficoltà. I test prenatali non siano e non diventino un’arma eugenetica vergognosa». Così Maria Rachele Ruiu, membro del direttivo di Pro Vita & Famiglia Onlus.

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