Alleati dell’Eucaristia e del Vangelo, testimoni della Presenza Reale di Cristo nel Santissimo Sacramento
[Korazym.org/Blog dell’Editore, 14.03.2023 – Veronica Cireneo] – Tracciamo qualche dettaglio significativo circa il profilo tipico dell’Alleato dell’Eucaristia, perché chi vi si riconosce si faccia artefice in prima persona della protezione della Vita Sacramentale di Gesù Cristo Nostro Signore, spesso oltraggiato, vilipeso e calpestato per “legge”. Chi ama difende. Gesù ci difende dal nemico, noi difendiamo Gesù dai suoi nemici, tenendo presente che finché non ci alleiamo e uniformiamo a Lui e alla Sua Divina Volontà, quei nemici siamo noi stessi.
L’Alleato dell’Eucaristia, cattolico del terzo millennio, è perfettamente sovrapponibile al cattolico dell’anno zero. Per lui, salvezza e dannazione sono fatti individuali, non collettivi e non dipendono dall’esterno. Scopo della sua vita è la santità. La fede è il suo piedistallo di roccia. La sua fede si nutre di una relazione intima e personale con Gesù Cristo. Ha un’intensa vita di preghiera. In molti casi medita quotidianamente e in perpetuo la Passione di Cristo. Sopporta dolorosamente l’eresia della gerarchia ecclesiale, come Gesù sopportò quella di Giuda. Non tollera né si compiace degli abusi eucaristici o di altro genere. Sa che nessun peccato, eresia, abominio altrui verrà pagato in prima persona da lui, come sa che non riceverà premi per i meriti altrui. Ama il silenzio: condizione indispensabile che ricongiunge ogni facoltà dell’intelligenza, del cuore e della volontà, orientandole verso l’interno, nell’ascolto attento del sussurro della voce di Dio. Sta lontano dalle massime moderne, dai cavilli delle nuove filosofie, dagli eccitamenti sensibili che disturbano l’anima (Fulton Sheen).
L’Alleato dell’Eucaristia si muove per amore dell’Amante, bramando il paradiso e consapevolmente rifiutando l’inferno, che esiste e non gli piace. Conosce e si assume la responsabilità delle proprie azioni, parole e gesti in ogni fase della sua vita. Non è interessato al comportamento altrui, ma giudica e osserva se stesso in relazione a Cristo, fonte e radice delle sue opere. Non è in competizione con nessuno, tranne che col demonio e il peccato personale. L’unico con cui si confronta è il se stesso del giorno prima, per monitorare se nel proprio cammino interiore ha compiuto un avanzamento o un regresso. Non è un intellettuale, né si vanta dello scibile acquisito. Viceversa, ama la preparazione al solo scopo di mettere in pratica, nella sua vita quotidiana, le verità conosciute e comprese, di volta in volta, sempre meglio. La conoscenza senza opere, infatti, non giova in nessun ambito e in molti casi solo insuperbisce. E la fede, se non è concreta, non è fede.
L’Alleato dell’Eucaristia, affranto e ferito nell’anima dall’apostasia trasversale imperante, dopo aver cercato rifugio di qua e di là senza trovarne beneficio, si lascia guidare dagli inequivocabili suggerimenti di Padre Pio per questi tempi e di San Giovanni Bosco, che invitano a ritornare al Vangelo e ai Sacramenti.
“Ricordati… quando verranno quei tempi: i Comandamenti di Dio, preghiere del mattino e della sera, Santo Rosario, Sacramenti, catechismo, i santi e fate tutto nella fede dei nostri padri, nella fede dei nostri padri!… nella fede dei nostri padri!!… e non ascoltate più nessuno” (San Pio da Pietrelcina).
“I due sostegni più forti a reggervi e camminare per la strada del Cielo sono i Sacramenti della Confessione e della Comunione. Perciò riguardate come gran nemico dell’anima vostra chiunque cerca di allontanarvi da queste due pratiche di nostra Santa Religione” (San Giovanni Bosco).
L’Alleato dell’Eucaristia si nutre di una relazione d’amore intima, reciproca, personale e profondissima con Gesù Cristo, condizione unica in cui la Grazia operante dello Spirito Santo può compiere nella creatura il miracolo dei miracoli: la conversione e la santificazione, rendendola sempre più simile alla Sua immagine. Sa che tutto il resto, pace, gioia, serenità nella sofferenza ed ogni sorta di umana realizzazione vien da sé per chi cerca prima il regno di Dio.
L’Alleato dell’Eucaristia mette il Vangelo, i comandamenti, la confessione, la comunione e l’adorazione eucaristica al di sopra di tutto. Frequenta possibilmente la Messa quotidiana. Sa che la Messa apostolica è il paradiso in terra e la ama come miglior circostanza che venga in soccorso al miglior bene dell’anima sua. Predilige la Messa vetus ordo, dove gli abusi eucaristici non vengono commessi o sono commessi in misura molto minore. Tuttavia, poiché non tutti hanno la possibilità di partecipare alle Messe vetus ordo, ecco che gli Alleati si impegnano a rotazione nelle parrocchie per limitare gli abusi e riparare.
L’Alleato dell’Eucaristia ritiene che solo l’esempio possa ricostruire la consapevolezza che l’Ostia è Dio in Persona. Chiunque ritrovi se stesso nei dettagli descritti a grandi linee in questo profilo, può appartenere agli Alleati dell’Eucaristia, tenendo presente in primis la volontaria scelta di non assecondare mai più la Comunione sulle mani e farsi esempio di devozione.
L’Alleato dell’Eucaristia riceve, come è suo diritto, la Comunione solo in ginocchio, a mani giunte e in bocca, come la tradizione apostolica, mai abrogata, insegna per testimoniare la presenza reale di Gesù Eucaristia e l’Adorazione che a Dio si deve.
“Chi resta in me e io in lui… renderò la vostra discendenza numerosa come i granelli della sabbia del deserto”.
L’ Alleanza dell’Eucarestia si pone nelle mani di Maria, come anello sponsale tra le Sue dita.
Lode e Gloria a Te, Cristo Gesù.
Sia lodato e ringraziato in ogni momento Gesù nel Santissimo Sacramento.
Veronica Cireneo
[*] Il rispetto per Cristo Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Eucaristia è sostenuto dal Concilio di Trento introducendo un nuovo elemento di arredo nella chiesa: la balaustra della comunione, un lungo banco inginocchiatoio che delimita il presbiterio, per ricevere Gesù nell’ostia con la dovuta riverenza, inginocchiato, con le mani giunte e sulla lingua: arredo purtroppo sparito da quasi tutte le chiese con la riforma liturgico dopo il Concilio Vaticano II.
La Consacrazione è il rito che sta al centro della Santa Messa e ricorda ciò che fece Gesù il giorno prima della sua crocifissione, quella sera quando Gesù celebrò la Pasqua ebraica con i suoi discepoli. Durante l’Eucaristia, il sacerdote ripete le sue parole spezzando il pane a forma di ostia e sollevando il calice del vino. Attraverso la connessione tra il pane spezzato e Gesù “spezzato” sulla croce, Gesù diventa tangibilmente presente. Allo stesso tempo, questo evento è un richiamo alla missione per ogni cristiano: essere “pane spezzato” di cui gli altri possono vivere. Una fetta di pane fatta di farina di grano azzimo che diventa il corpo di Cristo durante la Consacrazione.
«Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Corinzi 11,23-29).